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COMUNICATO STAMPA

Cgil Emanuele Madeddu: “A 120 anni dall’eccidio di Buggerru occorre ora rimarginare le ferite del territorio con le bonifiche”

Emanuele Madeddu
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Redazione

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“A 120 anni dall’eccidio di Buggerru occorre ora rimarginare le ferite del territorio con le bonifiche. È l’ultimo contributo che i minatori chiedono; lo dobbiamo a loro e alle future generazioni” si legge nel comunicato stampa emesso in data odierna dalla  Segreteria Territoriale Sardegna Sud Occidentale  della Filctem CGIL a firma di  Emanuele Madeddu.

“Sono passati 120 anni da quel 4 settembre a Buggerru; quando i minatori vennero uccisi dall’esercito al termine di una protesta per una migliore condizione di lavoro, Pier Felice Littera, 31 anni, Salvatore Montixi, 37 anni; Giustino Pittau e Giovanni Pilloni – questi ultimi due feriti gravemente, se ne andranno qualche giorno dopo, non chiedevano un privilegio ma un diritto. È stato il primo passo verso le conquiste dei lavoratori che, nonostante la proclamazione delle giornate di sciopero nazionale promosse dalla Camera del Lavoro di Milano, hanno dovuto combattere e soffrire. Nel nostro territorio non possiamo che ricordare, assieme a Buggerru, Gonnesa, Iglesias e Nebida. Oggi lo sfruttamento di allora non c’è più.

Il quadro è cambiato e le norme si sono fatte anche più stringenti. Abbiamo visto, però, che non sembra bastare. Oggi si muore di lavoro perché c’è la necessità di contenere i costi, di andare spediti e portare a casa un risultato con la metà del personale. Oggi ci sono nuove emergenze cui si deve far fronte. Si chiamano precariato e sicurezza sul lavoro che purtroppo passa in secondo piano. E quando non si hanno le dovute tutele diventa difficile anche chiedere il rispetto di un diritto fondamentale come quello di un lavoro in sicurezza”, si sottolinea nel comunicato stampa.

“C’è poi il nostro territorio dove le ferite di un passato minerario sono ancora evidenti. Perché la mancanza di regole – ricordiamo che il settore minerario è ancora governato da un regio decreto- ha fatto il resto. E ha lasciato in eredità veleni e aree da bonificare. E proprio su questo, oggi si deve lavorare. Portando appresso il sacrificio di chi si è battuto, morendo, per migliori condizioni. Quelle aree devono essere recuperate, risanate e restituite alle comunità per nuovi utilizzi. Anche le infrastrutture minerarie devono essere valorizzate in nuovi percorsi che possano spaziare dalla ricerca scientifica al turismo. Dalla cultura a nuovi modelli di sviluppo, senza perdere di vista il sacrificio di chi si è battuto ed è morto per un diritto. A 120 anni dall’eccidio occorre ora rimarginare le ferite del territorio con le bonifiche. E’ l’ultimo contributo che i minatori chiedono; lo dobbiamo a loro e alle future generazioni”.

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