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ATTUALITÀ

Abbi dubbi! Chi dubbi non ne ha …

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Che faccio l’insegnante ormai lo sanno anche i banchi. Classica battuta scolastica che non ha mai fatto ridere nessuno. Anche gli insegnanti, così come gli uomini in genere, ma anche gli specchi, riflettono. Riflettere fa parte di quella cosa misteriosa e inesplicabile che per brevità chiamiamo natura degli uomini. E degli specchi, appunto. E allora io rifletto, e devo confessarlo, a volte preoccupato, sulla condizione giovanile odierna, ma soprattutto sulla percezione che i giovani hanno della loro condizione, sulla coscienza e consapevolezza delle cause, degli interessi, e delle conseguenze per la loro vita individuale e collettiva, che da questa percezione derivano. Il dubbio è, come tante altre cose del mondo, bisvalido, come alcune figurine di calciatori di quando eravamo, più di mezzo secolo fa ormai, bambini; ha cioè una doppia valenza: positiva, propositivo-propulsiva, una spinta, un invito forte all’azione, non al semplice fare, e una negativa, paralizzante, che fa precipitare, attraverso le parete oleose dell’insicurezza, nell’inazione come abitudine, rinchiude dentro una bolla di autismo sociale indotto, che diventa comportamento abituale, solitudine come modello, stile di vita, atomismo a-relazionale. I vecchi li riconoscevi un tempo e ancora, perché hanno più peli nelle orecchie e nelle narici, che capelli in testa. I giovani adolescenti, fino a qualche tempo fa, perché avevano tanti dubbi quanti brufoli. Gli adolescenti senior attuali, non hanno, tranne poche eccezioni, brufoli, d’altronde a quarant’anni suonati da lunga pezza, i brufoli, (per motivi legati a quel fenomeno primario, ancestrale, che ancóra ci àncora ai nostri arcavoli umani in fieri, più fiere che umani, insomma, il metabolismo), scompaiono; i dubbi invece, quelli buoni che spingono all’esplorazione, alla prova, alla sfida, ma anche purtroppo quelli paralizzanti che portano al lento e costante suicidio rituale che è il nichilismo inattivo, quelli no, non scompaiono: rimangono! Il dubbio cattivo, perché come per il colesterolo, c’è il dubbio buono che mantiene in esercizio il cervello, e tutto il resto, ché in fondo tutto dipende dal cervello, forse, fa salire la glicemia esistenziale fino ai limiti del tracollo psico-fisico, condannando chi ne è affetto, i giovani in particolare, a una condizione che è stata magistralmente descritta, da quell’impareggiabile filosofo e psicologo generale che è Umberto Galimberti, come Morte dell’agire e trionfo del fare. Oggi nell’orizzonte della presenza dei giovani, cioè in quel cerchio magico che sono i mondi che tutti noi abitiamo, il mondo della vita, o come lo chiamano i tedeschi, Welt des Lebens, o forse ancora più correttamente, Lebenswelt, mondo vivente, questi dubbi annichilenti non sono un metodico allenamento alla ricerca di una possibile verità-soluzione, ma diventano iperbolici, per dirla col filosofo francese Renè Descartes, si estendono cioè a tutto, anche in campi nei quali un giovane di venti o addirittura trent’anni, dovrebbe avere già una certa confidenza, una familiarità, una sicurezza che non debordi e scada, per forma e sostanza, in sicumera, come la sessualità, la conoscenza e un certo controllo del proprio corpo, un minimo di esperienza del corpo e dell’anima dell’altra o dell’altro.

E allora vedi giovani, che conosci da anni, ficcarsi in testa idee assurde sulla loro sessualità: sarò forse perverso, incapace di relazioni mature e allo stesso tempo giocose, con gli amici, e con le ragazze, con le persone d’ambo i sessi, maschi, femmine, cantanti, più giovani di me, miei/mie coetanei/e, più vecchi/e? È, che questi ragazzi, intelligenti, ipernutriti di concezioni idealistiche del mondo, e delle storie che il grande teatro della vita, la radura dove si coltiva la pianta della vita, che può dare buon frutto, ma anche mele avvelenate, pagate, ancora non del tutto, a carissimo prezzo, ultimamente pare non riescano ad elaborare una vera, sincera, salvifica  concezione materialistica della vita e della storia. Sembra, a noi vecchi relitti sessantottini semiscassati, non osino decidersi per la lotta, e dichiarare guerra al latifondo borghese capitalistico che ancora e più che mai domina il mondo, per proporre il popolo tutto, l’unico popolo, che sulla Terra ne esiste solo uno di Popolo, come coltivatore diretto, in prima persona e in forme realmente solidaristiche del mondo della vita. Come orecchio per la musica, ci vuol coraggio nella vita, anche e a cominciare dalla nostra vita quotidiana, perchè niente è davvero solo personale, ma tutto è politico, è storico e sociale. Allora, con le ragazze, per esempio, (io parlo come uno che l’esantema dei vent’anni lo ha passato più di quaranta anni fa, ma voi adattatelo ai casi vostri), che ne dite di un approccio tipo, Asked a girl what she wanted to be/She said, baby can’t you see/I wanna be famous, a star of the screen/But you do something in between/Baby, you can drive my car/Yes, I’m gonna be a star/Baby you can drive my car/And maybe I’ll love you/ […] I told that girl I could star right away/And she said, listen baby ‘ve got something to say/I got car and it’s breaking my heart/But I’ve found a driver and that’s a start? Bell’argomento di conversazione, ottimo start, e da cosa nasce cosa, cosa nasce, prima non lo sai, se non rischi un pochino non piscas, accumenti narant is casteddajus, se non investi, se non indaghi le intenzioni e le allusioni di Lennon/McCartney, i doppi sensi, i giri di parole, i tentativi dialettici, utili per tentare l’assalto, per espugnare la cittadella. Che male c’è? La vita è questa qua. Obladi oblada. Piccioccheddus: unu pagu prus arriscàus! Ita dimoniu!! Studiate, lavorate, agitatevi e agite, impegnatevi, vivete! Giocate, viaggiate, divertitevi, amate le donne, gli uomini, gli amici, ma amate le persone in presenza, corpore presenti, voglio dire, non nella virtualità diafana e immateriale della rete, perché, visto che ci siamo continuiamo a saccheggiare il favoloso tesoro, is prendas  de is Beatles, There’s nothing you can do that can’t be done/Nothing you can sing that can’t be song/Nothing you can say, but you can learn how to play the game/it’s easy/Nothing can make that can’t be made/No one you can save that can’t be saved/Nothing you can do, but you can learn how to be you in time/it’s easy/All you need is love/All you need is love/All you need is love, love/Love is all you need/, o preferite i Blues Brothers? … and please remember people, that no matter who you are, and what you do to live, thrive and survive, there are still some things that make us all the same. You, me them, everybody, everybody/Everybody need somebody love (someone to love)/sweetheart to miss (sweetheart to miss)/sugar to kiss (sugar to kiss)/I need you you you/I need you you you/ I need you you you in morning/I need you you you when my soul’s on fire.

Antonio Loru

RIPRODUZIONE RISERVATA
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