di Lorenzo Argiolas
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Leggevo qualche giorno fa, su un quotidiano locale, un’intervista, al segretario del Partito Democratico nel Medio Campidano, Gigi Piano. Faceva riferimento alla necessità di fare coalizione, nei diversi comuni del nostro territorio, con le altre forze di centrosinistra e col Movimento 5 stelle. Alla domanda relativa all’amministrazione guidata dal “dem” Carlo Tomasi a San Gavino, frutto di un’alleanza con alcuni esponenti di centrodestra, il segretario risponde che i circoli PD prendono le loro decisioni in autonomia e che Tomasi si è reso precursore di quanto è avvenuto col governo Draghi. Sì? Non lo sapevo, a me risulta che il governo Draghi sia il risultato di una forte crisi politica, in un momento di emergenza, alla quale il capo dello stato ha cercato di rimediare, non l’esito di votazioni alle quali in coalizione si sono presentati tutto e il contrario di tutto, come invece successo a San Gavino.
Non che per me sia un problema, anzi, ma occorre che ci si presenti agli elettori senza ambiguità e non mascherando il tutto con ipocrisia parlando di “lista civica”. Si può dire, senza vergogna, di essere disposti a governare insieme mettendo al centro della propria visione politica la comunità, ma occorre anche ottenere dei risultati e se i risultati latitano, come in questo caso, il gioco è presto svelato.
Ma non mi aspetto il contrario da un partito che ormai si ritrova a rincorrere posizioni ambigue e, specie in Sardegna, è inconsistente. Vogliamo parlare forse del voto dei consiglieri regionali democratici sulla riforma delle autonomie locali che ha portato alla resurrezione (già che siamo in periodo di Pasqua) delle province? No, non parliamone, che è meglio. Un voto che va in contrasto con la “Legge Erriu” del 2016, varata proprio da una maggioranza di centrosinistra. Il nostro territorio, e più in generale la Sardegna tutta, ha la necessità di recuperare un’identità e di avere risposte concrete, non di un partito accecato dalla sete di potere che non rappresenta più, forse mai lo ha fatto, un pezzo importante della politica e della società italiana.
Tornando a San Gavino finalmente si fa chiarezza, non ho motivo di pensare che questa “maggioranza vivace”, come l’ha chiamata il sindaco, che nonostante la diversità di vedute non arrivi alla fine del mandato. Già, ma a quale prezzo per il paese e per i sangavinesi?
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