Attualità

Addio al fotografo di Pabillonis Pietro Zurru

Pietro Zurru
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di Dario Frau
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Sono passati già due mesi dalla scomparsa di Pietro Zurru, ma la sua memoria è sempre viva in paese. Era una figura particolare. Sempre pronto ad ascoltare tutti, gentile e affabile, non si congedava mai dall’interlocutore senza avergli dato una risposta certa e piena di aspettativa.
Pietro Zurru era nato il primo agosto del 1936, primo di sette fratelli nella famiglia di Costantino Zurru e Clementina Mamusa che gestivano un panificio e una buttega coloniale. Dopo una prima infanzia serena e tranquilla, un’infermità improvvisa condizionò il resto della sua vita. Ma questo non ostacolò il suo dinamismo e la forza di vivere. Anzi! L’affetto dei genitori e dei fratelli fecero il resto e contribuirono al suo recupero fisico. «Dovette aiutare e fare di tutto per vostro fratello, non deve dipendere da nessuno e bisogna garantirgli una vita autonoma e serena, ci raccomandava sempre nostro padre», afferma la sorella Mariangela.
Il sistema familiare funzionò. Grazie a questo sostegno e appoggio, ma soprattutto alla sua grande forza di volontà, il giovane Pietro piano piano realizzò i suoi obiettivi. Un ruolo importante ebbe in tutto questo successo, la figura di Flavio Collu, che oltre a essere il direttore dell’Ufficio di collocamento al Lavoro del paese aveva anche particolari abilità nel settore elettrico e con il boom economico negli anni 50/60, nelle varie ramificazioni legati a questo settore: vendita e riparazione di radio e televisioni, frigoriferi, cucine a gas, macchine da cucire, orologi e macchine fotografiche. Pietro Zurru ebbe, fin da ragazzo, l’opportunità di frequentare la casa di Flavio Collu che ammirava la vivace intelligenza del giovane apprendista e gli insegnò tutti segreti su questi strumenti.
Pietro aveva capito su quale futuro poteva contare! Ben presto aprì uno studio fotografico e un negozio di radio, tv e piccoli elettrodomestici, nell’abitazione messa a disposizione dalla zia Maria Mamusa nella centralissima via Roma e divenne il “fotografo” del paese. Migliaia di rullini venivano sviluppati nella sua camera oscura. «Tante volte io e mia sorella Graziella lo aiutavamo nello sviluppo dei rullini che i concittadini portavano nel negozio di Pietro», racconta la sorella Mariangela. Il negozietto del giovane Pietro diventa un punto di riferimento nella comunità: in tanti si recavano per acquistare o farsi riparare l’orologio, la radio, la tv, ma anche la cucina a gas, frigo e altri elettrodomestici. Pietro Zurru aveva vinto la sua battaglia! Ciò lo galvanizzava e lo spingeva ad ampliare la sua attività; veniva richiesta la sua presenza, inoltre, per i servizi fotografici in occasione di matrimoni, così come per le prime comunioni, le cresime e altre cerimonie importanti. Ma non solo, anche le forze dell’ordine chiedevano la sua professionalità per documentare qualche fatto di cronaca nera avvenuto in paese. Fotografava tutto: la cerimonia del 4 Novembre, le feste patronali, le partite di calcio della squadra locale e ad avvenimenti privati della vita paesana. In tanti anni ha scattato, infatti, migliaia di immagini diventando così la memoria storica della comunità pabillonese.
Il giovane fotografo amava la vita e il divertimento: in paese era lui che organizzava i balli, sia nel locale del Cinema Verdi, sia in case di privati e animava le feste. Intanto il piccolo negozio di via Roma non era più sufficiente per i programmi commerciali di Pietro Zurru, e così, in un edificio di famiglia, in via Cagliari, realizzò un ampio locale per la vendita ed esposizioni di mobili. Intanto, nel 1979 convolò a nozze con Pina Zurru, una giovane del paese che ebbe un ruolo importante e significativo anche nell’attività commerciale della nuova famiglia.
Pina Zurru, di carattere aperto e cordiale, aveva, inoltre, particolari doti e attitudini, dietro il banco di vendita e sapeva gestire con abilità il rapporto con i clienti. Capacità che dimostrò nella gestione diretta del negozio di gioielleria, in via San Giovanni, che il marito aveva aperto anni prima.
Pietro aveva tante amicizie e si faceva voler bene da tutti. Tra i tanti episodi, Pina Zurru ricorda il rapporto cordiale che il marito aveva instaurato con il vescovo mons. Gibertini in occasione dell’insediamento, nella diocesi, ad Ales e dove il fotografo di Pabillonis aveva fatto il servizio fotografico. «Invitato a pranzo dal prelato, tra i due s’instaurò una forte amicizia che durò parecchi anni». Per Pietro Zurru, in effetti, con il suo carattere allegro e gioviale e dalla battuta facile non era difficile rendersi simpatico.

«Un fatto straordinario era capitato in occasione delle Olimpiadi a Roma del 1960, dove riuscì a fare amicizia con un responsabile del settore stampa che lo portò in tribuna e gli fece conoscere anche Abebe Bikila che vinse la maratona correndo scalzo», racconta ancora la moglie. Conduceva una vita molto attiva. «Lui stesso guidava il furgone per la consegna dei mobili in tutta la Sardegna», fa notare la moglie Pina.
Anche arrivato alla pensione aveva continuato la sua attività: solo pochi anni dopo, le serrande del negozio e della gioielleria vennero abbassate, per riposarsi finalmente nella nuova casa che i coniugi Zurru avevano costruito. La scomparsa di Pietro Zurru, il fotografo, avvenuta nel mese di aprile, all’età di 86 anni, dopo una breve malattia, è stata molto sentita in paese, dove tutti ricordano il suo carattere allegro e positivo, la sua disponibilità e l’importanza che ha avuto come testimone degli avvenimenti del passato nella comunità pabillonese.

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