Un addio sofferto, ma irrevocabile. Così il sindacalista villacidrese Gigi Marchionni ha rassegnato le sue irrevocabili dimissioni dalla Cgil: “Dopo una lunga militanza in Cgil, fin dal 1990, come iscritto metalmeccanico alla Fiom nell’azienda Keller Meccanica e dopo aver percorso tutte le tappe , a partire da quella di delegato Rsu (2001-2005) fino ad arrivare a ricoprire il ruolo di segretario generale della stessa categoria (2006-2014) per poi giungere a rivestire il ruolo di segretario organizzativo e successivamente quello di segretario generale della Cgil (2010-2018), sempre nel Medio Campidano, per poi confluire alla Cgil Sarda col ruolo di Coordinatore Regionale per la Sicurezza nei luoghi di lavoro, dopo quindi 30 da iscritto Cgil ho rassegnato le mie irrevocabili dimissioni dagli organismi dirigenti dell’Organizzazione, provinciali e regionali, e la mia fuoriuscita dalla Cgil”.
Una scelta a lungo meditata dopo una lunga militanza nella Cgil: “Questa è scaturita dal fatto che negli ultimi anni, in particolare gli ultimi due, la Cgil, soprattutto nel nuovo territorio del Sud Sardegna, dopo l’accorpamento che ha messo insieme i due territori storici del Medio Campidano e quello del Sulcis Iglesiente, che dal mio punto di vista è stato fallimentare, ha visto un costante allontanamento dell’organizzazione sindacale dalla gente, sia per una evidente incompetenza nel gestire alcune grandi vertenze, in particolari di alcune categorie storiche che in passato hanno sempre avuto molto consenso e molta adesione e che hanno gradualmente dismesso la loro attività nel ex territorio del Medio Campidano concentrando tutte le energie verso quello del Sulcis , con, purtroppo, scarsi risultati anche lì, con l’assoluta indifferenza dell’attuale segreteria confederale della Camera del Lavoro, e per certi versi anche della Cgil Sarda, che non ha mai avviato una seria rivendicazione seria per tutte le criticità aperte, dai lavoratori della ex keller, al nuovo ospedale di San Gavino, per arrivare ad un disimpegno vertenziale per il lavoro con tutte le istituzioni locali e regionali. Ci sono altre ragioni che mi spingono a lasciare la CGIL. Vedo una crescente separazione tra l’iniziativa sindacale e i bisogni concreti delle lavoratrici, dei lavoratori e delle classi popolari nel loro insieme.”.
Di qui la scelta di rifare sindacato in maniera diversa ritornando fra la gente e con la gente per ascoltare le loro istanze e proporre una nuova visione della rappresentanza , e cioè quella che parte dal basso verso l’alto in un sistema di rapporti orizzontali, e quindi alla pari, superando la vecchia logica verticistica e dirigenziale che di fatto ha prodotto un’autoreferenzialità del sindacato confederale che sempre più si trincera verso il suo riconoscimento da parte delle istituzioni piuttosto che da quello della gente: “Con grande orgoglio ho deciso di entrare a far parte della casa dei sindacati di base iscrivendomi al SIAL Cobas. Un progetto sindacale innovativo che persegue l’unità del sindacalismo conflittuale, non settario ed aperto a tutte le realtà che insieme vogliono cambiare le cose, un sindacato, inoltre, di cui fanno parte anche tanti ex Dirigenti Nazionali della Fiom che hanno maturato la mia stessa esigenza di rappresentanza collettiva e democratica . Ho accettato di ricoprire il ruolo di Coordinatore regionale della Sardegna, entrando inoltre a far parte della struttura Nazionale, in cui il confronto e il dibattito è all’ordine del giorno e ho riscoperto la semplicità delle persone che senza presunzione, rivestono il ruolo di interfaccia fra le esigenze delle persone e la risoluzione dei loro problemi senza reverenzialità.
Serve un nuovo ciclo di lotte, un nuovo protagonismo diretto dei lavoratori e una democrazia sindacale compiuta che riparta da una campagna generale per la riconquista delle RSU nei luoghi di lavoro. Il lavoro da fare è tanto ma sento, attorno alla mia decisione, un nuovo e positivo fermento per una alternativa valida che rimetta al centro i disoccupati, i lavoratori e i pensionati e che riporti la gente ad incontrarsi e discutere nella sede che stiamo individuando ma soprattutto nei luoghi di lavoro per condividere con tutti la rivendicazione di diritti ormai persi che noi vogliamo riconquistare con la nascita di una nuova consapevolezza dell’autodeterminazione delle lavoratrici, dei lavoratori, delle pensionate, dei pensionati ma soprattutto dei tanti disoccupati”.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Aggiungi Commento