di Rinaldo Ruggeri
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“Altro giro altra corsa” così urlavano dagli altoparlanti, per richiamare giovani e ragazzi, i giostrai che avevano allestito il loro parco giochi mobile nelle periferie del paese. “Altro giro altra corsa” così succede, per la legge elettorale, all’insediamento di un nuovo Governo o in prossimità di nuove elezioni.
Ogni fazione politica vorrebbe una legge elettorale confacente alle proprie necessità del momento, non di raro avviene che si cambi opinione nel giro di pochi mesi.
Si passa, tranquillamente, nel sostenere una legge elettorale maggioritaria, e, in un breve lasso di tempo, nel suo opposto, quella proporzionale.
Si pensa che una questione di tecnica elettorale risolva contraddizioni di fondo, di natura culturale, esistenti nella società italiana.
L’origine dei nostri mali va ricercata nella debolezza e nello sviluppo della borghesia italiana che, a differenza di altre borghesie europee, non ha mai fatto una rivoluzione liberale.
La borghesia italiana non si è mai avventurata in lotte liberali, ha sempre ricercato il compromesso al ribasso con il potere politico di turno, agitasse esso il vessillo sabaudo o vestisse la camicia nera.
Oggi, essa è a rimorchio del capitale finanziario che si preoccupa di fare soldi dai soldi e non dalle attività produttive.
Questa mancanza di coraggio della borghesia italiana ha prodotto dei tappi di natura parassitaria che impediscono uno sviluppo lineare del Paese.
Il colmo dei colmi, solo il ministro Bersani, ex comunista, ha promulgato leggi liberali, mentre altri, liberali a parole e non di fatto, continuano a tenere in piedi le diverse corporazioni professionali. In difesa di queste corporazioni si continua a tollerare l’evasione fiscale e a far pagare le tasse ai soliti fessi con reddito da lavoro dipendente.
Si continua a tenere in vigore l’uso del contante in modo da impedire la tracciabilità delle transazioni finanziarie.
Paesi come Danimarca, Olanda ed altri, da venti trenta anni, usano la moneta elettronica, anche, per le più piccole transazioni, l’evasione è a zero, e chi evade, non è considerato furbo, ma finisce in galera per un bel po’ d’anni.
La vecchietta, da sempre tirata in ballo per giustificare la malafede di alcuni, non ha difficoltà a usare la carta di credito, nei negozi, quando le viene data e caricata dal governo.
Le nostre vecchiette non sono meno capaci di quelle di altri paesi europei che usano esclusivamente moneta elettronica.
Mi si dirà, cosa c’entra tutto ciò con la legge elettorale, tutto ciò ha pertinenza perché in Italia c’è stato “il ventennio fascista”, che ha incarcerato l’opposizione e varato le leggi razziali.
I Costituenti, per scongiurare questo pericolo, hanno varato una legge elettorale proporzionale e istituito poteri di controllo indipendenti. Il proporzionale puro non è la legge elettorale perfetta, perché la legge perfetta non esiste. Durante la cosiddetta “Prima Repubblica”, in regime di proporzionale, si manifestarono alcune crepe, come il fatto che piccola minoranza in una alleanza di governo, per motivi poco nobili, ricattasse la maggioranza.
Sempre in regime di proporzionale, non dimentichiamo la compravendita di voti e di preferenze spesso gestita da politici collusi con le varie mafie.
Il maggioritario che permetterebbe a chi vince le elezioni di governare, cosa auspicabile, non è praticabile per la mancanza di coerenza del ceto “liberale”.
Noi in Italia non abbiamo avuto liberali della statura di De Gaulle o Churchill fortemente antifascisti e antinazisti. Abbiamo avuto degli industriali come gli Agnelli fino all’ultimo legati al regime fascista di Mussolini.
Finché rimane una classe dirigente politica e economica, in Italia, con connotati reazionari, tipo Salvini, una legge elettorale maggioritaria è un serio pericolo per la democrazia, anche perché, a livello di massa, il desiderio di un uomo forte permane.
Nel corso degli anni, in matteria elettorale, sono stati prodotti degli ibridi, che non sono né maggioritari e né proporzionali, non hanno funzionato, perché come qualcuno continua a ripetere ossessivamente, non è un problema di tecnica elettorale ma un problema culturale.
Gran parte del popolo italiano non ha ancora acquisito i fondamentali di uno stato di diritto per questo sbanda fra la nostagia dell’uomo forte e un governo assembleare di popolo.
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