Uno spettacolo carico di fascino e di mistero. Lo ha presentato Andrea Loddo nel centro di aggregazione sociale. Questo giovane ha fatto dell’archeologia sperimentale la sua ragione di vita: dopo anni di studi ed esperimenti è riuscito a riprodurre quelle che erano le tecniche di fusione del bronzo, e la conseguente creazione dei bronzetti, in epoca nuragica
Lo spettacolo si è tenuto all’esterno del centro. Andrea Loddo ha tenuto la stessa lezione per gli studenti delle scuole, e gran parte delle varie attrezzature sono pronte per lo spettacolo della sera: disposti su una pelle bovina si trovano un doppio mantice a Y una piccola fornace, una cesta con del carbon fossile, alcuni legnetti per l’accensione, una giara piena d’acqua, e diverse altre cose. Assieme a Mario, il suo collaboratore, accende il fuoco. I due dispongono su due tavoli scudi, spade, elmi. I vari oggetti esposti, tutti assolutamente realizzati dalle mani di Andrea, sono curati nei minimi dettagli: le lunghe spade, ovviamente di bronzo; gli scudi rotondi (uno parzialmente rivestito con lamine lavorate, l’altro con strisce di cuoio) con una sorta di grossa borchia appuntita, conica, al centro; l’elmo, provvisto di due lunghe corna ricurve.
La ricostruzione di questi oggetti è stata curata nei minimi particolari e, per quanto diversi tra loro, tutti hanno una caratteristica comune: i vari elementi sono stati riprodotti tramite l’osservazione, attenta e precisa, dei bronzetti ritrovati, ed esposti nei vari musei, in Sardegna. I materiali utilizzati, legno, cuoio e bronzo, sono quelli che certamente dovevano essere utilizzati in epoca nuragica. Nella fornace la temperatura sta salendo: ogni tanto vengono aggiunti piccoli pezzi di carbon fossile (proveniente dalle miniere di Seui), e nell’arco di un’ora la temperatura raggiunta sarà di almeno 1400° C.
Andrea Loddo racconta al pubblico come nasceva un bronzetto 3000 anni fa e oltre, catturando completamente l’attenzione dei partecipanti. L’atmosfera è suggestiva:: il buio della notte ormai sopravvenuta è rischiarato dalla fiamma viva della fornace, ci si sente totalmente catapultati indietro nel tempo, millenni fa.
«Il bronzo – spiega Andrea Loddo – è una lega metallica composta da rame e stagno (quest’ultimo in proporzione del 5%): è molto resistente rispetto ad altre leghe (anche grazie alla presenza dell’arsenico), ed è presumibilmente una grande scoperta dei nostri Avi che la utilizzarono, proprio con queste precise proporzioni, per realizzare oggetti di tutti i tipi, oltre alle armi».
Il metodo di produzione dei bronzetti è quello cosiddetto “della cera persa”. Andrea continua infatti a raccontare come, sperimentalmente, sia giunto alla conclusione che fosse questa la tecnica più adatta per ottenere quella precisione di dettaglio oggi riconoscibile nella bronzettistica sarda. Terminata tale prima fase, questa scultura veniva ricoperta con un particolare tipo di argilla (quella utilizzata da Andrea è un suo personalissimo mix, ottenuto dopo tante prove, che non subirà deterioramenti a quelle alte temperature). Una volta asciugatosi il tutto, e fatta sciogliere la cera all’interno tramite calore, ecco finalmente pronto lo stampo che accoglierà successivamente il bronzo fuso.
Lo Spettacolo Archeosperimentale di Andrea Loddo è stato per tutti affascinante e molto particolare per tutto il pubblico, che ha partecipato attivamente con domande e considerazioni.
N.B.: testo e immagine utilizzati sono stati tratti dal blog NAlife, http://nalife.altervista.org, e, per un mero errore materiale, sono stati da noi utilizzati senza citare la fonte. Ce ne scusiamo con gli autori del blog, molto curato e dettagliato, NAlife e con il protagonista dell’articolo Andrea Loddo.
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