di Marcello Atzeni
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Ovidio Marras è stato un uomo coraggioso e coerente: quando gli hanno offerto una montagna di soldi affinché cedesse il suo pezzo di terra a una ditta di costruzioni, che avrebbe deturpato il mondo in cui viveva e dove prima ancora ci avevano vissuto i suoi avi, ha respinto l’offerta al mittente. Da questa storia, vera, che in molti pensavano fosse frutto di invenzioni feisbukiane, nasce “Anna” di Marco Amenta. Amenta è un giovane regista palermitano, abbastanza di casa in Sardegna, che acchiappa la bellissima storia di Ovidio, e la declina al femminile. Non c’è più un pastore poco giovane, ma una pastora, bella, giovane e determinata.
Anna è interpretata dalla bravissima Rose Aste, padre di Carloforte, mamma pugliese, ma di San Sperate e sorpresa delle sorprese, recita in campidanese. Anna è una barricadera nostrana, vessata da una multinazionale che le vuol rubare la sua terra, i suoi animali, caprette per essere precisi e soprattutto la sua anima bucolica. Dovrà lottare contro un colosso, ma alla fine, il suo avvocato, Marco Zucca, avrà la meglio su quello de “La Mirage”, Daniele Monachella. E il giudice Ignazio Chessa decreterà la vittoria della ragazza amante della natura e del rispetto. Nel cast, tra gli altri, Giuseppe Boy, Carlo Porru e Joe Perrino.
“Anna” è una sorpresa, vuoi per la bellezza della storia, la bravura del regista e degli interpreti. Esterni girati, tra l’altro a Marceddì, nell’oristanese, meglio, Terralba.
Il film di Amenta, con il cast presente alle proiezioni, sta girando l’isola: Cagliari, Oristano, Nùoro, Sassari, Olbia, poi ci sarà un’incursione a Carloforte. Non è un film destinato al pubblico sardo, ma volge lo sguardo al continente. Tratta un tema di feroce attualità: i piccoli allevatori e agricoltori che devono difendersi dallo strapotere economico delle multinazionali. L’ attacco alla Sardegna è globale, sotto forma di costruzioni, pale eoliche, fotovoltaico e quant’altro. Andate a vedere un gran bel film che è dalla parte di madre terra.
Certo, è identitario, visto l’ambientazione e i dialoghi, molti dei quali in sardo, campidanese e non. Ma il respiro è possente e travalica Gennarentu, Tirreno, Bocche di Bonifacio e Alpi. Per chi avesse difficoltà, comunque, ci sono i sottotitoli. Rose Aste, che di divide tra Roma, Parigi e San Sperate; Daniele Monachella, attore, scrittore, autore Rai, tra Sassari, Cagliari. Ittiri e il continente; Ignazio Chessa, poliedrico attore-regista, con base ad Alghero, dove nel suo Teatrì, impersona personaggi incredibili e dà fiato e alito a voci dal di dentro. Marco Zucca, avvocato barbuto ma non burbero, Giuseppe Boy, maschera, anche di Cabiddu e Pau.
Marco Amenta, palermitano di 53 anni, è riuscito a confezionare un prodotto di qualità.
E quando sei dalla parte dell’ambiente, vinci sempre. Perché abbiamo il dovere di lasciare meno scorie possibili a chi, un giorno, si siederà sulle nostre panchine a guardare il mare o ad ammirare gli olivastri secolari.
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