di Maurizio Onidi
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Con Antonello Cadeddu, titolare di Sportmania, che con la moglie Carla, gestisce un importante punto commerciale di abbigliamento e materiale sportivo, che proseguono l’attività di famiglia nata negli anni sessanta del secolo scorso come “Caccia, pesca e sport” a opera del padre Franco, continuiamo la nostra indagine sugli effetti causati alle aziende dal lockdown a seguito del Covid-19.
Quasi tre mesi di chiusura forzata dell’attività cosa ha comportato dal punto di vista economico e personale?
«Devo fare una premessa importante per evidenziare ancora maggiormente lo stato di difficoltà anche dal punto di vista psicologico che ci ha assalito nel momento in cui siamo stati costretti a chiudere. La nostra attività da sempre si è contraddistinta per le attività sportive, siamo cresciuti con i valori dello sport che abbiamo fatto nostri anche nella vita quotidiana. Dal punto di vista squisitamente contabile da un controllo effettuato nel nostro controllo di gestione del magazzino che forse per paura, non avevamo ancora fatto), abbiamo riscontrato che facendo raffronto con lo stesso periodo dell’anno scorso, il nostro punto vendita aveva movimentato merce per oltre 43 mila euro in meno. Va evidenziata a puro titolo di cronaca anche la disparità di comportamento con altri punti d’Italia dove nostri colleghi, durante il periodo di chiusura hanno potuto continuare a effettuare regolarmente le consegne a domicilio ovviamente nel pieno rispetto delle norme emanate, possibilità che a noi è stata preclusa».
Di quali strumenti avreste bisogno per la ripartenza?
«Certamente qualcosa in più dei 600 euro, che tra l’altro non son ancora arrivati per tutta una serie di intoppi burocratici. Preciso che anche i nostri dipendenti non hanno ancora visto il becco di un centesimo. Una moratoria fiscale per tutto il 2020 sarebbe una grossa mano. Non ci facciamo troppe illusioni circa le notizie che circolano che possa cadere la manna dal cielo. Per la ripresa quindi stiamo valutando la possibilità di ricorrere al sistema bancario. Aspettiamo fiduciosi anche se diventa sempre più difficile il nostro lavoro vuoi per l’opprimente pressione fiscale e vuoi per la pressante concorrenza dell’e-commerce. Come recitava quale detto calcistico “palla lunga e pedalare”».
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