di Gianni Vacca
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La 328^ edizione della festa di Sant’Antonio con il rientro del Santo nella sua dimora abituale posta nella chiesa parrocchiale di San Sebastiano va in archivio. Ancora una volta bella, emozionante e carica di un phatos unico nella sua specificità. Gli appalusi carichi di religiosità e devozione che i fedeli dedicano all’amato Santo mentre sale le scale e varca l’antico portone d’ingresso della chiesa di San Sebastiano ne sono una testimonianza. Un momento di gioia e riflessione, affascinante, intimo e indimenticabile. Il paese in festa chiude così l’edizione 2024 nel migliore dei modi. Tanti gli elementi che entrano a far parte di un contesto di così grande suggestione. Per Arbus oltre che un evento è un qualcosa che accompagna le popolazioni locali nel corso di tutto l’anno. La spontaneità e la partecipazione individuale o in piccoli gruppi, una delle sue componenti più tradizionali, come sempre perfettamente integrata nell’organizzazione. La parte religiosa è stata curata dal parroco Don Daniele Porcu quella civile, culturale e folkloristica dal comitato “Passu passu cun tui Antoni Santu” guidata dal Presidente Maria Viviana Onnis, dalla Associazione Culturale “ Gruppo Sa Ramadura Arbus” e dalla Pro Loco. Presenti numerose autorità civili, autorità militari e tantissimi sindaci del territorio. La messa del sabato è stata celebrata dall’Arcivescovo Mons. Roberto Carboni. Una edizione superba e solenne, fortemente partecipata dalla presenza di migliaia di fedeli e dove per la terza volta (la prima risale all’edizione del 2018) fa capolino e scende in campo anche la tecnologia e l’universale mondo del web grazie alla diretta Streaming curata da Sardegna Live con il commento affidato a Giuliano Marongiu, guru mediatico moderno di una sardità sempre più forte, che ha regalato ai tantissimi emigrati sparsi un po’ dovunque e alle persone che per un motivo o per l’altro non potevano essere presenti, tutte le fasi della partenza della festa.
L’iniziativa ha così portato nel piccolo schermo fuori dai suoi confini non solo territoriali ma anche nazionali, questa grande antica ricorrenza con numeri di ascolto che vanno ben al di là delle più rosee previsioni. Numeri che vanno ad aggiungersi all’imponente marea umana che sia ad Arbus che a Guspini e lungo tutti i quasi 34 km del pellegrinaggio ha accompagnato il cammino del Santo. La sacralità del cocchio ha rubato parecchi scatti ai tanti turisti presenti. Così come la sfilata coloratissima e ricca di tradizioni alla quale hanno preso parte tantissimi gruppi folkloristici provenienti da diversi comuni dell’isola. Oltre una quarantina le traccas, alcune delle quali trainate ancora dal tradizionale gioco di buoi. Infine la “Banda Musicale Ennio Porrino” del Maestro Gianni Foddai che ha donato ulteriore solennità alla processione. La borgata di Sant’Antonio di Santadi con la sua proverbiale ospitalità ha accolto come sempre l’arrivo del Santo. Diversi nelle giornate di domenica e lunedì i riti religiosi, i festeggiamenti civili e gli intrattenimenti musicali. In tanti hanno lavorato. Alcuni dietro le quinte con ruoli però sempre gratificanti e di fondamentale importanza per chi affronta le fatiche dei tanti km a piedi e le sedici ore di pellegrinaggio. E’ il caso di “Signor Nino o zio Nino”, figura tanto cara e stimata, che da un numero imprecisato di anni con il suo tradizionale e inconfondibile motocarro garantisce per l’intero viaggio di andata e ritorno l’imprescindibile supporto logistico distribuendo gratuitamente l’acqua ai fedeli in processione. L’evento, data la sua secolarità, la straordinarietà e le sue peculiarità del tutto uniche, ha portato dopo anni di attesa al giusto riconoscimento da parte della Regione Sardegna della Festa di Sant’Antonio come grande evento identitario della comunità arburese. Attrus’annus!
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