di Maurizio Onidi
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Instancabile l’attività di ricerca e di narrazione della storia del territorio, da parte di Tarcisio Agus che con “Arbus Monte di Soccorso”, libro appena pubblicato, dedicato alla comunità arburese, racconto la funzione sociale dei “Monti di Soccorso” che dal 1700 al 1900 hanno contribuito sensibilmente allo sviluppo economico del paese. “Dietro quelle carte, e dentro quelle carte, a volte ingiallite, altre volte ammuffite, altre ancora non più leggibili, si nasconde gran parte della vita agricola arburese, attraverso cui nel tempo, si sono snodate la nostra storia e la nostra esistenza di arburesi”, scrive Paolo Salis, sindaco di Arbus, nel suo intervento nella presentazione del lavoro di Agus al quale rivolgiamo alcune domande.
Come nasce il progetto?
«Cominciai a sfogliare quelle carte ingiallite provando a ricucire una storia di circa 100 anni frammentati in quelle pagine di richieste, dichiarazioni. Mancavano le testimonianze del primo periodo di attività, che ebbe particolare sviluppo nella nostra diocesi dal 1678 ed in particolare ad Arbus che ebbe in seguito interessanti risultati economici e sociali. Proseguendo nella lettura emergeva sempre più l’aspetto solidaristico che il Monte Granatico aveva assunto in quella comunità tra la prima fase del 1800 e gli inizi del 1900, per poi, man mano scemare a causa di norme regie che ne snaturarono lo spirito originario».
L’ aspetto solidaristico, un valore molto sentito e diffuso in passato
«La solidarietà e la giustizia sociale, nel nostro mondo, sono spesso esclusiva della realtà mineraria, ma l’analisi documentale svolto mi ha fatto ricredere. Il mio primo pensiero è corso alla visita che fece il giovane studente Antonio Gramsci, il 26 febbraio 1910 a Montevecchio; in tale circostanza gli fu chiesto quale fosse, secondo la sua visione, la differenza tra un operaio e un minatore, e lui rispose semplicemente: “L’operaio è operaio, mentre il minatore è agricoltore”. E questo è certamente vero. Il mondo agricolo ha da sempre fornito braccia al mondo minerario, e ha prestato alla miniera termini come “Coltivazione”, intesa come sfruttamento non della superficie terriera ma del sottosuolo, “Mena”, che deriva dal latino mĩnare, spingere un animale minacciandolo, così come avveniva nell’antica trebbiatura, quando il giogo dei buoi era costretto a calpestare in circolo i covoni, per separare il grano dalla spiga. Allo stesso modo i condannati “Ad metalla”, nel periodo romano, “menavano” con le loro piccozze sul filone per estrarne il minerale. Attraverso questo modesto lavoro, emerge chiaro che la solidarietà e la giustizia sono da sempre proprie dell’ambito contadino, nonostante non emergano in modo evidente, per via della sua naturale frammentarietà».
I Monti frumentari
«La nascita dei Monti frumentari ha consentito l’incontro degli operatori agricoli e ha fatto affiorare un profondo spirito solidale tra gli stessi, che nella loro povertà cercavano conforto. Quando ad Arbus la gestione del Monte frumentario fu affidata alla comunità, quest’ultima si trovò unita attorno a questo istituto, grazie al quale gli agricoltori potevano disporre del grano necessario per le loro semine e l’intera popolazione si giovava dei proventi dell’esercizio. Questa situazione preoccupò Lord Brassey, poiché molti operai, specie nei momenti di crisi industriale, vedendo quanto stava accadendo nel mondo agricolo arburese, lasciarono il loro lavoro, più duro e rischioso, per tornare a lavorare nei campi, fu questa la ragione che spinse il lord inglese nel 1902 ad avviare la costruzione di case operaie e della grande fattoria a Gragonti in Bidderdi».
Quale la funzione del Monte Granatico?
«Il Monte Granatico di Arbus, portava avanti, inoltre, importanti iniziative civiche, quali il completamento del monumento a Leo e Garau, la costituzione di associazioni benefiche e sosteneva anche il Comune, sia con fondi per le strade, poi resi obbligatori dallo Stato, sia tramite prestiti finalizzati al pagamento delle spettanze gli agricoltori durante la campagna contro le cavallette e degli stipendi per i dipendenti comunali, in momenti di difficoltà economica dell’ente. Il Monte Granatico si affermò come un moderno istituto solidaristico, senza scopo di lucro, molto gradito alla popolazione che lo amministrava. Fu quello un grande periodo di consapevolezza, interrotto nel suo sviluppo dalle bramosie dello Stato, il quale, sempre più presente e controllante tramite gli organismi prefettizi e successivamente le Casse Ademprivili, arrivò a determinare la trasformazione dei Monti Granatici prima in Casse Comunali di Credito Agrario, successivamente nel Banco di Sardegna, nato nel 1953. Cosa sarebbe stato se gli arburesi avessero potuto proseguire l’esperienza di autogoverno solidale e produttiva di inizio 800? Il lavoro si chiude con n appendice di immagini del Museo Antonio Corda di Arbus, che ci permette di immergerci idealmente nel mondo contadino dell’ottocento».
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