Una serata di qualità. L’ennesima promossa dall’Ute (Università Terza Età) all’insegna della cultura. Una serata quasi per pochi intimi con al centro dell’attenzione Alberto Secci e la prima della ristampa del suo fortunatissimo libro “Gli Asparagi”dove ad aver torto sono stati però gli assenti. Quattro racconti diversi ma complementari tra loro caratterizzati da numerose affinità temporali e ambientali. I primi due, “La miccia corta” e “I peri gemelli” sono racconti di miniera. Gli altri due, “Lo zafferano” e “Gli asparagi” che dà il titolo all’opera, si collocano invece in una realtà prevalentemente agropastorale facilmente individuabile nella Sardegna degli anni cinquanta. A dar man forte all’autore nato nel ’39 a Ruinas, che ha trascorso però gran parte della sua infanzia e adolescenza nella frazione mineraria di Ingurtosu (che ritroveremo appunto quale teatro narrativo in almeno due dei quattro racconti), Paolo Pillonca, giornalista, poeta e autore di eleganti raccolte di versi in limba. A fare gli onori di casa ci ha pensato Salvatore Sanna, relatore della serata, bravo a offrire subito spunti di riflessione sapientemente individuati nell’opera, ricca di spaccati di vita, di attimi vissuti ma anche ri-vissuti oggi, a distanza di tantissimi anni come un déjà vu nel palcoscenico reale/immaginario di un centro minerario anni 50/60 sicuramente ricollegabile alla frazione di Ingurtosu. “La lettura mi ha subito coinvolto, la storia mi è entrata dentro – racconta Salvatore Sanna. – I primi due racconti si svolgono in un ambiente minerario che sicuramente è Ingurtosu, con personaggi dai nomi cambiati ma facilmente ricollegabili a persone reali che io stesso ho conosciuto durante il mio primo anno di insegnamento”. Annuisce e conferma Alberto Secci (nelle foto di Salvatore Sanna) visibilmente emozionato. “Gli anni più belli della mia infanzia sono stati proprio quelli trascorsi nella frazione mineraria – dice l’autore – un centro dove la fatica quotidiana del lavoro in miniera, duro, durissimo, era però impreziosita e quasi cancellata dal grande senso di solidarietà e umanità dell’intera comunità. Ingurtosu è bellissima oggi come lo era allora. Impossibile non tornarci ed io regolarmente lo faccio almeno una volta all’anno”. Di grande fascino e carisma poi l’intervento di Paolo Pillonca ricco di aneddotti, citazioni e numerose “chicche” legate anche ai penetranti reportage sulle zone interne della Sardegna che il giornalista ha realizzato nella sua lunga carriera di giornalista. Più volte ha punzecchiato l’autore, a cui è legato da una fraterna amicizia , con bonari rimproveri invitandolo a cercare maggiormente il confronto con i lettori assetati di curiosità e retroscena. La bella serata regalataci dall’Università della Terza Età termina con interventi e precisazioni di Alberto Secci, cortesemente disponibile a fornire risposte alle numerose domande e curiosità del pubblico presente.
Gianni Vacca
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