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ARBUS ATTUALITA' EVENTI

Arbus, Sant’Antonio da Padova, fervono i preparativi: simboli e immagini della festa

Partenza del Santo, processione
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di Gianni Vacca
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Le quattro giornate della festa dedicate al Santo moralmente patrono dell’intero territorio costituiscono il culmine di un connubio di fede, devozione, folclore e tradizione. Raccontarne l’evento, la grande festa, la grande ricorrenza che da oltre tre secoli si ripete, diventa facile, forse anche ripetitivo, ma come sempre straordinariamente affascinante.

La processione.
Migliaia le presenze dei fedeli sia alla partenza del Santo sia all’arrivo che avviene a tarda serata, dopo la consueta sosta pranzo a Mattianni.  La stessa situazione si verifica il martedì quando “Antoni Santu” percorre il cammino inverso per far rientro alla sua alla Chiesa parrocchiale di San Sebastiano, sua dimora abituale. Due interi paesi quello di Arbus e quello di Guspini si riversano festanti in strada inghiottendo in un bagno di folla l’antico cocchio di colore bianco evidenziato da particolari ornamenti giallo oro e ulteriormente impreziosito e abbellito da gigli e garofani bianchi. Il cocchio, “Su coggiu”, è trainato, come antichissima tradizione vuole, da un gioco di buoi all’interno del quale è posizionata ben visibile la statua del Santo. La tradizione raggiunge il massimo della sua magnificenza e fascino quando la statua del Santo dopo la messa viene collocata all’interno del cocchio e muove i primi passi verso la lontana destinazione.
Ad accompagnarlo cavalieri, gruppi folk, la Banda Musicale “Ennio Porrino” e numerose autorità civili e militari. Tantissimi I figuranti in costume tradizionale provenienti dai più svariati centri dell’isola, i cavalieri e “Is traccas” quelle a tetto tondeggiante tipiche dell’arburese, trainate da animali, imponenti quanto maestosi buoi, o motorizzate: sempre belle, colorate e accuratamente e amorevolmente preparate, impreziosite e arricchite da tappeti, arazzi e tantissimi fiori. Della colonna sonora, figlia anch’essa di una sardità sempre più identitaria, se ne occupano lungo tutto il percorso le numerose fisarmoniche, launeddas e organetti che intonano i tradizionali balli sardi e i canti a “Trallallerusu”. Non manca “Su coccoi de sa festa” elemento centrale, tra i più suggestivi della festa, messo in forte risalto attraverso la sua celebrazione e  distribuzione nonché elemento decorativo insieme a “Su pani de saba”  delle traccas a motore o come ornamento delle corna dei buoi.
Non mancano, tradizione davvero antica, “ Is croccorigas” naturalmente piene di un buon vino d’annata,  le zucche, gelosamente personali ma spesso e volentieri offerte con impeto di generosità e ospitalità per un piccolo sorso a coronamento di un gemellaggio occasionale sancito durante il lungo  pellegrinaggio.

Sa Ramadura

Sa Ramadura.
Il percorso iniziale e cosparso da una suggestiva cascata di colori della
infiorata ottenuta dallo spargimento per terra di migliaia e migliaia di coloratissimi e profumatissimi petali di fiori sparsi lungo il corso principale da uomini, donne e bambini vestiti in abiti tradizionali. Tantissimi i fedeli che anticipano la marcia del Santo con il canto del rosario e la classica “Ave Maria in sardo”. Della preparazione dell’infiorata se ne occupa con bravura e maestria l’ “Associazione Culturale Gruppo Sa Ramadura Arbus” nato nel 2010 con l’intento di onorare il Santo attraverso la realizzazione di un’infiorata. Il venerdì che precede la partenza del Santo in diversi punti del paese viene effettuata la pulitura dei fiori, mentre l’infiorata vera e propria viene fatta il sabato mattina poco prima che il Santo lasci la chiesa e inizi il suo pellegrinaggio verso la borgata di Sant’Antonio di Santadi. Per l’occasione l’Associazione Culturale Gruppo Sa Ramadura Arbus chiede la collaborazione di tutti gli arburesi e non nel reperire fiori ed essenze.

Sa Ramadura, gioiosa preparazione

L’arrivo a Santadi.
L’arrivo nella borgata avviene a tarda sera dopo la necessaria sosta per il pranzo a Mattianni. Persino la parte gastronomica e culinaria è rimasta fortemente legata alle tradizioni del passato dal momento che le lumache al sugo, assieme al formaggio, un buon piatto di maccheroni e un buon bicchiere di vino, rappresentano, proprio come una volta, il piatto forte da consumarsi nella sosta pranzo. La stanchezza negli animali e nei tantissimi fedeli che hanno accompagnato il Santo è visibile ma non può rappresentare un alibi. Il Santo viene accolto da un lungo applauso e dai fuochi d’artificio cui segue la messa e due giornate di festeggiamenti che animeranno non poco la borgata. Funzioni religiose e intrattenimenti civili si alterneranno proprio come avviene ormai da secoli in attesa che al quarto giorno “Antoni de Padua Santu” riprenda il suo cammino che lo riporterà alla chiesa parrocchiale di San Sebastiano ad Arbus, sua dimora abituale.

 

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