di Gianni Vacca
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Il comune di Arbus con i suoi 16674 ettari di territorio risulta essere in Sardegna quello maggiormente gravato da vincoli militari o di conservazione ambientale, vincoli che a distanza di decenni dalla loro istituzione non hanno ancora trovato risorse sufficienti che possano garantire una corretta gestione e valorizzazione degli stessi.
Sei le aree Sic (Siti di Interesse Comunitario) presenti: Capo Pecora, Stagno di Corru s’Ittiri, Is Arenas s’Acqua e s’Ollastu, Monte Arcuentu Rio Piscinas, Da Piscinas a Riu Scivu e Monte Linas Matganai. Una la Zps (Zona Protezione Speciale), quella denominata Stagno di Corru s’Ittiri di San Giovanni e Marceddì. A queste vanno aggiunte l’area in mano al Ministero della Giustizia con la Casa di Reclusione di Is Arenas (2700 ettari) che nel tratto di litorale più bello e suggestivo della costa arburese interrompe il collegamento Scivu-Piscinas, e quella del Poligono Militare di Capo Frasca estesa per 1400 ettari. Un’area, quest’ultima, interdetta nelle zone limitrofe sia alla pesca che alla navigazione.

Queste aree, soggette a regole e disposizioni ferree, sono in pratica tolte dalla giurisdizione del comune che nulla ha finora avuto in cambio. Aree di grande pregio naturalistico con enormi potenzialità turistiche finora interdette da ogni possibile programmazione e pianificazione con gravi danni alle popolazioni locali. La mancata realizzazione a due corsie della strada di Pitzuamu nota come “la strada dei cervi” che avrebbe reso più sicuro riducendone il percorso verso Portu Maga e Piscinas di ben otto kilometri e quella della circonvallazione di Torre dei Corsari anch’essa realizzata a una sola corsia non sono che due piccoli ma emblematici esempi. Purtroppo non gli unici. Per il comune di Arbus e l’intero territorio una vera e propria spada di Damocle non più sostenibile.
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