Otto mesi di pioggia senza soluzione di continuità hanno determinato una crisi del settore. Non solo carciofi; ortaggi, vite e olivi soffrono nella sovrabbondanza d’acqua. Si parla, fra trombe d’aria, sbalzi di temperatura e pioggia, di un danno stimato in molti milioni di euro.
Questa non è una situazione legata ad una grandinata oppure al gelo, che in campagna costituiscono le possibili condizioni metereologiche avverse e che fanno parte del normale rischio d’impresa per chi ci lavora. Qui si tratta di un fenomeno senza precedenti. Per ritrovare qualcosa di simile in passato bisognerebbe raggiungere almeno il mezzo secolo a ritroso nel tempo perché, a detta degli agricoltori più anziani, non vi è memoria di un danno simile.
Le misure del piani di sviluppo regionale
L’istanza del gruppo costituitosi spontaneamente (un migliaio i partecipanti durante i due recenti incontri a Samassi) solleva il problema ed esprime tutto il disagio. Di questo gruppo fa parte anche Lodovico Etzi con cui facciamo il quadro della situazione. «Nessuno avrebbe mai immaginato niente di tutto questo», commenta il nostro interlocutore, «e per proseguire il lavoro, il gruppo preme affinché vengano liquidate le somme derivanti dagli impegni pregressi e in particolar modo l’erogazione dei fondi relativi a tutte le misure dei Piani di Sviluppo Regionale (PSR). Per quel che riguarda la nostra azienda ad esempio, ci occupiamo di biologico integrato, ma esistono diverse opzioni; per citarne una, pensiamo al primo insediamento per i giovani. Ci sono poi i fondi riservati alla siccità, grandinate e gelate 2017 – 40 milioni di euro complessivamente – già disponibili ma non accreditati. In secondo luogo poi, per quanto possibile, ci sarebbe da rendere più veloci, in futuro, le domande di intervento straordinario a sostegno del comparto agricolo per quest’anno in corso».
Tutto è cominciato nella primavera – estate del 2018 e subito ci sono state difficoltà enormi. Per quanto riguarda il trapianto delle colture orticole, sempre a causa della pioggia, il ritardo ormai era consuetudine; i vigneti, quelli sopravvissuti al vento, erano carichi di peronospora, nelle foglie e nei grappoli.
Fra gli altri esiste poi il problema delle coltivazioni ad alto fatturato; parliamo di quelle realizzate a fronte di un considerevole impegno di spesa iniziale. Il fatturato, cioè l’incasso, non coprirà gli elevatissimi costi di produzione che per determinati prodotti – come i carciofi – sono ragguardevoli, senza considerare naturalmente la parte che, sempre dal fatturato, verrà destinata alle quote di spesa fissa. Insomma; una vera e propria calamità. Gli imprenditori hanno anticipato cifre considerevoli visto che il solo impianto di un ettaro di carciofi, tra luglio e settembre, comporta un notevole esborso per le spese vive, la maggior parte in manodopera e costo del lavoro.
Disimpegno negli investimenti
Nell’annata del 2018 difficilmente si potrà accantonare la quota di liquidità per far fronte alle spese necessarie fra sei mesi, nel mese di giugno, quando si dovrà pensare ai nuovi impianti. Al bilancio in perdita si aggiunge l’incognita sulla disponibilità di risorse per gli anni futuri, a cominciare dal prossimo.
L’orizzonte è quello dell’indebitamento oppure del disimpegno negli investimenti, il che vuol dire impoverire ulteriormente la capacità produttiva e quindi il valore del lavoro. C’è da dire anche che il poco prodotto che si salva, non è certo di grande qualità commerciale; il prezzo di realizzo, per quanto alto, non potrà mai compensare la drastica diminuzione di quantità e lo scarto fisiologico nella selezione per il mercato.
Qual è lo stato attuale dei terreni? Fino a pochi giorni fa, del tutto impraticabili. Si vede un inizio nella fase di assorbimento dell’acqua ma sul campo siamo sempre lontanissimi da una situazione normale.
Tutto quello che i nostri imprenditori possono aspettarsi dall’anno nuovo è almeno il recupero delle spese sostenute. Non sarà facile, ma ci proveranno; si spera che le loro voci vengano ascoltate.
Giovanni Contu
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