Le aziende della Marmilla che riescono a emergere con successo oltre i confini nazionali non sono tantissime. Fra le poche vi è la “Cooperativa Itria”, realtà specializzata nella produzione di zafferano che, da quasi un ventennio, viene considerata come fiore all’occhiello per l’economia del territorio. L’azienda, oltre ai due coniugi Elverio Picchedda e Maria Itria Paulis nonché ai tre figli Sandro, Giovanni e Simona, ha in organico sei dipendenti e circa una trentina di lavoratori stagionali.
«L’idea di mettere su l’impresa – spiega Maria Itria Paulis – nasce in maniera casuale nel 1994, dopo un’esperienza pluriennale da dipendente come segretaria d’azienda. La nostra famiglia, all’epoca, già vantava una certa tradizione nella coltivazione dello zafferano; quindi approfittando di una delle prime sagre del prodotto a Turri, abbiamo fondato una piccola impresa. Fra le novità che allora proponemmo vi furono: il vasetto in vetro come contenitore dello zafferano, in alternativa alla classica bustina di carta, e la pubblicazione del mio libro dal titolo “Sessanta ricette tipiche zafferano di Sardegna”, del quale, viste le tante richieste, ne feci una ristampa per un totale di 15 mila copie». Da lì l’ascesa: in pochi anni la piccola attività hobbistica si è pian paino trasformata in un’impresa di rilievo. A spiegare i segreti di tale successo è la stessa Paulis: «La voglia di lavorare e la passione che mio marito e io abbiamo trasmesso ai nostri figli sono stati ingredienti importanti, tuttavia ha giocato un ruolo essenziale la costante ricerca di potenziali clienti ai quali proporre i nostri prodotti; questo lo abbiamo fatto muovendoci non soltanto nelle sagre o nelle fiere, ma attivandoci in maniera continua a trecentosessanta gradi. Il lungo lavoro ci ha permesso di ritagliarci la nostra fetta di mercato sia nella Penisola che all’Estero».
L’azienda Itria, oltre allo zafferano (che gode del marchio DOP) di cui cura tutte le fasi (coltivazione, raccolta, lavorazione, essicazione e confezionamento), nel tempo ha ampliato la propria offerta di prodotti biologici certificati tipici della tradizione sarda, fra questi: miele, tisane (molto originale quella al mirto), legumi, liquori e sali. L’impresa di Turri, alla luce dei risultati raggiunti, è una realtà che potrebbe essere presa come modello per strategie di sviluppo nella Marmilla delle cui pianificazioni, soprattutto a livello politico, tanto si parla e (spesso) poco si fa.
Sulla questione legata allo sviluppo imprenditoriale dice la sua Maria Itria Paulis: «Il nostro territorio ha le sue ricchezze: penso però che i sardi dovrebbero essere un po’ più bravi a capire come da queste si possa fare economia nel miglior modo possibile. Per migliorare in primis sarebbe importante osservare meglio come si fa impresa in altri territori e quindi adattare quegli esempi alla nostra realtà. Inoltre credo che se l’input imprenditoriale partisse un po’ più spesso dai genitori, i figli sarebbero probabilmente più motivati a provare sentendosi più spalleggiati. Ritengo, infine, che la classe politica a tutti i livelli possa e debba fare di più: occorrerebbe, per esempio, investire le risorse che si spendono nelle varie manifestazioni enogastronomiche (sagre, fiere mercato e affini ndr) in maniera più mirata per la parte che concerne la promozione della vendita dei prodotti; quest’aspetto è forse il vero tallone d’Achille nell’economia della nostra terra».
Simone Muscas
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