di Anna Luisa Garau
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Rita Medda nasce 50 anni fa a Barumini, un paese della Marmilla, ricco di tradizioni dove si respira un’aria particolare, quella di un luogo speciale, ricco di meraviglie e di siti archeologici tra cui il più importante è “Su Nuraxi”, la principale attrazione culturale e turistica del comune.
Donna dai tanti interessi che ama coltivare con un’energia tale che ricorda quella che si respira nel suo paese natio.
Quella stessa energia e vitalità che ha sempre messo anche nel suo lavoro di docente e che trasmette quotidianamente ai suoi alunni. Donna fascinosa, sicura di sé, con un grande cuore di panna che i suoi occhi sempre sorridenti confermano.
Coltiva fin da piccola la passione per il bel canto.
«Cantare è per me una passione innata», afferma Rita, «Il mio primo palcoscenico è stato il tavolo da cucina, in cui mi esibivo davanti a parenti e amici e grazie alla facilità con cui riuscivo a memorizzare i testi delle canzoni, incluse le canzoni in lingua inglese. Ero una sorta di Juke boxe ambulante».
Quando iniziò a frequentare la scuola la platea si arricchì di compagni e insegnanti e si dilettava a cantare anche canzoni straniere interpretate sostiene la cantautrice, con un inglese maccheronico che destava molto interesse.
E proprio sulle canzoni straniere ha basato la sua continua ricerca per il significato profondo dei testi sia sul successivo futuro percorso di studi universitari in Lingue e Letterature Straniere con indirizzo filologico che va ad integrare quello umanistico conseguito precedentemente.
La passione per la cultura e la musica etnica in particolare per quella sarda è andata di pari passo con quella del canto e le ha permesso di intraprendere il percorso di cantautrice di musica etnica e di interprete di World Music.
Conoscere le diverse etnie e cantare in francese , spagnolo, portoghese ,polacco e greco le da una grande emozione e fa emergere quella voglia di esprimere ed esteriorizzare sentimenti verso popoli mai conosciuti. Da circa vent’anni, scrive ed interpreta canzoni sarde nelle diverse varianti, logudorese e Campidanese e partecipa a manifestazioni regionali e nazionali e non solo. La musica per lei, sostiene la cantautrice «non significa solo comunicare, ma soprattutto riappropriarsi della voce. L’interpretazione del bel canto , non urlata e trasmissione dei valori della sua terra d’origine». L’artista riferisce che come interprete attinge dalle sonorità del mediterraneo, mentre come cantautrice è orientata verso una ricerca linguistica ricca di contenuti che l’hanno portata negli anni non solo a partecipare ma anche a vincere premi importanti non solo in Sardegna ma anche nella penisola.
Dal 1999 ad oggi è un continuo susseguirsi di eventi e riconoscimenti, che la vede nel 1999 semifinalista al 1° Festival internazionale della canzone Sarda, città di Cagliari, nel 2000 riceve il primo premio nel concorso regionale AICS ad Alghero.
Nel 2001 riceve il premio Faber come finalista a Sassari in qualità di cantautrice.
Nel 2003 partecipa al Recital di Word Music presso la fondazione “Giuseppe Dessì” a Villacidro.
Nel 2009 è finalista al Festival di Musica Rock ed Etnica regionale tenutosi a Ruinas e vincitrice del premio “Pino Piras” di Alghero per la valorizzazione delle lingue minoritarie. Nel 2010 è finalista al Festival “Un bosco per Kyoto” a Sanremo.
Nel 2011 finalista al “Inedited World Music” a Riccione in qualità di cantautrice.
Nel 2012 partecipa al Recital di Musica etnica nel circolo sportivo italiano a Lima (Perù).
Nel 2013 interpreta alcuni brani del cd “L’odore” con il gruppo Charme de Caroline. Per oltre dieci anni ha partecipato a numerosi spettacoli a favore di Thelethon, Admo e contro l’Aids per i bambini del Kosovo e dell’Iraq e tutt’ora promuove iniziative culturali di solidarietà.
Ha scritto anche una canzone in limba nella variante campidanese con la quale ha partecipato al premio Lucio Dalla a Roma vincendo il premio della critica.
Negli ultimi tre anni, però, la carriera di Rita ha subito un arresto a causa della scomparsa prematura per leucemia fulminante del suo chitarrista Alessandro Pusceddu, con cui aveva collaborato per quattordici anni e condiviso la passione per la musica nel mondo.
Un sodalizio artistico ma anche di grande amicizia. «Una persona dalla sensibilità unica, che traspariva dalla sua musica», così ama ricordarlo la cantautrice di Barumini, «Le note delle sua chitarra davano voce alla sua anima e sapevano regalare emozioni grandissime a chi aveva il piacere di ascoltarlo». La ripresa per Rita non è stata per niente facile ed avviene dopo due anni, grazie a Sebastiano Vacca di Lunamatrona, carissimo amico, nonché musicista, arrangiatore dei suoi brani e fonico.
L’artista ha ripreso a cantare con una forza e una intensità ancora maggiore, che solo chi vive certe situazioni riesce a comprendere. Sentendola cantare si ha l’impressione che la sua voce superi le barriere del suono e arrivi in alto, al di là delle nuvole in un posto dove si pensa che anche Alessandro possa sentire.
Nel futuro sono tanti i progetti dell’artista che per scaramanzia preferisce, per il momento, non rivelare ma una cosa è certa comunque vada continuerà a cantare per dare voce alle sue emozioni e per far conoscere la lingua sarda anche al di là del mare.
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