di Andrea Lanterna
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La tradizione birraria in Sardegna ha seguito un percorso insolito. Non ha le radici antichissime proprie del vino, portato dai Fenici, ma parte da una dimensione industriale agli inizi del secolo scorso senza un passato artigianale alle spalle. Fino alla fine degli anni Novanta, infatti, parlare di birra sarda era equivalente a parlare di Ichnusa, lo storico birrificio fondato nel 1912 e di proprietà del gruppo Heineken dal 1986.
La situazione è cambiata col nuovo secolo che ha visto la nascita di molti microbirrifici in tutta l’isola. Questi erano i protagonisti di “Birras”, festa delle birre artigianali sarde, che si è svolta nel Cantiere di Levante di Montevecchio ogni secondo sabato di luglio dal 2006 al 2016.
La manifestazione era nata con l’idea di dare uno spazio proprio a questi produttori, oscurati dalla concorrenza dei grandi marchi, e capaci di reinterpretare la birra attraverso la tradizione e il gusto sardo. “Birras”, organizzata dal comune di Guspini in collaborazione con la Pro Loco, univa aspetti più tecnici come i laboratori di degustazione alla natura di festa vera e propria, con musica dal vivo e artisti di strada.
Nel corso degli anni la festa è cresciuta fino ad attirare birrifici ospiti da altre parti d’Italia e a diventare un’attrazione turistica meritevole di essere citata come uno dei motivi che ha reso le Miniere di Montevecchio “destinazione europea di eccellenza turistica” nel 2011.
Dopo un’edizione ridotta nel 2017 la manifestazione è stata tuttavia interrotta e la sua eredità è stata solo in parte raccolta dall'”Oktoberfest in miniera” del Birrificio 4 Mori che ha la sede nell’ex centrale elettrica di Montevecchio. Possiamo sperare che, con il lento ricominciare delle feste interrotte a causa della pandemia, anche “Birras” riesca a ritrovare un suo spazio per continuare l’opera di divulgazione del mondo delle birre sarde.
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