di Sandro Renato Garau
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Nel corso dei secoli il concetto di festa e il suo sentire si è modificato assumendo significati diversi, a seconda dei momenti e di chi era chiamato a fare festa. È difficile nella società contemporanea condividete totalmente quanto sostenuto da alcuni teorici che hanno voluta definire la festa.
Per Sigmund Freud “la festa è un momento di trasgressione legittima dalle regole”. Per il sociologo Durkheim e l’antropologo Mauss essa è “momento rituale per rinsaldare periodicamente l’unità sociale all’interno della società stessa. Festa come momento di effervescenza collettivo, come momento di integrazione sociale”. Sino a George Bataille, scrittore dagli interessi molteplici, antifascista francese, per il quale la “festa è un momento popolare di sperpero e di spreco per riconfermare il rango e l’onore. Lo spreco represso nella società borghese”.
Posizioni diverse che fanno parte della complessità della vita di una società e di ciascun individuo. Semplificando: per i bambini le feste hanno un significato, per i ragazzi anche, per i giovani pure. Per gli adulti ancora un altro. Tra persone benestanti e incapienti un altro ancora. La festa, formalmente può essere la stessa ma il modo di viverla dipende dalla condizione di ciascuno. È rito, ma vissuto secondo la propria sensibilità e condizione.
Ciò che unisce è l’istituzionalizzazione, la data dell’evento.
Neanche il 1° maggio, Festa de Lavoratori, sfugge a questo cliché. chi non lavora, chi è anziano, chi è malato, senza escludere nessuno, la vive all’interno della propria condizione personale o del gruppo di appartenenza.
A tutti, che il 1° maggio sia momento di festa, conforto, riflessione, con lo sguardo rivolto verso nuovi orizzonti che nutrano nuova speranza. Buona Festa!
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