La 52esima Marcia nazionale per la pace fa tappa in Sardegna: quest’anno sarà ospitata dalla Diocesi di Cagliari, il 31 dicembre. E’ promossa dal movimento cattolico internazionale Pax Christi, dalla Caritas nazionale, dall’Ufficio per i Problemi sociali e del lavoro della CEI e dall’Azione Cattolica Italiana, in collaborazione con il Comitato promotore della Marcia della pace in Sardegna e il Centro di servizio per il volontariato Sardegna Solidale. In conferenza stampa Mons.Arrigo Miglio, amministratore diocesano ha precisato «La Marcia – ha detto – si inserisce in un momento di avvicendamento nella guida della Diocesi, in cui quest’ultima diventa ancora più protagonista. È la comunità che deve farsi carico della pace, il primo obiettivo è avere una comunità sensibile al tema. Sarà importante la partecipazione di tutte le comunità ecclesiali della Sardegna: la Marcia sarà un’occasione affinché esse crescano nella cultura della pace nella sua totalità».
Valore aggiunto, come sottolineato dal Vicario generale della Diocesi e referente della segreteria organizzativa, mons. Franco Puddu, sarà la fusione della Marcia nazionale con quella regionale, giunta quest’anno alla 33ma edizione. Tra gli interventi, anche quello di don Angelo Pittau, promotore e animatore della Marcia regionale. «Questa Marcia – ha detto – sarà un’occasione per aprirci all’Italia e al mondo. Viviamo un momento di rancore e paura: abbiamo bisogno soprattutto di bene comune e fraternità. La capacità di metterci insieme è importante per testimoniare non solo il tema della pace, ma anche per riflettere sul nostro territorio, trovando le risposte ai bisogni nella nostra regione, a iniziare dall’attenzione verso il lavoro, soprattutto quello agricolo e il ritorno alla terra». Il mondo del volontariato sarà poi ben rappresentato come ha spiegato Giampiero Farru, presidente del CSV Sardegna Solidale: «La presenza delle varie associazioni contribuirà a diffondere la sfida della pace come valore che il volontariato trova insito nella sua identità. Un valore strettamente correlato alla carità, ma anche al lavoro e al servizio che molti volontari credenti e non, praticano quotidianamente. Occorre portare questa sfida nelle nostre comunità e far sì che i giovani possano diffonderla nelle scuole».
Aggiungi Commento