Proseguono al Greenwich d’Essai in via Sassari 56A/67 a Cagliari, gli appuntamenti nell’ambito della rassegna cinematografica “Fra Guerra e Pace” organizzata dall’Associazione Culturale La Settima Arte in collaborazione con la Regione Autonoma della Sardegna, la Società Umanitaria – Cineteca Sarda, Comunicare Agency ed Europa Cinemas. Un cartellone curato dal giornalista, regista e critico cinematografico Sergio Naitza, che porta alla luce e all’attenzione del pubblico il tema del “conflitto bellico” nelle opere cinematografiche di ieri e di oggi. Il cinema infatti, sin dai suoi albori, ha raccontato la guerra, le sue follie, i suoi orrori, spesso con intenti di propaganda, altre volte con l’evidente desiderio di chiamare lo spettatore ad una riflessione sulla inutilità, sui devastanti effetti che ogni conflitto, grande o piccolo, produce e riverbera negli anni e nelle generazioni a venire. Ecco allora che ha un senso invitare le persone a riflettere attraverso il cinema sulla guerra, perché in fondo le ragioni di ogni scontro, a partire dagli archetipi raccontati da Omero, hanno sempre uguali matrici (di sopraffazione, vendetta, conquista, imposizioni di valori sociali e culturali, mire economiche espansionistiche) e ieri come oggi sembra di assistere al tragico ripetersi ciclico della Storia.
Con questi intenti si riparte quindi lunedì 31 Ottobre alle 18,30 con “La vergogna” di Ingmar Bergman (1968). In un imprecisato paese, una coppia di musicisti è travolta dalla guerra, attraversa esperienze terribili in balia degli eserciti in campo, finché finirà alla deriva su una scialuppa in mezzo ad un mare pieno di cadaveri. Saggio sulla guerra, ma soprattutto sui suoi effetti, il film è diviso in due parti, una sulla pace che si tramuta in caos e una che tratta la trasformazione dei personaggi: le conseguenze del conflitto bellico vanno a intaccare anche la pace della vita di coppia portandola a un’evoluzione che il regista svedese ha indagato più volte nel corso della sua carriera. La sobrietà iniziale presto si trasforma in disperazione, ma a far da contrasto, più che la violenza fisica della guerra, è la violenza psicologica e disperante in cui i personaggi si immergono, soprattutto in una fase conclusiva che culmina con una delle inquadrature finali più devastanti di tutto il cinema di Ingmar Bergman.
Giovedì 3 Novembre, sempre alle 18,30, la rassegna “Fra Guerra e Pace” prosegue poi con “La passeggera” di Andrzej Munk (1964). Una signora borghese in crociera nasconde un segreto: durante la guerra è stata aguzzina in un campo di concentramento nazista e ora crede di riconoscere in una passeggera la sua prigioniera polacca su cui aveva infierito e per la quale aveva un’attrazione fisica. Era l’anno 1961, quando Andrzej Munk, regista polacco, uno dei più bravi della sua generazione che allora aveva quarantun anni, girava ad Auschwitz il film. Durante le riprese il regista morì in un incidente stradale e il materiale fu montato dai colleghi, seguendo le note che Munk aveva lasciato, L’opera uscì nelle sale nel 1963, vinse un premio a Cannes e venne lodata da Jean-Luc Godard. il film rappresenta una delle riflessioni più acute sull’Olocausto, rifuggendo, a soli vent’anni di distanza dai fatti, da un manicheismo che dovrebbe essere inevitabile per una tragedia di immani proporzioni come quella. Munk scava, analizza il rapporto tra vittima e carnefice e si permette di assumere il punto di vista del secondo per suggerire non già la banalità del male, ma il fatto che anche gli aguzzini potevano far parte, loro malgrado, di una tragedia più ampia. “La passeggera” è un film che è al contempo documentario di se stesso e la “confezione” che è stata data all’opera ne aumenta la suggestione, la portata morale e la apre a ulteriori dimensioni di lettura e fruizione.
La rassegna “Fra Guerra e Pace” proseguirà con altri quattro appuntamenti fino a giovedì 17 Novembre 2022 (due film a cadenza settimanale il lunedì e il giovedì) con orario di proiezione sempre alle 18,30. Per informazioni: 3515589016. Ingresso Gratuito.
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