Caro papa Francesco, lascia anzitutto che ti dica che anche a me, come a tanti, sei simpatico. Mi sei simpatico quando vai in mezzo alla gente e le parli, le sorridi e l’abbracci e quando, ricordando quanto sia importante l’umiltà, la solidarietà e il rispetto umano, usi parole comprensibili a tutti, senza tirare sempre in ballo Cristo o il Padreterno. Siamo esseri con più o meno gli stessi problemi, ed è importante che lo si tenga a mente: tu infatti comprendi che non siamo perfetti e tra noi ti senti a tuo agio, mentre ti addolora che, tra i tuoi prelati, vi sia qualcuno che talora, anziché diffondere il bene, conduce una vita sopra le righe e trasgredisce ai dettami che accettando la veste ha giurato di rispettare.
Io non amo alla follia certi preti e vescovi, soprattutto quando predicano dall’alto, anziché cercare un dialogo cordiale. Una volta le braccia scoperte di una donna erano definite “carne per il diavolo” e tale definizione è talvolta ancora usata verso chi entra in chiesa con una minigonna o qualche scollatura forse troppo ampia. Un discorso meno intimidatorio e più comprensivo verso il fedele correggerebbe più facilmente certe abitudini, non ti pare? Ma perché considerare peccato, scandalo, o offensive verso i propri simili o Dio una camicia senza maniche o una gonna un po’ sopra il ginocchio? E perché “carne per il diavolo”? La donna è ancora considerata dalla religione fonte di peccato, atta solo a indurre in tentazione? E gli uomini, che qualche volta vedi entrare in chiesa con i pantaloni corti e magari la sola canottiera, non potrebbero a loro volta essere considerati fonte di peccato e carne per il diavolo? Nessuno che dica che siamo fatti così e che la bellezza è sempre da ammirare, non da sfruttare, o torniamo a integralismi altrove imperanti che ordinano alle donne di nascondere anche il viso e le considerano esseri inferiori da utilizzare alla stregua degli animali? Certo, vestirsi in modo “dignitoso” è giusto, ma è accettabile che si pensi solo a intenzioni irrispettose?
Non so, alle volte ho l’impressione che, stupidamente piegati a vecchie tradizioni, anche tra il clero non tutti siano in grado di discernere il vero dall’apparente. Eppure ho conosciuto preti che ricordo con piacere, preti che non obbligano al segno della croce in alcuna circostanza e che ascoltano un punto di vista diverso, rapportandolo amichevolmente con il loro senza escludere gli altri dal loro mondo o negargli un rapporto di simpatia.
Tu, in queste ultime settimane, ti sei guardato attorno, con il risultato di sentirti obbligato a elencare un seguito di oltre una dozzina di “malattie” che, hai riscontrato, affliggono i prelati d’alto o non alto livello, persone litigiose, cortigiane, arroganti, egoiste, o con visioni diverse o contrastanti con il buon senso. Per loro hai chiesto perdono. Loro non si differenziano dai molti burocrati, manager e politici del nostro Stato, e uguali sono i loro “peccati”. Tu hai chiesto per loro perdono, mentre io sono convinto che ognuno ha il dovere di assumersi le proprie responsabilità e di pagare di conseguenza. Non so, una volta ti sei chiesto “chi sono io per giudicare”, e forse non hai la voglia di condannare, ma la Chiesa ha ancora molti conventi e, umilmente, chi sbaglia ve lo manderei per consentirgli, se non altro, di ripensare i suoi atteggiamenti vissuti. Io ritengo che capire i propri errori sia più che un pentimento e favorisca la crescita della consapevolezza, la maturazione dell’individuo, la comprensione delle proprie manchevolezze e del significato di bene e di male.
Ma non è di questo che volevo parlarti, e scusami se l’ho menata per le lunghe. Ti volevo parlare dell’8 per mille che, come sai, c’è da destinare alle confessioni religiose o allo Stato al momento della dichiarazione dei redditi.
Secondo i dati che circolano, l’8 per mille del 2013 ha portato alla Chiesa oltre un miliardo di euro (un miliardo e 4 milioni), ma di tale somma solo 125 milioni pare siano stati utilizzati per interventi caritativi. Ecco, pare che nessuno disponga di alcun rendiconto certo, ma mi risulta che l’Associazione consumatori già in passato si sia rivolta all’Autorità garante ritenendo ingannevole la pubblicità fatta per invitare i fedeli a destinare alla Chiesa quell’8 per mille.
E c’è un’altra domanda, l’insegnamento della religione nelle scuole, che pare costi allo Stato circa 1.250 milioni per la retribuzione dei relativi insegnanti, cui bisognerebbe aggiungerne molti altri per contributi alle scuole e università cattoliche. La domanda è se una educazione di parte, cioè della religione cattolica anziché per esempio di un quadro storico e di una critica seria di tutte le religioni e delle loro origini e utilità, è realmente efficace, cioè insegna a ragionare e contribuisce alla maturazione etica della coscienza dell’individuo, o se si limita invece a dare una dottrina con l’asserzione che solo quella è la via e che il pentimento significa perdono e il non pentimento condanna eterna. A me ciò appare come una minaccia atta a tenere l’individuo incatenato alla religione che sin da piccolo gli è stata inculcata.
Nessuno, neppure il nostro Stato, sa con precisione quanto ci costi la Chiesa, ma si parla di una somma, comprensiva di esenzioni, contributi e benefici di vario genere, attorno ai sei miliardi e mezzo, un qualcosa che costa oltre 100 euro all’anno a ogni italiano, non importa se credente e non credente. E perché mai io dovrei pagare per qualcosa che considero impropria, non rispondente alle mie convinzioni etiche e sociali? A te pare giusto? Agli stadi vanno, pagando il biglietto, quanti tifano per una squadra o comunque si divertono e apprezzano quel gioco. Perché costringere uno che per esempio ama le passeggiate in montagna a partecipare ai costi del calcio?
Con 100 euro un poveraccio si compra il pane per tre mesi, un ricco l’antipasto di un giorno. Ecco perché ti pregherei di valutare se anche nel nostro Paese, come altrove all’estero, sia ora di chiedere che le confessioni religiose, di qualunque tipo siano, debbano essere finanziate esclusivamente da chi le professa.
Gli anni passano, i matrimoni e i battesimi diminuiscono di numero, le chiese appaiono meno affollate e raramente ci si rivolge ai preti per un consiglio. Traduzioni e interpretazioni di Bibbia e Vangeli hanno portato nei secoli a ripetute divisioni o scissioni in funzione di credenze e convenienze, e nessuno vuole rinunciare alle proprie. Abbiamo difficoltà a riconoscerci nei nostri simili e le attuali strutture socioeconomiche e religiose le accentuano. Il tuo lavoro non è facile, ma la tua parola vale ben più della mia. Mentre con le tue aperture dai rispetto e dignità a tutti, compresi divorziati, gay e diversi, aumentano critici e oppositori e perciò, se non riesci con le parole, rendi felice a noi e a loro questo 2015 facendogli sperimentare l’umiltà del lavoro con la zappa e la vanga come in tanti conventi dei tempi andati. Pensa quanto sarebbe bello se la giustizia italiana gli affiancasse anche i mafiosi, i ladri e i corruttori delle nostre imprenditorie e amministrazioni pubbliche e private. Io credo che sarebbe un grande esempio per tutti.
A cura di Edmunduburdu
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