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Attualità

Che “Nessun Dorma”, la Locusta migratoria è sempre da noi

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di Francesco Diana
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Nessuno si meravigli se ogni anno di questi tempi comincia a fare bella mostra di se in alcune aree della Sardegna, la temutissima Locusta Migratrice, un ortottero tristemente noto per i danni che può causare alle colture in atto quando si presenta in forma gregaria. Contrariamente alla forma migratoria, quella “danica” è sicuramente innocua. Tempi addietro si riteneva che le predette fossero due specie diverse, ma studi compiuti fra gli anni ’11 e ’14, dimostrarono il contrario senza peraltro riuscire a chiarire le dinamiche che regolavano il passaggio dalla forma “solitaria” a quella “gregaria” e tantomeno quella in senso opposto. Di fatto avviene riguardo al mutamento delle condizioni ambientali che, se favorevoli, fanno si che la variante “gregaria” si riproduca molto intensamente, dando così origine a vaste popolazioni che in un determinato momento prendono il volo, dando origine alla migrazione.

Nella locusta “gregaria” è sostanziale la differenza fra il maschio e la femmina, pur mantenendo le medesime dimensioni (fra 50 e 60 mm). Entrambi hanno livrea e manto più scuro della specie “Danica” (specie solitaria).

Come comprensibile la forma gregaria è assai dannosa perché composta di milioni di esemplari che si riproducono vertiginosamente e che abbattendosi sulle colture in atto le divorano in un baleno. La variante ben nota in Italia col nome scientifico di “Diciostaurus Maroccanus”, è quella che da sempre ha prodotto i maggiori danni in Sardegna.

Tutto ciò premesso c’è da chiedersi se le infestazioni segnalate negli ultimi anni in una vasta area della Sardegna centrale, sia ascrivibile a un vero e proprio flagello di natura extraterrestre o se, invece, ciò derivi da una cattiva gestione del territorio, favorita dal progressivo abbandono dell’attività agricola per ragioni di ordine economico.

È, infatti, noto anche ai profani, che la mancata coltivazione dei terreni favorisce la propagazione delle locuste, mettendo a disposizione delle stesse un substrato di terra abbastanza compatto, che costituisce il sito ideale per lo scavo delle classiche “ooteche” destinate ad accogliere le molteplici ovo-deposizioni da parte degli ortotteri. Se si considera che nelle migliori condizioni ogni ooteca è destinata ad accogliere fino a cinquanta uova e che ciascun individuo adulto può generare più ooteche, non possono sussistere dubbi sulle origini delle infestazioni che fin dai tempi più remoti hanno devastato le coltivazioni in atto.

Che fare, dunque, per evitare la desertificazione di una vasta area della nostra cara e ridente Sardegna?

Intanto è estremamente necessario intervenire immediatamente per debellare l’insetto adulto con i sistemi attualmente in uso, nonostante ciò non sia esente da pericoli d’inquinamento nelle aree trattate, per la permanenza di residui tossici nel terreno. Tale intervento, se da un lato impedirebbe il danneggiamento delle colture in atto, limitando al massimo le folate della pericolosa locusta, dall’altro condizionerebbe notevolmente la fase riproduttiva, in virtù della drastica riduzione dei soggetti ovodepositori.

Contemporaneamente appare più che mai necessario eliminare quelle condizioni che agevolano sensibilmente la fase riproduttiva lavorando, anche se a profondità limitata, tutti i terreni incolti.

Quanto detto, allo scopo di rendere friabile lo strato superficiale del terreno, per rendere impossibile la realizzazione delle “ooteche”, ciascuna destinata ad accogliere fino a cinquanta uova. Se poi si considera che in condizioni favorevoli, pedologiche e climatiche, ogni adulto è in grado di produrre più ooteche, è facile capire il fenomeno delle infestazioni.

Per quanto esposto è abbastanza chiaro che la causa principale che può determinare l’infestazione da parte degli ortotteri è sicuramente lo stato di abbandono dei terreni, conseguenza della crisi economica che ne sconsiglia la lavorazione.

Tuttavia, allo scopo di evitare la desertificazione della splendida terra di Sardegna, è più che mai opportuno che la politica trovi urgentemente le risorse economiche necessarie per incentivare gli interventi in agricoltura e assicurare competitività ai suoi prodotti.

Così facendo anche i temuti ortotteri abbandonerebbero per sempre la forma “gregaria” per tornare alla forma “solitaria” presente in moltissime aree della sfera terrestre.

 

RIPRODUZIONE RISERVATA
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