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Sport

Ciclismo: Gabriele Porta, da Guspini al Giro d’Italia Under 23

Gabriele Porta
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di Walter Tocco
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Gabriele Porta, classe 2000, nel mondo del ciclismo non ha bisogno di grandi presentazioni. Nonostante la sua giovane età, è già un corridore esperto, ed è considerato il giovane più promettente del panorama ciclistico sardo. Il suo sorriso sereno, limpido e trasparente, non nasconde la determinazione di chi con umiltà ha saputo mettersi in gioco e si prepara ad affrontare la prossima stagione ciclistica – in testa il Giro d’Italia Under 23 – con l’obiettivo di migliore le proprie prestazioni. La stagione 2021, nonostante sia stata condizionata dalle pause imposte dalla pandemia, è stata particolarmente impegnativa per il ciclista guspinese; con la maglia della Delio Gallina ha partecipato, nel marzo 2021, al Trofej Poreč – Poreč Trophy in Croazia, e poi in aprile al Trofeo Piva. Porta si è poi classificato 14° al Giro d’Italia Under 23 del giugno scorso, e in agosto si è piazzato 3° nella classifica del Gran Premio della Montagna al Cycling Tour of Szeklerlan in Romania; a settembre la partecipazione al Giro del Friuli e quindi in ottobre la chiusura della stagione con la partecipazione a Il Piccolo Lombardia. Determinato, dotato di ottima resistenza e di un eccellente spunto in salita, Porta è cresciuto molto nel corso degli anni, lungo un percorso fatto di sacrifici, dedizione e passione. La stagione 2022 sarà quindi fondamentale per il giovane ciclista guspinese, che spera di migliorarsi ancora e di giocarsi le carte – le ha tutte – per affacciarsi al mondo del professionismo. Ne parliamo direttamente con lui.

Quando, come e dove hai iniziato a correre?

Ho iniziato in maniera molto semplice, su proposta di un amico, a 8 anni, con l’Unione Ciclistica Guspini. Prima di quel momento non avevo mai fatto sport e quindi mi sono buttato a capofitto sul ciclismo che mi ha subito conquistato e appassionato. Da allora non ho più smesso.

Fino al tuo esordio nelle gare e competizioni più importanti del circuito ciclistico giovanile. Che anno era?  

Era il 2017. Quell’anno, l’Unione Ciclistica Guspini si era affiliata con una squadra della penisola nell’ambito di una collaborazione sportiva tra le due società. Grazie a questa affiliazione, ho potuto partecipare alle gare della categoria juniores del circuito giovanile nazionale e internazionale con la maglia della squadra toscana della Fosco Bessi. È stata un’esperienza molto formativa dal punto di vista sportivo, e anche umano.

I tuoi buoni piazzamenti e i risultati ottenuti non sono passati inosservati. Il 2019 è l’anno della svolta: al termine di quella stagione, infatti, la Delio Gallina di Brescia acquista il tuo cartellino dall’Unione Ciclistica Guspini.

 Si, esatto. È stato un momento importante. Soprattutto perché ho capito che stavo facendo del ciclismo la scelta della mia vita.

Gabriele Porta con la maglia della Petroli Firenze sul litorale di Sestri Levante

Oggi corri per la Petroli Firenze. Se avessi voluto, però, avresti potuto correre coi professionisti già dalla prossima stagione. Perché hai preferito fare un’altra scelta?

Perché credo sia giusto crescere per tappe, e provare prima a riuscire a fare bene tra i giovani e giocarsi tutte le possibilità nelle gare del circuito giovanile nazionale e internazionale. Ho già corso delle gare con dei professionisti, e so cosa vuol dire. Però, prima di arrivare a poter correre nel circuito UCI ProSeries, o ancora di più in quello UCI World Tour, preferisco essere sicuro di aver fatto il massimo nella mia categoria. Poi l’idea di una nuova sfida con una nuova squadra mi è piaciuta e allora mi sono convinto a cambiare.

Tu non sei un passista, come si dice in gergo. Sei piuttosto uno scalatore, come Fabio Aru. Vedi qualcosa che ti accomuna a lui?

  Si, non sono veloce. Mi trovo meglio nei gran premi della montagna. No, nulla in particolare. Non saprei.

Come di lui un tempo, dicono di te che tu sia oggi il giovane ciclista sardo più promettente?

Piu che le parole, però, contano i fatti e i risultati. Vedremo.

Dove ti trovi adesso precisamente?

Adesso siamo Sestri Levante, in Liguria, e ci alleniamo quotidianamente con la squadra. Poi, nel corso della stagione ci sposteremo anche ad Alseno, in provincia di Piacenza.

Come hai gestito l’allontanamento dalla Sardegna. Cosa ti ha pesato di più in questi anni nel doverti spostare dall’Isola?

La distanza da casa pesa certamente. Però il ciclismo richiede una tale concentrazione e dispendio di energie che spesso non si ha il tempo di pensarci. Quando ci si inoltra nella stagione poi, con le corse a tappe, le giornate sono completamente impegnate. Mi manca il mare e poter nuotare. Anche se adesso, dove mi trovo, fortunatamente lo vedo tutti i giorni. E mi manca certamente la mia famiglia.

Quanto è stato importante il sostegno della tua famiglia nella tua scelta di dedicarti al ciclismo?    

È stato fondamentale. Perché mi hanno sempre sostenuto nelle mie scelte. E mi sono sempre rimasti vicini. Anche nei momenti di difficoltà. Quando possono vengono ad assistere alle mie gare. Il loro supporto rappresenta per me una ulteriore motivazione a fare bene e migliorarmi.

Il ciclismo impone parecchi sacrifici anche nella vita quotidiana. Come si svolge una tua giornata tipo?

Sveglia al mattino; colazione, palestra, e poi in bici per 4 o 5 ore, per terminare con la cena e il riposo. Fare il ciclista non significa solamente andare in bici, ma occorre esserlo durante tutta la giornata. Bisogna controllare molto bene l’alimentazione e curare anche il recupero energetico e il sonno, che è anch’esso un aspetto fondamentale nella tenuta atletica di un ciclista. Durante la stagione occorre infatti riposare bene per affrontare gli allenamenti e le gare, e per questo bisogna andare a dormire presto.

Qual è stato l’impatto del Covid sul mondo del ciclismo giovanile?

La pandemia ha pesato molto negli ultimi due anni. Nel 2020 molte gare e competizioni non si sono svolte, limitando parecchio la stagione. Durante la stagione 2021, con le misure di prevenzione, le gare si sono tenute. Ma permaneva costantemente tra i ciclisti la paura di contrarre il virus, e di veder la propria stagione conclusa anzitempo a causa di esso. Questo timore, in realtà, rimane anche per la prossima stagione.

La prossima stagione, infatti, si presenta molto impegnativa e ricca di sfide. Quali sono i tuoi obiettivi?

Fare bene. E migliorarmi rispetto allo scorso anno. Oltre al Giro d’Italia Under 23, parteciperò al Giro di Romagna – sempre che si faccia – e ai classici Gran Premio Capodarco e Trofeo Piva. Spero di poter partecipare anche al Giro della Valle d’Aosta, una gara che non ho mai fatto, ma che mi è sempre piaciuta.

Cosa ti senti di dire a un giovane che si avvicina al ciclismo?

Di divertirsi con il ciclismo e la bici, prima di tutto. E di metterci tanta passione, anche quando ci sarà da fare qualche sacrificio e rinuncia. Il ciclismo saprà certamente conquistarlo.

RIPRODUZIONE RISERVATA
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