di Francesco Diana
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Il recente comunicato trasmesso tramite WhatsApp dall’amministrazione comunale ai cittadini di Collinas-Forru, riguardante il completamento del servizio d’illuminazione pubblica con l’imminente introduzione delle lampade Led, ci stimola a compiere le opportune ricerche, per ripercorrere la metamorfosi subita dai sistemi d’illuminazione artificiale.
Nel 1845 uno studioso americano di nome Starr, al fine di raggiungere gli scopi prefissati, suggerì di racchiudere all’interno di un bulbo di vetro, preventivamente svuotato dell’area, dei filamenti di carbone, invito che fu immediatamente accolto dall’inglese Josef Swan, che nell’immediato non andò a buon fine a causa dell’impossibilità di estrarre completamente tutta l’aria dall’interno del bulbo, salvo tornare alla carica nel 1865 a seguito della scoperta della classica pompa del vuoto da parte di un chimico tedesco di nome Sprengel, presentando la propria idea di lampadina.
Ciò avvenne con esito negativo nelle prime prove di laboratorio, ma con successo nel 1879 davanti a numerosissimi osservatori, con l’adozione di lampada Edison che restò accesa per più di tredici ore. Ciò favorì accordi formali fra i due soggetti, che in Inghilterra portarono alla costituzione della Società Elettrica Edison & Swan per la produzione di lampadine con filamento a carbone.
Il problema maggiore delle lampade a incandescenza di prima generazione, risiedeva nel fatto che non si riusciva a estrarre completamente l’aria dal bulbo della lampadina e ciò ne comprometteva la durata. Risolto tale problema nel 1887 e omettendo i passaggi intermedi per questioni di spazio, si arrivò al 1908 anno in cui fu testato con successo l’impiego del tungsteno in filamenti sottili, che peraltro, alla fine, presentavano gli stessi difetti delle prime lampadine. Col procedere della ricerca il problema fu risolto dal chimico americano Irving Langmuir che, nel 1913, arrivò a produrre la lampadina a filamento attorcigliato, che divenne doppio a partire dal 1934, il tutto all’interno del globo saturato con azoto.
Proprio alla fine del 1934, come descritto in un precedente servizio del marzo 2018 dal titolo “Collinas- Storico evento dell’energia elettrica”, anche gli abitanti di Collinas-Forru sentirono l’esigenza di dotarsi del servizio elettrico, come già successo nelle altre nazione europee, quali ad esempio l’Inghilterra a partire dal 1920.
La prima forma d’illuminazione pubblica introdotta a Collinas, analogamente a quella realizzata nei paesi limitrofi, era costituita da una miriade di punti luce installati lungo le principali strade urbane, realizzati con supporti inferro forgiati a mo’ di rostro di rapace, fissati direttamente alle pareti delle case o sorretti da vetusti e contorti pali di legno. Al vertice di tale supporto era sistemato il portalampada, sovrastato e protetto da una sorta di coperchio in lamiera smaltata a sfondo bianco e dorso nero “su crabettori” che, alla funzione protettiva dalla pioggia, univa quella di convogliare verso il basso i raggi luminosi emessi dalla lampada a filamento incandescente. L’ascesa sui contorti pali in legno per la periodica sostituzione delle lampadine fulminate, avveniva grazie all’utilizzo di speciali ramponi dentati a forma di semicerchio da sistemare ai piedi dell’addetto, che peraltro veniva assicurato la palo da un fascione protettivo scorrevole che lo accompagnava nella scalata.
Si trattava, come comprensibile, di un’impalpabile forma d’illuminazione pubblica, che irradiava di una luce tenue solo l’area sottostante, ma che in qualche modo andava a modificare quell’atmosfera romantica che solo il chiaro di luna era in grado di assicurare. Per questo motivo le lampadine dell’impianto d’illuminazione pubblico diventarono inizialmente bersaglio prediletto da parte degli innamorati e di quanti, anche con finalità diverse, le considerava una forma di violazione della privacy.
Venuti meno tali pregiudizi, gli impianti d’illuminazione pubblica subirono negli anni a seguire continue metamorfosi, in relazione all’incessante sviluppo tecnologico del settore per il soddisfacimento delle accresciute esigenze anche delle piccole comunità, in termini di circolazione stradale e di prevenzione di eventuali atti malavitosi.
Per questi motivi, le amministrazioni comunali, succedutesi nel tempo, hanno cercato d’installare corpi illuminanti sempre più adeguati all’ambiente e compatibili con le altre forme di arredo urbano adottate nel tempo, che svolgessero anche un ruolo determinante nella prevenzione egli incidenti stradali Enel controllo del territorio.
Nel tempo si è passati dalle lampade a incandescenza a quelle al neon, a quelle a luce fluorescente. Attualmente, in vigenza della grave crisi economica che minaccia di mettere in ginocchio l’economia della quasi totalità dei paesi industrializzati, l’Amministrazione comunale in carica ha comunicato ai cittadini il programma di conversione d’imminente attuazione nell’impianto d’illuminazione pubblica, che prevede la completa sostituzione delle lampade in uso con quelle al Led, ciò che consentirà un risparmio energetico pari al 90% rispetto a quello attuale.
La nuova generazione di lampade Led pur generando calore, che peraltro è trattenuto al suo interno e reimpiegato per generare la luce, necessita di una corrente minima per azionare il semiconduttore e produrre una luce priva d’infrarossi e ultravioletti.
S’ipotizza che, qualora tutte le città adottassero la conversione al Led di nuova concezione, si arriverebbe a ottenere un risparmio energetico equivalente a quattordici milioni di barili di petrolio; ciò che, ovviamente, non guasterebbe in questo momento di profonda crisi energetica!
È ciò che tutti auspichiamo nell’interesse comune dei popoli!
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