di Antonio Corona
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È raro per una persona che ha frequentato a fatica solo le scuole elementari e che ha poca dimestichezza con la penna, come ha scritto lo stesso autore, raccontare e raccontarsi mettendo a nudo i propri sentimenti e la propria anima. Ino Matta collinese doc ottantenne, dopo una vita di lavoro e dopo la pubblicazione di un testo sulla storia della bocciofila locale “Sa Forresa” di cui è stato Presidente, è alla sua seconda fatica appena data alla stampa per i tipi di Art Graf di Roberto Atzeni Sardara. Non gli è mancato né l’incoraggiamento né il sostegno da parte di molte persone.

“Piccole cose con grande cuore. Racconti autobiografici e romanzati dal 1960 al 2017” è il titolo dell’opera a cura di Antonio Corona. L’autore dedica il testo per riconoscenza ai genitori, al padre Edoardo e in particolar modo alla mamma Michelina. «Quanto ho desiderato che tu, tenendomi stretto, avresti letto un giorno commossa ed io piangente, un libro scritto da tuo figlio Ino in possesso della sola quinta elementare. Grazie di cuore mamma. Mai finirò di esserti riconoscente. Sono sicuro che da “lassù” anche voi leggerete il mio libro». Questo dice e con un certo orgoglio l’autore all’inizio dell’opera.
Ino sul filo della memoria racconta brandelli della propria vita, episodi di vita vissuta ed in alcuni casi frutto di sola fantasia ma verosimili, aderenti alla realtà. C’è in tutta l’opera molto verismo in un ambiente agro-pastorale di un passato non troppo lontano nel quale fin dalla più tenera età i ragazzi erano abituati ai sacrifici, chiamati anche a dare una mano all’economia della famiglia basata normalmente sul lavoro dei campi o sull’allevamento del bestiame soprattutto ovino.
Ino non amava molto la scuola piuttosto rigida e poco attenta ai problemi degli scolari che non venivano di certo messi al centro dell’azione pedagogica ed educativa. Preferiva come tanti altri ragazzi dedicarsi a mettere “i calappi”, le trappole per gli incauti uccellini o i giochi con i coetanei. Ma il padre ed il fratello Mario, che accudivano un gregge di pecore, richiedevano in particolari circostanze il suo aiuto che lui prestava malvolentieri. Fare il pastore non rappresentava il suo futuro. La sua ambizione era diventare un bravo muratore. Per lui rappresentava più che una laurea. Con impegno, con fatica e con dedizione, accompagnata da non poche esperienze di sofferenza raggiungerà il suo sogno.
L’autore racconta in prima persona storie semplici di vita agro-pastorale, esperienze maturate durante il servizio militare e durante la vita lavorativa nel comparto dell’edilizia. Si sofferma a descrivere e ad indagare nell’animo delle persone che conosce. Affronta storie reali o di fantasia commoventi, dure o tragiche come la storia questa volta reale di una bambina di 9 anni uccisa da un sedicenne o la storia di un ragazzo diversamente abile al quale i coetanei hanno fatto perdere la gioia di vivere. Nei rapporti interpersonali gioca un ruolo molto importante l’amicizia, il rispetto, il senso del dovere e i valori appresi in famiglia.
Per quanto attiene ai racconti della sua fanciullezza molti accostamenti possono essere fatti con alcuni passi del testo “Padre padrone” di Gavino Ledda riferito al mondo agro-pastorale in linea di massima dello stesso periodo. Sono esperienze e vicissitudini comuni, modi di vivere comuni, difficoltà e sofferenze comuni a ragazzi di sei sette anni d’’età. Altro accostamento va fatto anche con “I 70 racconti” del compianto sacerdote collinese don Luigi Sanna, che ha riportato nel suo testo storie semplici di ragazzi affidati alle sue cure di educatore negli anni ‘60 e ‘70.
Le descrizioni di persone luoghi, avvenimenti, ambienti e paesaggi sono curate, minuziose, ricche di particolari e colorite.
La famiglia per l’autore è un punto di riferimento significativo. I sentimenti per i genitori e per i fratelli traspaiono costantemente. Le parole e gli esempi del padre Edoardo e della madre Michelina contano. Non li dimenticherà mai. La rettitudine morale dello scrittore è una costante in ogni circostanza e non ultimi i valori religiosi acquisiti fin dalla più tenera età.
L’augurio è che l’opera di Ino Matta possa contribuire a far conoscere anche ai più giovani un mondo per loro quasi sconosciuto e quindi irreale, quello dei papà e dei nonni dove fin da piccoli ci si abituava al sacrificio, al lavoro e all’impegno e che vi possano ritrovare i valori di rispetto, amicizia e solidarietà reciproca. Auspichiamo ed attendiamo una sua prossima opera che siamo sicuri non tarderà ad arrivare.
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