di Mauro Marino
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Dopo le modifiche introdotte nell’ultima legge di Bilancio (Legge 213/2023 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 303 del 30/12/2023) con le strette operate dal Governo Meloni sulla previdenza vediamo quali sono i canali di accesso al pensionamento nell’anno 2024.
PENSIONE DI VECCHIAIA
Non ci sono novità rispetto al passato. Si può accedere al pensionamento avendo compiuto almeno 67 anni e avendo almeno 20 anni di contribuzione. Non sono previste finestre d’uscita per cui il pensionamento avviene il primo giorno del mese successivo alla maturazione dei requisiti.
PENSIONE ANTICIPATA
Anche in questo caso non ci sono cambiamenti rispetto all’anno 2023. Il pensionamento è consentito agli uomini se hanno 42 anni e 10 mesi di contributi e alle donne se possiedono 41 anni e 10 mesi di contributi a cui bisogna aggiungere la finestra d’uscita di tre mesi. Si può accedere a questa forma di pensionamento indipendentemente dall’età anagrafica.
QUOTA 103
Rimangono inalterati i requisiti di 41 anni di contribuzione sommati a 62 anni di età con la pesante modifica che l’assegno previdenziale per chi opterà tale scelta sarà calcolato interamente con il sistema contributivo con una diminuzione per sempre dell’assegno previdenziale di circa il 15%. Vengono inoltre aumentate le finestre mobili di uscita che passano da tre a sette mesi per i lavoratori privati ed addirittura da sei a nove mesi per i dipendenti pubblici e la misura dell’assegno non potrà superare di quattro volte il trattamento minimo (2.394 euro lorde, circa 1.750 euro nette mensili) fino al compimento dei 67 anni di età.
OPZIONE DONNA
Viene aumentato di un anno il requisito anagrafico per potervi accedere. Possono accedervi le lavoratrici che abbiano almeno 61 anni di età e 35 anni di contributi che, a differenza della Quota 103, devono essere raggiunti entro il 31/12/2023. Vengono confermate le forti limitazioni introdotte nella scorsa Legge di Bilancio con accesso consentito solo a donne svantaggiate. In particolare, essere caregiver e conviventi da almeno 6 mesi con un malato in stato di gravità, essere invalide almeno al 74%, oppure essere state licenziate o essere dipendenti da aziende per le quali sia attivo un tavolo di crisi al MISE. Rimangono, inoltre, le finestre d’uscita di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e di 18 mesi per le autonome e il calcolo dell’assegno previdenziale è effettuato totalmente col sistema contributivo. Viene confermato lo sconto di un anno per ogni figlio fino ad un massimo di due figli e nel caso di donne licenziate o dipendenti da imprese in crisi il requisito anagrafico scende di due anni a 59 anni. Per le lavoratrici del settore scuola che andranno in pensione dal 1° settembre 2024 le domande di pensionamento vanno presentate entro il 28 febbraio 2024.
APE SOCIALE
Anche su questo istituto sale il requisito anagrafico. Anziché agli attuali 63 anni si potrà accedervi a 63 anni e 5 mesi. L’Ape Sociale è riservata solo ad alcune categorie svantaggiate come disoccupati che abbiano esaurito i periodi di disoccupazione, invalidi civili almeno al 74%, caregiver che assistono da almeno 6 mesi disabili conviventi ed abbiano almeno 30 anni di contributi, oppure lavoratori che abbiano 63 anni e 5 mesi e svolgono mansioni gravose (sono state eliminate le 23 categorie di lavori gravosi introdotte nel 2021) e siano in possesso di almeno 36 anni di contributi. L’assegno non può essere superiore a 1.500 euro lordi mensili (circa 1.150 euro nette) senza tredicesima e senza le perequazioni dovute all’inflazione fino al compimento del 67esimo anno di vita. Viene introdotta anche l’incumulabilità del trattamento con redditi di lavoro autonomo o dipendente salvo quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro lordi.
CONTRIBUTIVI PURI
Per i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi a partire dal 1/1/1996 e che quindi appartengono alla categoria dei contributivi puri la pensione anticipata si consegue a 64 anni di età a condizione che l’assegno previdenziale non sia inferiore a 3 volte l’assegno sociale (circa 1.500 euro lordi). Per le donne con un figlio il requisito scende a 2,8 volte l’assegno sociale e per le donne con due o più figli scende a 2,6 volte. Viene introdotta anche la finestra d’uscita di tre mesi prima non prevista.
PACE CONTRIBUTIVA
Viene introdotta poi per il biennio2025/2025 la possibilità di riscattare i periodi non coperti da versamenti contributivi pagando il 33% dell’imponibile dell’ultimo stipendio conseguito fino ad un massimo di cinque anni solamente per coloro che sono nel regime del contributivo puro e hanno versato contributi a partire dal 1/1/1996.
Per quanto riguarda poi alcune categorie di dipendenti pubblici come i lavoratori nel settore della sanità, insegnanti di scuola materna e della scuola primaria parificate, dipendenti di enti locali e ufficiali giudiziari c’è stata una modifica per quanto riguarda la pensione anticipata (42 anni 10 mesi gli uomini e 41 anni e 10 mesi le donne). Questi subiranno una modifica delle aliquote di rendimento della parte retributiva che comporterà una riduzione dell’assegno previdenziale ed inoltre il personale appartenente a queste quattro categorie del pubblico impiego subirà un aumento delle finestre mobile oltre ai tre mesi previsti finora di un mese nel 2025, due nel 2026, quattro nel 2027 e sei nel 2028.
Ricordiamo, infine, che con decreto del MED del 20/11/2023 sono state perequate per l’anno 2024 le pensioni del 5,4% interamente fino a 4 volte il trattamento minimo, dell’85% per quelle da quattro a cinquine volte il TM, del 53% da cinque a sei volte il TM, del 47% da sei a otto volte il TM, del 37% da otto a dieci volte il TM e, infine, del 22% per quelle oltre 10 volte il TM. Poiché il dato definitivo dell’inflazione dell’anno 2023 è stato calcolato provvisoriamente al 5,7% il restante 0,3% sarà pagato nel dicembre 2024 secondo le percentuali sopra indicate.
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