Gonnosfanadiga, 75 anni dopo il bombardamento degli aerei americani, ha ricordato le sue vittime. Il 17 febbraio del 1943, gli Anglo-Americani portarono deliberatamente la morte a Gonnosfanadiga. Quel pomeriggio i bambini smisero di giocare per vedere l’acciaio luccicare al riflesso del sole sul cielo primaverile. Quelle urla di gioia nel vedere così da vicino le cosiddette “fortezze volanti” si trasformarono però ben presto in urla di dolore e pianto. Gonnosfanadiga conobbe così la guerra nella maniera più vigliacca. Nessuno poteva immaginare un bombardamento contro una popolazione inerme ad opera della più grande potenza militare del mondo.
Non ci sono spiegazioni ragionevoli per quanto accadde quel tragico pomeriggio se non conoscere la verità di cui ancora i familiari delle vittime e tutta la comunità sono creditrici. Verità conservata negli archivi di guerra degli Stati Uniti d’America, negata ai familiari delle vittime e alla comunità che ancora rivendica il diritto di sapere e conoscere il perché di quell’azione vile. Tanti cittadini sostengono che il bombardamento del 17 febbraio 1943 non fu un errore ma un’azione voluta allo scopo di uccidere senza pietà.
Oggi in municipio è stata issata la bandiera a mezz’asta e celebrata la messa nella chiesa del Sacro Cuore. Subito dopo, il corteo guidato dal sindaco Fausto Orrù, insieme ai suoi colleghi di Guasila Paola Casula e di Arbus Antonello Ecca e del consigliere regionale Rossella Pinna ha raggiunto la piazza 17 febbraio per deporre una corona di alloro.
Francesco Zurru
RIPRODUZIONE RISERVATA
Aggiungi Commento