di dott.ssa Alice Bandino, psicologa
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L’intelligenza emotiva viene ormai applicata in ogni ambito dove la conoscenza e la regolazione delle emozioni possono influire positivamente sul benessere psico-fisico percepito dal singolo e dal gruppo e dove la corretta gestione delle stesse può portare a un più semplice raggiungimento di obiettivi in modo proattive.
Le teorie della psicologia americana, come ad esempio quelle sul modello dell’intelligenza emotiva- sociale di Bar-On (1988) che definisce l’Intelligenza Emotiva “un costrutto multifattoriale che comprende un insieme di abilità non-cognitive, di competenze e capacità che influiscono sull’ abilità dell’ individuo di far fronte alle richieste e alle pressioni dell’ambiente” (Zammuner, 2004 ), vengono utilizzate negli ambiti dove termini come motivazione e resilienza sembrano essere le parole magiche per ottenere qualsiasi risultato a nostro vantaggio. Ma quali sono le competenze emotive intra-personali teorizzate dallo psicologo e docente americano?
Innanzitutto la dimensione si riferisce alla consapevolezza delle proprie emozioni, alla comprensione e alla capacità di esprimere i propri stati d’ animo e i propri pensieri e si suddivide in cinque sottoscale.
La considerazione di sé, misura la capacità di rispettare se stessi e di accettare sia gli aspetti positivi che quelli negativi della propria personalità; l’autoconsapevolezza emotiva, descrive la capacità di essere consapevoli delle proprie emozioni e di essere in grado di discriminarle e di comprendere da che cosa sono scaturite; l’assertività, valuta l’abilità di esprimere i propri sentimenti pensieri e credenze in modo costruttivo e la capacità di difendere i propri diritti e punti di vista; l’indipendenza, esprime la capacità di essere sicuri e fiduciosi in se stessi, indipendenti e autonomi non ricorrendo agli altri per soddisfare i propri bisogni emotivi; la realizzazione di sé, esprime l’energia che un soggetto impiega per raggiungere i propri obiettivi e l’ abilità per realizzare il proprio potenziale. Queste competenze nel suddetto modello di Bar-on si aggiungono agli altri quattro ambiti di competenze principali: le capacità interpersonali, le capacità di adattamento, le strategie di gestione dello stress e i fattori motivazionali e di umore generale.
L’intelligenza emotiva è pertinenza del lavoro dello psicologo (come spesso ripeto), ed è solo lo psicologo che per legge può intervenire nei pazienti o nella collettività per modulare queste competenze: l’abuso infatti delle teorie psicologiche e la loro applicazione in modo superficiale può causare danni importanti alle persone, come un abbassamento dell’autostima o l’aumento della frustrazione per il mancato raggiungimento di obiettivi prefissati col coach improvvisato o il counsellor non psicologo, vera piaga moderna della nascita di pseudo professioni importate dall’estero, ma che sfociano in Italia nell’abuso di professione a scopo di lucro e in promesse ingannevoli e spesso irrealizzabili. È infatti chiaro che le competenze intra- personali in argomento necessitano di un supporto psicologico per essere modulate o rimodulate in modo corretto: prendiamo come esempio un professionista che necessita di rafforzare le proprie competenze per raggiungere obiettivi professionali e personali che potrebbero aumentare il suo benessere psico-sociale in un periodo della sua vita poco soddisfacente; ebbene, solo uno psicologo professionista e qualificato potrà aiutarlo, essendo queste competenze emotive completamente dipendenti dai costrutti mentali personali di noi tutti.
Gli stimoli esterni ed interni son infatti recepiti dal singolo e dal gruppo in base a costrutti mentali interni strettamente dipendenti dai propri costrutti mentali, dall’educazione emotiva ricevuta sin dai primi anni di vita, dall’ambiente e da tutte le competenze succitate; vien da sé che dare soluzioni pronte e efficaci condendole con doti comunicative ammalianti non potranno offrire un reale raggiungimento di obiettivi duraturo nel tempo. Come può infatti un professionista non psicologo conoscere le emozioni che sottendono i costrutti dell’empatia, della motivazione, della resilienza e regolarle in modo professionale senza averle studiate? Come si può chiedere a un paziente (clienti nel caso dei coach) di impegnarsi nel volere e potere raggiungere degli obiettivi se non si sanno ad esempio riconoscere dei disturbi emotivi che impediscono il raggiungimento degli stessi? È importante capire l’importanza di affidarsi a un vero professionista, perché le emozioni son parte integrante della mente umana e solo dalla loro corretta regolazione potremo affrontare in modo propositivo ed efficace gli eventi stressanti della vita.
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