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ATTUALITÀ

Confinato per disfattismo il carlofortino Saturnino Bonifai

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di Lorenzo Di Biase
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Saturnino Bonifai nacque a Carloforte il 16 ottobre 1909 alle ore pomeridiane 11 e minuti 30 da Giuseppe, falegname trentenne, e da Antonia Grosso, casalinga. Saturnino incappò nelle maglie del regime fascista durante il 1939, ed all’epoca dei fatti egli risiedeva a Cagliari, in vicolo Collegio n. 2; in città svolgeva il mestiere di barbiere in proprio.

Egli venne arrestato il 14 settembre 1939 a Cagliari per “Vociferazioni e notizie false, denigratorie verso il regime e disfattiste” e subito sottoposto a visita medica dalla direzione delle carceri giudiziarie per accertarne l’idoneità ad essere sottoposto alla misura del confino di polizia, dall’esito scontato. Le voci false e denigratorie verso il regime su riportate furono raccolte dal dirigente la zona O.V.R.A. della Sardegna che aveva impartivo le opportune disposizioni ai dipendenti per arginare tale attività antinazionale, individuandone i propalatori. Durante le investigazioni venne accertato che Saturnino era uno dei più pericolosi disfattisti giacché egli ebbe a sostenere le sue teorie, a sua insaputa, proprio con persona dipendente della zona O.V.R.A., “bella figura sta facendo quel buffone (alludendo al Duce) parlava tanto di guerra ed ora non fiata ed è convinto che non siamo in condizioni di farla” e continuava con apprezzamenti disfattisti creando nell’animo dell’ascoltatore una errata convinzione sulla effettiva situazione, politica economico militare.
Il luogo del misfatto era la sua bottega di barbiere. Dopo di che per Saturnino si aprirono le porte delle carceri cagliaritane; era il 14 settembre del 1939.  Fu sottoposto alle decisioni della Commissione provinciale per il confino di polizia nella seduta del 17 settembre durante la quale egli si dichiarò non colpevole per i fatti a lui ascritti. La Commissione, incurante delle dichiarazioni del Bonifai, decretò l’assegnazione al confino di polizia per un lustro ai sensi dell’art. 181 n.2 del Testo Unico. Entro i dieci giorni successivi, come previsto dalla normativa, Bonifai produsse una dichiarazione di appello avverso il provvedimento dell’assegnazione al confino di polizia. Ma oramai la decisione era presa e su indicazione del Ministero dell’Interno fu destinato a San Giovanni in Fiore in provincia di Cosenza. La traduzione per superiore disposizione avvenne a carico della Questura sarda. Per sperare di mitigare la importante condanna, intervenne con una lettera la sorella di Saturnino, Maria Luigia, producendo una accorata missiva indirizzata alla moglie del Duce. Anche la moglie, Giuseppina Durante, scrisse un’istanza ma lei la rivolse al Duce. Durante Giuseppina era certa che il marito fosse stato incolpato per vendetta da parte di qualche disonesto. A seguito del ricorso in appello prodotto dal confinato Bonifai, il Ministero dell’Interno si mosse per avere qualsiasi informazione utile per vedere se vi era la possibilità di ridurre la condanna e soprattutto per capire quale impressione avrebbe potuto produrre sull’opinione pubblica una eventuale revoca o commutazione dell’impugnato provvedimento.
Agli inizi del 1940 Saturnino fu trasferito alla Colonia confinaria di Pisticci (Matera) per essere sottoposto al duro lavoro agricolo ma, dalla visita medica a cui venne sottoposto, risultò non idoneo ad affrontare i lavori coloniali e pertanto ritornò a San Giovanni in Fiore. Intanto la pratica della riduzione di pena seguiva l’iter consolidato e acquisite dalla Commissione d’Appello per gli assegnati al Confino le relazioni dai vari organi di Polizia e Carabinieri decise di ridurre la pena a lui inflitta da cinque anni a un solo anno di pena. Il Duce tenne conto dei pareri positivi espressi dalle prefetture e dispose il condono del residuo periodo di confino per cui il perseguitato politico Saturnino Bonifai poté partire, munito di foglio di via obbligatorio, in data 23 luglio ’40 alla volta di Cagliari per fine pena detentiva.

 

RIPRODUZIONE RISERVATA
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