di Maurizio Onidi
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«Da alcuni giorni la mia azienda non spedisce più carciofi nella penisola», dichiara Luigi Setzu, imprenditore agricolo di Samassi, «Gli operatori dei mercati generali di Roma, Firenze e del nord Italia mi hanno chiesto di non mandare prodotto perché non c’è richiesta. Allo stato attuale le spedizioni si sono ridotte del 50% e mio malgrado ho dovuto tenere a casa i collaboratori per due giorni di riposo forzato con la conseguenza che il prodotto rimasto sul campo è destinato a deteriorarsi e quindi non più commerciabile».
«Mai vista un’annata come questa»precisa l’imprenditore samassese «novembre e dicembre bombe d’acqua e pioggia quasi ininterrotta, poi due mesi di totale assenza d’acqua e innalzamento delle temperature a livelli di fine primavera che hanno provocato “l’esplosione del prodotto” con conseguente offerta sul mercato superiore alla domanda e ora la ciliegina sulla torta. All’annata compromessa del carciofo si intravede un possibile replay per quella del grano che ha risentito dei mutamenti climatici verificatisi a cavallo dell’anno». «Senza voler drammatizzare», sottolinea Luigi Setzu, «devo purtroppo ammettere che sono molto preoccupato per il futuro non solo della mia azienda ma anche per l’indotto che a cascata ne subirà inevitabilmente i contracolpi»
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