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DICO LA MIA

Covid-19, Fase 2: fra previsioni e certezze

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di Francesco Diana
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Siamo finalmente giunti alla fase “2”, ossia il periodo durante il quale, grazie alla regressione della pandemia, si può tentare l’allentamento delle misure di sicurezza adottate per frenare la propagazione del virus, procacciatore d’immani sofferenze e infiniti lutti per tutte le popolazioni della terra.

Da quanto c’è dato a capire, con l’evento della Fase 2, ciascuno di noi potrebbe riacquistare, purtroppo solo a carattere sperimentale, un minimo di vigilata autonomia nell’espletamento delle sue funzioni, nella prospettiva di giungere il più presto possibile alla tanto auspicata “immunità di gregge”, che solo la scoperta di un adeguato vaccino potrà assicurare.

Infatti, solo quando la grande maggioranza degli individui sarà vaccinata, anche coloro i quali non potranno farlo per i motivi più disparati, saranno in qualche modo tutelati per via della limitata circolazione dell’agente infettivo.

Nell’attuale “tourbillon” generato dalla diffusione di dati, principi scientifici, pareri illuminati, riferimenti storici, assicurazioni varie e relative smentite, divulgate giornalmente dai media noi, nell’eremo domiciliare, con la residua lucidità di cui ancora disponiamo, messa costantemente a repentaglio dall’alternanza di notizie spesso contrastanti e per la maggior parte allarmanti, cercheremo di dar fondo alle nostre risorse intellettuali, per tentare di capire ciò che succede all’esterno.

Durante il triste percorso riconducibile alla “Fase 1”, eravamo rimasti molto impressionati dalla grande solidarietà emersa fra i popoli del pianeta e, all’interno di ciascuno di questi fra i singoli individui, indipendentemente dal colore della pelle e dal credo politico e religioso, per far fronte alle esigenze di quanti, più duramente colpiti dalla pandemia, avevano più necessità di aiuto.

Per quanto concerne il nostro paese, siamo rimasti favorevolmente impressionati dall’improvviso superamento dei dissidi fra Nord e Sud, fra ricchi e poveri, fra intellettuali e profani. Tutti si sono prodigati nel nobile gesto di aiutare chi aveva maggiormente bisogno. Preambolo di un nuovo corso nel rapporto fra i popoli?

Attraverso i canali mediatici ci è stato ripetutamente riferito che il “dopo Covid-19”, sarebbe stato caratterizzato da un percorso di vita completamente nuovo e che tutto sarebbe stato diverso dal passato!

Dal nostro “eremo”, invece, ci capita di osservare che premesse non coincidono con le previsioni da più parti divulgate! E’ bastato fare cenno all’inizio della “Fase 2” per far riemergere le differenziazioni e i contrasti esistenti, non solo fra i diversi Stati del pianeta, ma in modo più specifico, fra le varie regioni del nostro paese secondo la posizione geografica.

Infatti, mentre fra gli Stati del pianeta è riesplosa clamorosamente la competitività nel campo industriale ed economico in funzione dell’obiettivo “supremazia”, aspirazione opportunamente sopita durante l’emergenza (di fa largo, in proposito, l’ipotesi che alcuni Stati abbiano artatamente nascosto a tale scopo le cifre della pandemia per non danneggiare la propria immagine), la nostra Europa ha dimostrato di non essere da meno, in barba alla prevista solidarietà fra gli stati membri, come peraltro previsto dalle norme costitutive. Fra gli stati ostili all’Italia, brilla in modo particolare l’Olanda, noto paradiso fiscale che accoglie i capitali sottratti al fisco dai paesi d’origine.

Nella nostra Italia sono riemersi prepotentemente i noti campanilismi regionali e le deprecabili differenziazioni di natura razziale fra Nord e Sud, patrimonio culturale anche di qualche illustre firma della carta stampata, cui va riconosciuta spiccata professionalità, ma il demerito di giudicare il popolo meridionale come appartenente a una “classe inferiore”. Se però tale concetto, come successo, è espresso da chi pur di emergere nel campo della comunicazione arriva a tradire le proprie origini meridionali, allora viene spontaneo ricorrere a un famoso detto sardo-campidanese che recita: “Dèus sindi scampidi dé su pòburu avanzàu” che, in lingua italiana, corrisponde a “Dio ci liberi dal povero progredito (o arricchito o socialmente accresciuto)”, ovviamente col massimo rispetto di chi è veramente povero o di chi, con serietà, lavoro e intelligenza, è riuscito ad attuare la scalata sociale!

Sono ricomparsi i soliti commercianti furbetti che, approfittando della confusione generata dall’emergenza, hanno aumentato a dismisura i prezzi dei prodotti di largo consumo, o i lestofanti di turno che, approfittando dell’isolamento domiciliare, truffano gli anziani nelle forme più disparate e impreviste!

Che dire, poi, della grande confusione imperante in campo politico, dove maggioranza e opposizione s’intersecano con le loro espressioni e nelle loro decisioni, al punto da creare sconcerto anche fra quanti sono soliti navigare nel grande mare della politica. Per chi, isolato in casa, ascolta i resoconti trasmessi dalle reti televisive o legge le notizie pubblicate dalla stampa, diventa impossibile discernere fra maggioranza e opposizione. Una delle cose più preoccupanti che emerge con estrema chiarezza, è il tanto decantato decentramento di talune funzioni in favore di Regioni, Provincie e Comuni, che ha prodotto l’adozione di provvedimenti molto spesso contrastanti, tali da creare una tal confusione da fomentare dubbi sulle reali competenze sulla capacità decisionali dello Stato sovrano.

Se tutto ciò, e tanto altro ancora, costituisce l’anteprima del peggio che si prevede per il dopo pandemia, non osiamo pensare, terrorizzati, a quello che potrebbe essere il peggio del peggio!

Ovviamente ci auguriamo che la nostra impressione sia conseguenza dello stress accumulato durante il lungo isolamento domiciliare e che le prospettive future siano più rosee di quanto da noi ipotizzato.

RIPRODUZIONE RISERVATA
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