Gli apicoltori sono preoccupati oltre che per il danno economico anche per le ricadute sull’ambiente
_______________________________________
di Gian Luigi Pittau
_________________________
I cambiamenti climatici, la mancanza di piogge, le stagioni impazzite tra un inverno mite e a cui fanno seguito bruschi cali di temperature e l‘uso dei pesticidi in campagna. Sono queste tra le cause che stanno portando a un crollo della produzione di miele nel Medio Campidano, che è diminuita di almeno il 50 per cento. Le api sono sempre di meno e così si produce meno “oro giallo”, un prodotto di qualità che ha ottenuto molti riconoscimenti a livello nazionale. Da San Gavino Monreale a Guspini, da Villacidro a Segariu passando per Serrenti, Sanluri e Gonnosfanadiga il problema è sempre lo stesso: si rischia di sentire sempre di meno il ronzio emesso dalle api e con la loro scomparsa sono ormai a rischio tantissime piante, fiori e alberi da frutto.
SANDRA PASCALIS
Lo sa bene Sandra Pascalis di San Gavino, che da anni porta avanti un’azienda agricola nelle campagne del paese. «Il crollo della produzione è dovuto ai cambiamenti climatici e alla siccità. La raccolta del miele dipende dalle fioriture: il mille fiori lo raccolgo a maggio, il cardo tra aprile e maggio, l’eucalipto tra luglio e agosto. In Sardegna purtroppo importiamo grandissime quantità di miele».
MAURA MASCIA
La produzione del miele è in diminuzione anche per Maura Mascia di San Gavino, che alcuni anni fa ha ricevuto il primo premio (le tre gocce d’oro) per il suo miele di eucaliptus nella fiera di Castel San Pietro Terme in provincia di Bologna: «Purtroppo negli ultimi anni non piove come dovrebbe e spesso la fioritura arriva in anticipo a causa delle temperature primaverili in pieno inverno e poi arriva il freddo all’improvviso. Le mie api, che chiamo le “mie bambine”, sono nomadi e le porto da San Gavino a Donori. Ho 15 arnie e finalmente abbiamo ripreso con le sagre e le fiere».
ALESSIA PALMAS
Ha una grande passione per il magico mondo delle api anche Alessia Palmas di Segariu, che ha le arnie nel cuore del paese in un grande giardino: «Sono amante del miele e della natura: ho iniziato quest’avvenuta cinque anni fa, ho 10 arnie e in ognuna di queste ci sono anche 60mila api. Produco il miele mille fiori e di eucalipto per i quali ho avuto dei riconoscimenti di qualità alla sagra di Montevecchio. La scorsa estate c’è stata una moria di api con temperature superiori ai 50 gradi che hanno fatto seccare le fioriture. I cambiamenti climatici non aiutano anche perché ci sono gelate improvvise. Nei miei vasetti di miele vi è un messaggio sociale “Salviamo le api, dipende anche da te”. Nel mio orto ci sono solo fioriture spontanee».
LAURA PILLONI
L’inquinamento è un altro dei fattori che contribuisce alla scomparsa delle api come ricorda Laura Pilloni, hobbista di Guspini: «I cambiamenti climatici non ci hanno aiutato. Negli ultimi anni quando vado a visitare le arnie vedo tappeti di api morte: è un problema che associo all’uso dei pesticidi in agricoltura e che diventa sempre maggiore».
SCENARI DI SVILUPPO
L’apicultura ha grandi potenzialità nel Medio Campidano come evidenzia Gabriele Virdis della segreteria territoriale della Cgil: «In Sardegna abbiamo un prodotto d’eccellenza eppure importiamo l’80 per cento del miele e oggi i produttori andrebbero incentivati visti i danni che hanno subito alla produzione a causa dei cambiamenti climatici e dell’uso dei pesticidi in campagna. Nel Medio Campidano ci sono tantissimi margini di miglioramento e possibilità di investire nel settore. il miele sardo è stato sempre utilizzato nella produzione del torrone. Le api sono il futuro della nostra terra».
RIPRODUZIONE RISERVATA
Aggiungi Commento