di Elena D’Ettorre
____________________________
Quando ricevo la richiesta di raccontare le realtà di accoglienza dell’isola di Sardegna mi illumino, mi accendo di fierezza e al contempo mi commuovo. Io che di questa Terra magica sono figlia straniera, sono figlia “continentale”. Io che in quest’isola ho trovato l’abbraccio, domu mia, accolta come solo le porte di casa sono capaci di accogliere.
Accolta con lo stesso modus di come accoglierebbe e accoglie il laboratorio tessile, creativo e sociale La Matrioska nato dall’idea di Elisabetta Dessì, laureata in psicologia, ha orientato il suo impegno e il suo lavoro all’assistenza psicologica all’interno di centri di accoglienza.
La storia di Elisabetta e del laboratorio La Matrioska con sede a Quartu, nel quartiere di Pitz’e Serra, è una Storia di umanità, di ideali e di possibilità. Solo il nome, La Matrioska, apre ad un eco di immagini e significati intuitivi. La parola matrioska è vezzeggiativo di matrena, ovvero “matrona” e rappresenta simbolicamente la figura materna e la generosità in cui si identifica spesso – anche nella cultura occidentale – nella fertilità della terra.
Terra, Madre, Accoglienza sono tutte parole legate tra loro da un unico filo conduttore, il filo dell’inclusione. Ed è proprio su questo tema, sul tema dell’inclusione e dell’accoglienza, che Elisabetta ha lavorato al suo progetto con determinazione e forte spirito di volontà portando sul territorio una realtà mancante. Si, perché l’idea di Elisabetta nasce da un bisogno, da un’esigenza, da una urgenza che è quella di provare a costruire una rete sociale attiva sul territorio che si occupi di inserimento e reinserimento di persone spesso ai margini della società, di integrazione e formazione dei migranti verso una finestra diversa rispetto a quella sul mare ma un altro e nuovo affaccio, quello sul mondo del lavoro e della retribuzione, sul mondo della creatività, dell’artigianato indipendente e pieno di forme artistiche, espressive, comunicative e relazionali che accompagnino le persone alla scoperta del loro potenziale e alla loro autorealizzazione.
«La Matrioska nasce nel 2019 – racconta Elisabetta – grazie a una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal Basso. Con i fondi raccolti abbiamo potuto avviare un corso di formazione sartoriale per quattro migranti sul territorio provenienti da centri di accoglienza dell’hinterland cagliaritano. Io sono sempre stata appassionata di cucito, una passione ereditaria che ci tramandiamo in famiglia e tramite La Matrioska ho trovato il modo di farlo diventare un canale per creare coesione e inclusione».
Il crowdfunding (= raccolta fondi) è uno strumento utilissimo e potentissimo per progetti che richiedono risorse economiche di autofinanziamento perché, purtroppo, nel settore sociale non esistono finanziamenti cospicui che diano la possibilità di decollare. Il sociale, quindi, chiama a raccolta le persone, la comunità e tutti coloro che vogliono fare rete contribuendo con azioni di volontariato oppure con azioni di supporto economico alla vita del progetto.
Di seguito il link di rimando alla campagna di crowdfunding in corso: https://gofound.me/34dd32e6
Sito web: https://www.laboratoriolamatrioska.com/
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/laboratoriolamatrioska/
“La Matrioska è composta da circa una decina di persone, un gruppo ristretto principalmente per via delle piccole dimensioni del laboratorio. C’è una sarta che insegna taglio e confezione nei vari corsi e alcune volontarie che danno una mano soprattutto per quanto riguarda le esposizioni. In questo momento l’associazione segue tre ragazzi coinvolti nei vari progetti.
Sono tanti i progetti che sono stati realizzati in questi anni di attività e sono tanti i progetti in corso, per citarne qualcuno:
#Cucirelaccoglienza2023: un laboratorio che ha unito donne straniere in un percorso di formazione sartoriale quale strumento di socializzazione, inclusione, valorizzazione della persona.
#Rinforzi
Nel lessico sartoriale, tutto il materiale usato nei capi per dare sostegno nei punti cruciali, punti sottoposti facilmente all’usura e che tramite questi rinforzi diventano più resistenti e duraturi.
Il progetto offre l’opportunità a richiedenti asilo e rifugiati di realizzare capi d’abbigliamento con i materiali offerti dal laboratorio.
#Twisted significa intreccio e vuole definire l’incontro di più talenti: l’illustrazione e il cucito. Nel periodo della pandemia che ha costretti alla distanza, le borse realizzate sono state una visione sul futuro, il desiderio di portare avanti un progetto di integrazione, superando ogni restrizione. Distanti ma intrecciati, in una rete di solidarietà e creatività.
#Revoled Rimettere in circolo capi “difettosi” che l’associazione Cuoremondo riceve in dono, a seguito di un processo di restyling. Decidendo di riparare un abito si sfida il sistema: riparare un oggetto equivale a sostenere la qualità invece che la quantità.
Introducendo nuove abitudini che riducono il nostro impatto sul pianeta, sfidiamo anche il nostro stile di vita, perché raddoppiare la durata dei capi d’abbigliamento riduce l’impatto inquinante che la produzione ha sull’ambiente.
#Ubuntu è un’espressione in lingua bantu che significa benevolenza verso il prossimo. È una regola di vita basata sulla compassione, il rispetto dell’altro. L’ubuntu è un’etica che esorta a sostenersi e aiutarsi reciprocamente, a prendere coscienza non solo dei propri doveri, poiché è una spinta ideale verso l’umanità intera, un desiderio di pace.
La Ubuntu minicollection è realizzata a quattro mani da Ebrima Sanneh (Gambia) e Diarra Kouroma (Guinea). È frutto di una miscela tra l’Africa e la Sardegna: le stampe coloratissime tipiche del tessuto wax, Africano, si mixano alla bisaccia, tessuto tipico della tradizione Sarda usato storicamente per realizzare sa bèrtula, accessorio impiegato dal pastore per il trasporto dei viveri durante la tra nsumanza.
Ogni capo è unico, realizzato con tecniche artigianali e prestando attenzione alla scelta dei materiali e alla riduzione dell’impatto ambientale.
Le crochet t-shirts sono ciascuna un pezzo unico grazie ai taschini realizzati artigianalmente dalle donne dell’Associazione Capelvenere, cuciti sulle magliette nel laboratorio La Matrioska, da Takiou (Togo).
A Elisabetta e alla sua Matrioska, ad maiora semper!
Alla comunità, una richiesta di unione, di coalizione e di supporto affinché realtà come quella della Matrioska possano continuare ad esistere per una visione di un mondo diverso, più giusto, più umano
Sosteniamo il laboratorio tramite donazioni, azioni di volontariato, acquisti capi d’abbigliamento e/o accessori ineguagliabili per stile, genere e unicità.
Aggiungi Commento