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ATTUALITÀ

Culle vuote e giovani emigrati, in 28 anni persi quasi 2mila abitanti

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di Gian Luigi Pittau

San Gavino Monreale è sempre meno un paese per giovani con l’emigrazione continua delle nuove generazioni. In più la cicogna non si ferma quasi più in un paese che negli ultimi 28 anni ha perso più di 1731 abitanti: la popolazione è scesa a 8596 unità mentre nel 1990 ha raggiunto il picco di 10.327 persone.
Il numero dei nati nel 2018 è sceso al record storico negativo di 37 bebè (22 maschietti e 15 femminucce) mentre nel 2017 i nuovi nati erano stati 51, nel 2016 appena 38. Questi numeri sono il segno di un paese che invecchia e sono ben lontani dal baby boom del passato quando ogni anno venivano alla luce 200 bimbi. I numeri sono allarmanti anche perché il numero dei morti è a quota 98 (più del doppio delle nascite) e le persone che lasciano il paese (166) sono sempre di più rispetto a quelle che scelgono di vivere a San Gavino (116  in tutto).
La strada dell’emigrazione è spesso una scelta obbligata per molti giovani perché il lavoro troppo spesso rimane solo un lontano miraggio nel Medio Campidano.
E se i nati sono ai minimi storici il sindaco Carlo Tomasi, per anni primario del reparto di ostetricia dell’ospedale di San Gavino fa un’analisi della situazione: «Il dato della bassa natalità sangavinese – rimarca – va inquadrato  nell’ambito più generale del trend demografico negativo nazionale e, in particolare, del vistoso calo di nascite in Sardegna e, in maniera ancor più acuta, nel Medio Campidano.
San Gavino Monreale non presenta uno scenario più sfavorevole di tanti altri paesi e, senza abbandonarsi ad allarmismi, da questo punto di vista la sua realtà risulta assolutamente in linea con una tendenza che da decenni caratterizza tutto il mondo Occidentale e che è da attribuire a variabili di tipo macroeconomico e socioculturale.  Se infatti assistiamo ad un mutamento culturale legato all’adozione di nuovi e variegati stili di vita, in cui si concede maggiore spazio all’autorealizzazione dell’individuo in campi che esulano dalla funzione genitoriale, dall’altra è evidente che il fattore economico ed occupazionale giochino un ruolo fondamentale».
L’emorragia di giovani è continua da almeno vent’anni: «La popolazione in età procreativa – conclude il primo cittadino –  è propensa a cercare al di fuori dei limiti del paese un impiego e condizioni lavorative più vantaggiose, cosa che inevitabilmente porta a formare altrove nuovi nuclei familiari con i figli».
I motivi della denatalità sono tanti come evidenzia Angelita Cinus, mamma di 4 figli: «In primis la mancanza del lavoro, si investono tanti anni nello studio e si rimanda il sogno di mettere su famiglia e quando arriva quel momento si è già alla soglia dei 40 anni ed é già un miracolo ad avere un figlio. Una donna che ha più di un figlio quanto è penalizzata nel mondo lavorativo? Io ho fatto delle scelte magari fuori dal comune, ho sacrificato il mio percorso di studio/lavoro per costruirmi una famiglia: ho 4 figli, ti assorbono completamente, per niente al mondo cambierei il decorso della mia vita. Ho goduto ogni attimo della loro crescita, non ho mai demandato e da qualche anno grazie a mio marito e ai miei figli ho ritrovato le energie per riprendere in mano ciò che avevo accantonato, riaprire quel cassetto mai chiuso definitivamente. Lo scorso anno mi sono specializzata e finalmente sono diventata ufficialmente una maestra».

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