
di Giovanni Angelo Pinna
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In Cina è nato il Covid-19, la Cina è stata la prima a sfoderare tutte le sue armi per combattere questa epidemia.
Oggi la Cina è quasi tornata alla normalità: sicuramente, come dimostrano anche i dati fruibili online, non è possibile che la Cina sia oggi una parte della Terra Covid-Free ma, considerando l’elevatissimo numero di abitanti e la proporzione con i casi che ad oggi vengono registrati quotidianamente, è possibile affermare che la Cina ne sia quasi uscita.
Seppure con precise regole la vita è assolutamente normale: le attività sono tutte riaperte, i locali sempre pieni, i turisti presenti… l’unica condizione imposta è stata quella del “Qr-Code”: un’App che, fra le altre funzionalità, dice ad ogni singola persona, dove può o non può spostarsi, in quali regioni è sconsigliato transitare e, dove invece è possibile andare, dove non è consigliato “mettere piede”. Sicuramente un “prezzo” ragionevole da pagare, considerando ciò che in cambio si ottiene, la libertà quasi priva del timore costante di essere contagiati.
Quali altre tecnologie sono state messe in campo, spesso migliorando i sistemi già molto precisi? L’App è solo una parte. Oltre al tracciamento, che venne introdotto solo nella fase successiva alla prima ondata, la Cina ha fatto ricorso a sistemi avanzati di riconoscimento dei movimenti sfruttando i pagamenti digitali, già più che ampiamente usati, alle telecamere con il riconoscimento facciale, ai sistemi di riconoscimento con impronte vocali e altri parametri biometrici. Tutte informazioni raccolte per individuare e spegnere, immediatamente, qualsiasi focolaio. I Big data e le intelligenze artificiali hanno quasi preso il posto dell’ombra di ogni singola persona.
Ma non solo: sistemi di assistenza vocale per seguirei positivi da remoto, i sistemi dei codici salute che permettono di muoversi o meno all’interno della città, sistemi che premiano e penalizzano la persona. Ma anche tecnologie ancor più moderne hanno fatto la loro parte in questa battaglia: come ad esempio l’uso della rete 5G ma anche il ricorrere alle auto a guida autonoma.
Oltre alla tecnologia, c’è da riconoscere un altro importante fattore che ha permesso alla Cina di uscirne da questo incubo: il forte senso civico delle persone. Sicuramente, come per ogni altra parte del globo, non è stato facile accettare periodi di totale isolamento, più o meno lunghi. Lo è stato ancor meno quando le restrizioni venivano imposte con regole ancor più severe come anche periodi di quarantena di un mese. Stare chiusi in casa, in Cina, non significa avere la fortuna che abbiamo noi italiani: stare chiusi in casa, in Cina, significa vedere 24 ore su 24 dei muri e, dalla finestra se la visuale non è oscurata da altri palazzi, qualche accenno di cielo. Sicuramente non significava poter uscire in giardino, non era concesso nemmeno quello. Eppure tutto questo è stato fatto ed oggi iniziano a coglierne i frutti.
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