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RUBRICA

Deportazione di massa di immigrati e rifugiati clandestini

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di Sandro Renato Garau
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L’11 febbraio, il Santo Padre rivolgeva un accorato appello ai Vescovi Americani e a quanti si dicono cristiani, preti, suore e laici, nel quale ribadiva alcuni concetti fondamentali per coloro che sono stati chiamati da Cristo e hanno deciso di seguirlo sulla via de Vangelo. Il richiamo e la riflessione si basa su alcuni concetti fondamentali.

La lettera inizia ricordando “…Il cammino dalla schiavitù alla libertà compiuto dal Popolo d’Israele” … con un invito “a guardare alla realtà del nostro tempo, così chiaramente segnata dal fenomeno della migrazione, come a un momento decisivo nella storia per riaffermare non soltanto la nostra fede in un Dio che è sempre vicino, incarnato, migrante e rifugiato, ma anche nella dignità infinita e trascendente di ogni persona umana”.

Francesco richiama poi il fatto che “Gesù Cristo … ha vissuto anche lui la difficile esperienza di essere cacciato dalla propria terra … e l’esperienza di rifugiarsi in una società e una cultura estranee alla sua”. Il retropensiero potrebbe riguardare anche quanto succede nella striscia di Gaza ai nostri giorni.

Nel suo appello ricorda quanto scritto dal suo predecessore Papa Pio XII nella Costituzione apostolica sulla cura dei migranti: «La Famiglia di Nazaret in esilio, Gesù, Maria e Giuseppe, emigranti in Egitto … sono il modello… di tutti i profughi di ogni condizione che, spinti dalla persecuzione o dal bisogno, sono costretti a lasciare la loro patria, l’amata famiglia e i cari amici e recarsi in terra straniera».

Poi il Papa torna alla dignità umana, senza eccezioni ricordando ai cristiani e non che:” Gesù Cristo, … ci educa al riconoscimento permanente della dignità di ogni essere umano, senza eccezioni”. Tutto il resto, leggi e regolamenti, devono essere messi a servizio di questo valore che “supera e sostiene ogni altra considerazione giuridica”. Insiste: “…tutti i fedeli cristiani e le persone di buona volontà sono chiamati a riflettere sulla legittimità di norme e politiche pubbliche alla luce della dignità della persona e dei suoi diritti fondamentali, e non il contrario”. Concetto fondamentale per le nazioni, che si ispirano al cristianesimo e non che hanno scelto la democrazia.

Il riferimento è chiaro, sta scrivendo ai Vescovi Americani, ma sappiamo che questo è rivolto a più di una nazione occidentale dove questi valori vengono disattesi sistematicamente e ad altre che hanno la tentazione di farlo.

I tre passaggi della lettera del Papa sul programma di deportazione di massa negli Usa riguardano in primis la necessità di non confondere tutti i migranti con i criminali, come non si possono accomunare i cittadini che delinquono al resto della comunità. Per questo ci sono le leggi. Le eccezioni sono quelle delle nazioni in guerra dove gli interessi non sono quelli di soddisfare i bisogni primari quali: acqua, aria, cibo, riparo dal freddo. Ma mettono in campo altri disvalori che diventano prioritari e dei quali il Papa ha parlato spesso durante il suo pontificato.

Ma, continua il Capo della Chiesa Cattolica: “L’atto di deportare persone che in molti casi hanno abbandonato la propria terra per ragioni di povertà estrema, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave deterioramento dell’ambiente, lede la dignità di molti uomini e donne, e di intere famiglie, e li pone in uno stato di particolare vulnerabilità e incapacità di difendersi”.

Lo stato di diritto secondo il Papa “… si dimostra proprio nel trattamento dignitoso che tutte le persone meritano, specialmente quelle più povere ed emarginate. … quando la società e il governo, …accolgono, proteggono, promuovono e integrano i più fragili, indifesi, vulnerabili”. Quando parla di forza, fa solo una constatazione che dovrebbe essere chiara a tutti gli uomini: “Ciò che viene costruito sul fondamento della forza e non sulla verità riguardo alla pari dignità di ogni essere umano, incomincia male e finirà male”.

Ciò che limita le relazioni, e con esse gesti di accoglienza nei confronti di migranti e rifugiati è l’ideologia, quella “che distorce la vita sociale e impone la volontà dei più forti come criterio di verità.

L’esortazione finale è rivolta a “tutti i fedeli della Chiesa cattolica, come a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a non cedere a narrazioni che discriminano e causano inutili sofferenze ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati”.

Al di là del fatto di essere credenti o meno, ci pare che la riflessione metta in gioco il rispetto, l’accoglienza, che non sono concetti coercitivi e possono non essere obbligatori, ma ricordare che tutti siamo uomini e che nessuno può sentirsi superiore all’altro uomo. Né per colore della pella, né per censo, né per condizione fisica. Tutto il resto che l’uomo vuole imporre all’altro uomo è sovrastruttura ed è messo in atto per fare schiavi altri uomini.

 

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