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ATTUALITÀ

Domenico Sanna, il filosofo della cucina e della sua diffusione nel territorio

Domenico Sanna
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Si chiama Domenico Sanna, lavora in due aziende fiore all’occhiello nell’Isola (“Su Entu” e “Casa Puddu”), ed è un esperto di cucina, sommelier e organizzatore di eventi per la promozione dell’enogastronomia nel territorio. Laureato in filosofia, lo abbiamo incontrato per conoscere il suo percorso di vita che lo ha portato a raggiungere un traguardo iniziato da studi universitari che, come lui stesso ci spiega, sono solo in apparenza agli antipodi dalla sua attuale professione.

Filosofia ed enogastronomia: come arriva a coniugare questo binomio?

«In maniera casuale, ma ben bilanciata. Ho fatto le scuole magistrali per poi iscrivermi e quindi laurearmi alla facoltà di filosofia, disciplina di cui mi sono innamorato nel corso delle scuole superiori. Dopo l’università ho lavorato come insegnante in alcuni corsi di formazione, percependo, però, di non essere sulla giusta strada. Circa otto anni fa ho quindi creato un blog sulla cucina da cui mi si è aperto un mondo: di lì a poco mi sono iscritto a un corso di enogastronomia per poi ritrovarmi a lavorare in questo settore».

Siddi. Casa Puddu

Durante i suoi studi dice di non aver mai pensato a un percorso lavorativo di questo tipo, eppure ora si trova a lavorare per due realtà enogastronomiche di rilievo della Marmilla e non solo.

«Apparentemente il binomio “ristorazione e filosofia” sembra inconciliabile: in realtà, le assicuro, si congiungono alla perfezione. Il “mangiare fuori casa” va infatti ben oltre la necessità di nutrirsi: è un momento di socialità e cultura quindi ricco di tante peculiarità che ogni ristoratore deve essere bravo a comprendere e gestire per poter offrire un servizio quanto migliore possibile. Negli ultimi anni la gestione della sala, quindi l’accoglimento del cliente giusto per intenderci, è stato un aspetto un po’ sottovalutato. In questo contesto la filosofia, non solo come disciplina fine a sé stessa, ma intesa come mix di professionalità e nuove idee, ha rappresenta, per quanto mi riguarda, un punto di forza per la buona gestione delle aziende per cui lavoro».

Oltre alla gestione, si occupa, con buoni risultati, anche di organizzare eventi divulgativi e ricreativi per le sue aziende. 

«Si. Credo che, oltre al mio percorso di studi, abbiano avuto un certo peso le mie idee visto che, sono convinto che non ci potrà mai essere uno sviluppo socio – economico in un territorio non fiorente economicamente come la Marmilla, se non si avrà una visione d’insieme fra le parti».

Può farci capire meglio questo concetto?

«Le faccio un esempio. Prendiamo il piccolo comune di Baradili dove vi abitano meno di novanta abitanti: vi sono tre pizzerie, una ogni circa trenta abitanti. Chiunque penserebbe al fatto che fare impresa in un contesto del genere sia da folli data l’alta offerta controbilanciata dalla scarsa domanda. Eppure, numeri alla mano, si sta riuscendo a farlo e anche bene. Questo perché, anche grazie alla lungimiranza di chi amministra quel paese, ci si è inventati lo slogan “Baradili, capitale della pizza”. Un’idea, quest’ultima, che ha portato grandi risultati in termine di vendite: il segreto però, al di là degli slogan, è dovuto a una visione d’insieme da parte delle aziende del paese che ha permesso di scongiurare la classica guerra fra poveri che avrebbe fatto inceppare questo bel meccanismo».

Quindi crede che un territorio come la Marmilla, con tutti i suoi problemi, si potrebbe invertire rotta dal punto di vista economico semplicemente cambiando “sistema d’approccio”?

«Sono convinto che la miglior strategia possibile sia quella di far rete. Prendiamo le sagre del territorio, argomento del quale si parla spesso. Su queste, credo, si potrebbe e dovrebbe fare di più: bisognerebbe, per esempio, selezionare quelli che sono i prodotti veramente caratteristici e farli confluire in un sistema che permetta di promuoverli in maniera più pianificata e strutturata. Per alcuni è utopia, ma i punti di forza nel territorio li abbiamo, sta a noi coglierli e, attraverso una visione d’insieme, dar loro impulso. Questa, in fondo, è filosofia applicata a un fatto concreto».

Questo concetto filosofico è insito per le aziende per cui lavora.

«Ho sempre avuto, sin dai tempi dell’università queste idee e, da quando lavoro in questo settore, tanti sogni che avevo in tal senso sono diventati realtà. Tuttavia, non vorrei sembrare presuntuoso: “Su Entu” e “Casa Puddu”, due aziende serie e lungimiranti, sono i “mezzi” che mi hanno permesso di convertire i miei sogni in realtà. Puoi avere le idee migliori di questo mondo, ma devi essere bravo e fortunato a trovare un contesto socio-economico ideale che ti permetta di farle tue».

Ai sogni, si dice, non ci sono limiti. Ne ha ancora qualcuno da realizzare?

«Tanti, ma uno a cui tengo in particolar modo è quello, un giorno, di riunire tutti i ristoratori del mio paese natio, Villamar. Sono tantissimi, molti di loro di grande successo, e si trovano sparsi per il mondo. Mi piacerebbe organizzare un evento che li mettesse insieme per far luce sulle loro storie di vita e sui grandi risultati professionali raggiunti da tanti di questi».

Essere filosofi nel mondo enogastronomia è stata una scelta accettata e capita dalle persone a lei più vicine?

«Ho la fortuna di provenire da una famiglia dove il culto del lavoro è sempre stato concepito come un principio fondamentale. Non mi hanno mai ostacolato e, anzi, mi hanno sostenuto nelle mie scelte, per quanto, in fondo, avrebbero voluto che diventassi un maestro di scuola».

Simone Muscas

RIPRODUZIONE RISERVATA
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