di Maurizio Onidi
______________________________________

Mauro Marino, ha lavorato per oltre 40 anni all’Agenzia delle Entrate. Si è sempre interessato di materie economiche e previdenziali. Collocato a riposo, ha cominciato a collaborare con diversi giornali on line che si occupano di previdenza. Ha pubblicato quasi 300 articoli on line raggiungendo diversi milioni di visualizzazioni. Titolare del blog mauromarinoeconomiaepensioni.com, è spesso ospite di trasmissioni radio e televisive per parlare di pensioni.
“Uniti per la tutela della pensione, un gruppo nato spontaneamente su Facebook”, recita la locandina che indica la vostra proposta di riforma previdenziale a partire dall’inizio del prossimo anno. Un programma molto ambizioso che ribalta l’attuale sistema. Per saperne di più, abbiamo intervistato Mauro Marino, esperto di previdenza, componente del gruppo promotore dell’iniziativa.
Anzitutto come nasce questo gruppo, quanti hanno aderito e come intendete procedere?
«Già alcuni anni orsono, prima della pandemia avevo elaborato una ipotesi di riforma previdenziale per superare le troppe rigidità previste dalla legge Fornero che è l’attuale legge di riferimento della previdenza in Italia. Il contesto in cui fu votata quella legge era particolare. Lo spread, il differenziale di rendimento tra i Titoli di Stato e i Bund tedeschi, aveva raggiunto il record storico di 574 punti. L’allora Presidente del Consiglio Berlusconi, fu costretto alle dimissioni e al suo posto il Presidente della Repubblica Napolitano, nominò lo stimato economista Mario Monti. Ci si affidò, come Ministro del Lavoro, alla professoressa Elsa Fornero che in venti giorni elaborò una legge previdenziale durissima e che ha stravolto la vita di molti cittadini italiani. Durante la pandemia, che ha causato in tre anni oltre 170 mila decessi, ho analizzato i dati Istat sull’aspettativa di vita ed ho notato che questa è diminuita di oltre un anno e mezzo. A quel punto intervenire per superare la rigidità della legge Fornero diventava ancora più urgente. Insieme ad alcuni amici abbiamo rielaborato la proposta e quindi abbiamo fondato il gruppo facebook UTP Uniti per la Tutela della Pensione che insieme a un altro gruppo facebook “Dopo quota 100” che avevo fondato nel 2021, ha raggiunto quasi 7mila iiscritti. Siamo due gruppi apolitici e apartitici, con il solo intento di dare agli Italiani una legge previdenziale più equa e strutturale che superi le “quote 100 e 102” e che sia duratura. Siamo in contatto con diversi gruppi politici e organizzazioni sindacali che apprezzano il nostro contributo di idee e speriamo che queste, almeno in parte, siano recepite dal nuovo Parlamento che uscirà dal voto del 25 settembre».
In questo momento, le promesse elettorali, anche in materia di previdenza sono infinite e alcune sappiamo che non potranno mai essere realizzate a causa dei costi eccessivi che comporterebbero per la loro realizzazione. Vuole spiegarci, per quanto riguarda il vostro programma di riforma, dove e come saranno reperite le risorse per attuarle?
«Non direi che la nostra proposta sia una sovrapposizione delle proposte delle forze politiche, direi invece che possano essere un completamento. La Lega di Salvini, per esempio, porta avanti i 41 anni di contributi per tutti ma affronta solamente uno degli aspetti previdenziali. Mi permetta di elencare alcuni punti salienti di questa proposta che riteniamo organica e strutturale. Per esempio oltre ai 41 anni per tutti uomini e donne sopracitati, abbiamo pensato di diminuire l’età della pensione di vecchiaia da 67 a 66 anni, ma anche operare una flessibilità in uscita a partire dai 62 anni subendo una penalizzazione annua dell1,5%, ma al tempo stesso a chi lo desidera dare la possibilità di rimanere nel posto di lavoro fino a 70 anni concedendo anche in questo caso una maggiorazione dell’1,5% annui. Poi, a causa dell’enorme denatalità che abbiamo nel nostro Paese, la più bassa da oltre 150 anni, concedere alle donne un bonus di 9 mesi per figlio con un massimo di due. Attuare una pensione di garanzia per giovani e donne che solitamente hanno carriere molto discontinue e aumentare le agevolazioni fiscali della previdenza complementare che dovrà, necessariamente, diventare in futuro la seconda gamba del nostro sistema previdenziale. Inoltre pensare ai pensionati, che sono le persone più fragili e quelle che hanno pagato maggiormente la terribile pandemia, elevando la no tax area fino a 10mila euro di imponibile, attuare una indicizzazione piena delle pensioni per effetto dell’inflazione reale e applicare una minus tassazione per redditi fino a 40 mila euro annui di imponibile. Mi viene spesso rivolta la domanda dove trovare i denari per finanziare una riforma di questo tipo. Innanzitutto con i risparmi derivati dalla quota 100. Infatti dei 20 miliardi messi a bilancio ne sono stati spesi solamente 13 a causa del poco appeal dei lavoratori nei confronti di questa legge e poi, purtroppo, dagli oltre 170 mila decessi da covid di cui oltre 85% pensionati che hanno generato un risparmio per l’Inps di circa 13 miliardi. Questo “tesoretto” di circa 20 miliardi potrebbe finanziare questa riforma almeno fino all’anno 2030. Poi tra qualche anno, ci si dovrà sedere tutti insieme al tavolo, politici, sindacalisti, associazioni di categoria, consulenti, esperti vari e individuare un altro modo di concepire la previdenza in Italia. Magari abbandonando gradualmente il sistema ora esistente, a ripartizione (chi lavora paga la pensione a chi è già pensionato) e pensare a un sistema misto, ripartizione e capitalizzazione, ipotizzando, perché no, di cominciare a tassare anche i robot. Ma questa è un’altra storia di cui parleremo in futuro».
RIPRODUZIONE RISERVATA
Aggiungi Commento