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È Pasqua, per tutti

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di don Nico Massa
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Ancora questo 31 marzo riviviamo uno dei momenti più suggestivi per la nostra comunità guspinese: due cortei confluiscono dai quartieri importanti della cittadina verso la piazza centrale: uno porta il simulacro di Gesù risorto, l’altro quella di sua Madre, la Vergine Maria. Lei porta ancora i segni del lutto. Incontrando il suo Figlio vivente indossa l’abito di festa. Un applauso della folla riunita, dal sapore liberatorio, accompagna l’incontro.

Credo che in questa emozionante rappresentazione ci sentiamo tutti coinvolti. I credenti, certo, che rivivono l’evento fondante della loro fede. Ma anche i non credenti traggono motivi per continuare a credere e sperare che c’è ancora vita, c’è ancora umanità che lotta per un mondo migliore. Ciò che celebriamo non è solo un mito che viene rappresentato in una sacra messa in scena. Il fatto è che se vogliamo vivere davvero una vita degna di questo nome, un’umanità che non demorde, abbiamo bisogno di rappresentare una speranza che non si arrende. Proprio in questo nostro tempo abbiamo bisogno di speranza. Per dirla con le Sacre Scritture, “sperare contro ogni speranza” (lettera di San Paolo ai Romani, 4,18). Lo scenario che ci viene rappresentato dalle cronache a dimensione globale sarebbe davvero scoraggiante: dopo le stragi sperimentate nelle guerre mondiali del secolo scorso avremmo potuto pensare che mai più l’uomo sarebbe stato capace di simile ferocia. Eppure ci troviamo ancora davanti a questo spettacolo di regressione della civiltà e dell’umanità. E c’è un aspetto che turba e scandalizza ancora di più: che la ferocia omicida si esercita in tanti in nome di dio. Dico dio al minuscolo, perché non è quello in cui crediamo. E tanti sono tentati di non credere più in nessun dio, perché questi avrebbe dato pessima prova di sé. Ma al credente viene chiesta una ardua prova di resilienza. Deve credere che l’amore è più forte della capacità di morte che è frutto velenoso dell’odio. Lo dice il Vangelo di Giovanni: il Signore Gesù, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sine alla fine” (Gv 13,1). Dio accetta di lasciarsi morire, per affermare la potenza invincibile dell’amore che porta. La Pasqua è dunque la festa di coloro che accettano questa scommessa. Chi ama porta avanti la storia e vince sulle forze di morte.

È noto che il deficit che segna il nostro presente è proprio quello della speranza. Potrebbe essere questo il motivo che fonda anche il conclamato inverno demografico. Un freno alla gioiosa fecondità di sposi che mettano al mondo una nuova creatura è dato dalla visione di un mondo che non promette nulla di buono. A noi è affidata la missione di credere e di metterci in gioco perché l’amore in cui crediamo è capace di dare vita piena. Per un Dio che non si arrende davanti all’ingiustizia e si offre come dono amoroso noi aderiamo condividendo la sua sfida. Uscendo dalle nostre chiusure rassegnate e impaurite sapremo aprire orizzonti di futuro di luce. La comunità guspinese è sempre devota di Santa Maria. Proprio Lei ha creduto che quella morte del suo Figlio era per la vita dell’umanità. Per questo rappresentiamo nell’“Incontro” pasquale la gioia della conferma della sua fiduciosa speranza. Diventa la nostra speranza. Al cristiano non è consentita la rassegnazione. Ma egli si presta alla lotta pacifica, amando, perché trionfi la vita. E vogliamo condividere questa caparbia sfida anche con chi, pur non godendo della fede, continua ad amare il prossimo e mette a disposizione il tempo della sua vita per promuovere solidarietà fraterna. L’amore vince l’odio. Per questo quella tomba a Gerusalemme e vuota. Per questo si svuotano le tombe delle nostre paure e si aprono alla vita amata e amante. Sarà la resilienza che ci affratella e ci fa gioire per un evento che ancora oggi riviviamo: il Signore è risorto, e con lui la nostra speranza.

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