di Sandro Renato Garau
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Stasera, non so se per rabbia, per impotenza, per curiosità o per altro sentimento, dopo aver seguito il massacro nei tg locali e in quelli nazionali, ho deciso di andare a vedere i danni che il fuoco ha fatto sul Monti Ferru. Ho deciso di passare da Bonarcado, luogo a me caro per molti motivi. Sono arrivato all’imbocco del sentiero che conduce alla cascata de Su
Mulinu. Terra bruciata tutta intorno. I costoni delle gole mostravano i fianchi con le rocce nere denudate dalla furia del fuoco, qualche fumacchio. Il silenzio accompagnava lo sguardo che si perdeva in un panorama spettrale. Con un po’ d’attenzione, però, era possibile recepire il rumore dell’acqua della cascata di Su Mulinu proveniente dalle pendici di Monti Ferru, scorreva a valle
e annunciava che c’è ancora speranza. Con alcune persone in pena come lo ero io commentavano l’accaduto. Una bambina di circa sette anni ascoltava i discorsi che facevo con quello che doveva essere suo padre e un motociclista. Ci guadava perplessa, capiva nonostante l’età. Non potevo escluderla dalle nostre considerazioni, l’ho guardata negli occhi ancora turbato e impotente, le ho detto:
“ECCO CHE MONDO VI STIAMO LASCIANDO! PERDONATECI!”. Tra l’odore intenso del fumo, ho ripreso la strada verso Santulussurgiu, dal bivio di san Leonardo verso il rifugio la Madonnina in direzione Cuglieri mentre un Canader e un ultimo elicottero perlustravano la montagna ormai cenere. Qualche mezzo dei soccorsi sulla statale. Cuglieri… un pianto! (ore 18.30 circa del 26 luglio)
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