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Effetto serra, tra SO2 e CO2 si salvi chi può

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di Francesco Diana
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L’anidride carbonica, in altre parole CO2, conosciuto anche come biossido o diossido di carbonio, è un gas più pesante dell’aria, inodore e incolore, che ha origine in larga misura dalla combustione del carbone, degli idrocarburi e dalla sostanza organica in genere. Anche l’organismo umano produce in continuazione CO2 attraverso la respirazione, che in parte è liberata nell’ambiente e in parte trattenuta dall’organismo, disciolta nei liquidi organici e nel sangue. La parte liberata nell’atmosfera attraverso la respirazione, in un regime ottimale caratterizzato dal giusto rapporto uomo-ambiente, viene in larga parte neutralizzata per effetto della fotosintesi clorofilliana, ma la parte proveniente dallo svolgimento delle attività produttive svolte dall’uomo, porta a una concentrazione atmosferica di CO2, pari a 370 parti per milione. Basti pensare che nel 1880, anno d’inizio dell’epoca industriale, la concentrazione di anidride carbonica si aggirava intorno a 280 p.p.m., valore che è andato via via aumentando fino a raggiungere i valori attuali, per effetto del crescente consumo di combustibili fossili quali carbone, petrolio e gas, principale causa del noto “Effetto serra”. del quale stiamo subendo le conseguenze.

Se a tutto ciò aggiungiamo il consistente incremento della popolazione mondiale e la diminuzione delle superfici boschive per effetto del dilagare degli incendi, non possiamo meravigliarci se la concentrazione attuale di CO2 ha assunto valori pari a 390 p.p.m.(su un milione di particelle di varia natura presenti in atmosfera, ben 390 sono di anidride carbonica), con un ritmo di crescita annuo calcolato intorno a 2,5 p.p.m. In proposito anche la produzione del cemento, materiale da costruzione più utilizzato al mondo, concorrerebbe a produrre CO2 nella misura all’otto per cento del p-p.m. Ciò non attraverso la combustione di combustibili fossili, bensì a causa di una reazione chimica che avviene nel corso del relativo processo produttivo.

In sostanza, le più indicative fonti di emissione di CO2 riguarderebbero: la degassificazione dei vulcani, la combustione in genere, il decadimento naturale della materia organica, la respirazione da parte degli organismi aerobici, la combustione dei fossili, la deforestazione, la produzione del cemento e la gestione inadeguata dei suoli.

Peraltro, proprio in questi giorni, a complicare ulteriormente le cose, è sopraggiunta la notizia che nei prossimi giorni la Sardegna si troverà a essere attraversata una densa nube tossica composta da polveri e anidride solforosa (SO2), sprigionata dalla eruzione del vulcano “Cumbre Vieja” ubicato nell’isola di La Palma, nell’arcipelago delle Canarie. Fortunatamente pare che viaggi a una quota compresa fra i tremila e i cinquemila metri, tale da scongiurare possibili danni ai territori sorvolati, anche in caso di eventuali piogge acide, ovviamente di breve durata.

Escludendo gli eventi indipendenti dal comportamento dell’uomo, come appunto quello testé descritto, non può che ascriversi all’uomo la responsabilità di molti fenomeni naturali che stanno progressivamente modificando l’ambiente che “Madre Natura” gli ha assegnato fin dalla sua comparsa sulla terra

Tutto ciò ha condotto all’attuale “Effetto serra”, con gli sconvolgimenti climatici conseguenti, fenomeno in virtù del quale l’anidride carbonica presente nell’atmosfera agisce in un solo senso, lasciando passare l’energia trasmessa dai raggi solari ma trattenendo, invece, le radiazioni provenienti dalla terra surriscaldata, e del quale cominciamo a subire pesantemente le conseguenze.

Sul problema non meravigli il parere espresso dai sostenitori delle Energie Rinnovabili, i quali sostengono che in tempi assai recenti, nonostante fossero in atto le misure restrittive anti Covid previste dal Lokdowun, la concentrazione di CO2 in atmosfera ha raggiunto e superato la soglia di 400 p.p.m., valore che non si registrava nel pianeta terra da oltre tre milioni di anni.

Fortunatamente, anche se con colpevole ritardo rispetto agli eventi, il mondo scientifico sembra aver deciso di correre ai ripari, per rallentare quell’inesorabile decadimento che alla fine comporterebbe inesorabilmente alla scomparsa delle attuali forme di vita sul pianeta Terra.

Per quanto esposto la comunità mondiale si è posta, quale obiettivo primario, quello di contenere l’aumento delle temperature medie entro i valori massimi di 2° rispetto a quelli del periodo preindustriale, che erano pari a 1,29°.

Secondo l’ENEA, tale obiettivo porterebbe, nell’arco temporale compreso fra il 2000 e il 2050, a un contenimento delle emissioni di CO2 in atmosfera, valutati intorno a 1000/1500 miliardi di tonnellate.

Poiché il conseguimento degli obiettivi preposti comporterà inevitabilmente delle rinunce, si tratterà di vedere in quale misura ciascuno di noi è disposto a rinunciare a una parte dei privilegi di cui ha goduto finora, posto che ne abbia la capacità decisionale!

Prescindendo dalle strategie da intraprendere per il conseguimento di dette finalità, che vedranno come sempre contrapposti studiosi e ambientalisti sulla necessità di ricorrere all’energia rinnovabile o a quell’atomica di nuova concezione, si ha motivo di ritenere che, alla fine, qualche categoria andrà a beneficiare più di altre, per effetto dei costi che ciascuna delle innovazioni comporterà.

Proprio per questo, non è difficile immaginare che sarà il solito “Pantalone” a restarne escluso, proprio per via dei costi che ciascuna innovazione imporrà che, sdrammatizzando, farà riemergere la solita teoria del:  “C’è chi può e chi non può. Io può!”

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