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Attualità Serramanna

Elvio Incani, un fotografo dei vecchi tempi

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Elvio Incani aprì il suo studio fotografico nel 1960, quando nelle macchine fotografiche si metteva il rullino da 36 scatti e non una scheda di memoria da 8 GB. Se le foto erano mosse, sfuocate o bruciate, lo scopriva solo quando, chiuso nella camera oscura, le sviluppava. Se voleva mettere gli effetti speciali o modificare imperfezioni, non c’era photoshop, ma doveva arrangiarsi con la fantasia. Una grande passione che ha attraversato un cambio d’epoca, testimone dell’avvento del digitale e di internet e di un nuovo modo di fotografare, stampare e vivere le immagini.

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Elvio, che ricordi quando hai cominciato la tua attività?

Avevo aperto il mio studio vicino alla chiesetta di Sant’Angelo. A quei tempi erano in pochi a possedere una macchina fotografica, perciò chi voleva una foto ricordo doveva rivolgersi ad un professionista. Gli innamorati si facevano fare la foto da regalare al fidanzato o alla suocera. Quando una aveva il fidanzato lontano, magari per il servizio militare, con le lettere d’amore spediva anche le foto. Gli uomini facevano le fototessere la domenica: alla fine della partita della Folgore o della Gialeto passavano da me, profumati ed elegantissimi in giacca e cravatta.

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Ieri fotografavi sposalizi, oggi si chiamano wedding. Oltre al nome diverso, in cosa sono cambiati i servizi fotografici matrimoniali? Cosa chiedono gli sposi moderni?

Gli sposi chiedono effetti speciali, proprio come prima. La differenza è che in passato, il massimo dell’effetto era mettere l’immagine degli sposi dentro ad una rosa. Oggi, il lavoro è più divertente e creativo e per ogni foto si possono creare infinite alternative di colore e sfumature. Occorre però molto tempo: prima, in un giorno mettevo le foto di un matrimonio nell’album, ora, con i libri matrimoniali, un giorno serve per una pagina.

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Cosa ti manca di più del tuo lavoro di ieri e cosa invece sei contento non ci sia più?

Quando si usava la camera oscura, mi annoiavo a stare lì a lavorare al buio con quella lucetta rossa. Non mi manca per niente! La prima volta che ho preso in mano una fotocamera digitale, mi sono innamorato. Il lavoro che si fa ora, a parte il fatto che nel desktop non trovo mai le cartelle con le foto che cerco, mi piace molto. Era bello fare il fotografo ai vecchi tempi, ma devo dire che per me, adesso, lo è ancora di più!

Francesca Murgia

RIPRODUZIONE RISERVATA
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