di Alice Bandino*
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Abbiamo affrontato precedentemente in questa rubrica l’argomento “gelosia”, in rapporto al ruolo di movente che spesso viene dato ad essa in casi di cronaca nera con titoli ridondanti come il classico “uccide la ex per gelosia …”, come fosse quasi una giustificazione o un’attenuante socialmente comprensibile.
La gelosia nel corso dei decenni e dei secoli, è stata definita ora un’emozione complessa, ora un sentimento, addirittura una malattia (ed effettivamente esiste la “gelosia patologica”), ma forse sarebbe meglio definirlo un vero e proprio costrutto mentale cui sottendono tante emozioni semplici e complesse; dove la componente socio- emotiva e quella educativa e culturale si intrecciano in un mix esplosivo e non prevedibile, dove un ruolo decisivo lo riveste anche l’oggetto della nostra gelosia e l’importanza che esso riveste nella nostra vita, in un determinato periodo della stessa. Di quest’ultima affermazione potremmo fare subito un’osservazione individuale pensando alla nostra stessa gelosia nelle relazioni: abbiamo avuto sempre lo stesso grado o la stessa intensità di gelosia in tutti i rapporti affettivi? Possiamo fare delle distinzioni tra il nostro essere gelosi in adolescenza o in età adulta o in età matura? Una persona di cui siamo stati gelosi in passato, anni dopo provoca ancora in noi la stessa gelosia?
Sicuramente l’esperienza è una discriminante importante, ma a differenza di altri costrutti (come l’empatia ad esempio), non abbiamo la certezza che con l’aumentare dell’età o della saggezza aumenti anche la nostra competenza di gestire la gelosia in maniera funzionale.
Chi nasce geloso muore geloso, quindi? Non proprio, anzi, ci son persone che lo diventano solo in tarda età e ci son persone che asseriscono di non essere mai stati gelosi (hanno saltato la fase edipica forse) e se crediamo ai primi, dobbiamo credere anche ai secondi, lasciando in entrambi i casi il beneficio del dubbio, naturalmente!
Quando siamo gelosi? Solitamente quando ci sentiamo intimamente minacciati dalla sensazione di perdita di qualcuno o qualcosa che per noi rivestono un’importanza primaria; nelle forme più estreme si arriva a dei cambiamenti psico-fisiologici che modificano le competenze cognitive e di memoria, o che focalizzano l’attenzione solo su alcuni dettagli oggettivamente normali…tranne che per la persona gelosa.
La gelosia amorosa è quella che in studio trattiamo maggiormente, soprattutto quando diventa invalidante per la vita del paziente o comunque elemento di disturbo per il benessere dei suoi rapporti interpersonali.
Le emozioni riferite sono paura, tristezza, rabbia, sorpresa, disgusto; riduzione dell’autostima, stato d’allerta perenne, si ha difficoltà a svolgere le normali attività quotidiane, perché il pensiero è sempre rivolto alla difesa dei propri confini.
La psicologa Valentina d’Urso, docente dell’Università di Padova ed esperta di emozioni, scomparsa qualche anno fa e autrice del saggio “Otello e la mela” riguardo al fattore culturale sosteneva che “[…]anche se le classificazioni sono riduttive risulta che le culture che danno grande valore alla famiglia, alla tradizione, e che riconoscono la sessualità solo all’ interno del matrimonio non solo tollerano, ma incoraggiano la gelosia”.
Come si può gestire allora questo costrutto? La prima cosa da fare è fare un lavoro su se stessi, parlarne apertamente col partner, confidando timori e paure: nascondere la gelosia non serve, arriverà un momento in cui essa si manifesterà e non sappiamo in che forme, quindi parlarne non potrà che rafforzare il rapporto e contemporaneamente modulare grazie anche alle parole dell’altro, il nostro modo di gestirla e di vivere più serenamente il rapporto. Non parlare per paura di deludere l’altro o addirittura temere di essere lasciati perché si parla di gelosia è spesso una paura infondata; se invece si dimostra una certezza, almeno ci risparmieremo successive delusioni, perché se non vi sono ascolto, condivisione delle emozioni e accettazione dei limiti da superare insieme, prima o poi ci si perde davvero e non sarà per la gelosia, ma per mancanza di rispetto delle emozioni e della libertà dell’altro!
*psicologa
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