EMOTIVAMENTE

Emozioni e mobbing  

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di Alice Bandino*
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Alice Bandino

Spesso in questa rubrica ci siamo occupati di bullismo e di mobbing (da“to mob”, molestare, tormentare),  ovvero la versione adulta di tutta quella vasta gamma di soprusi e angherie, nonnismo, discriminazione, dispetti, mistificazioni della realtà e tormenti vari compiuti tra adulti; fenomeni che possono essere perpetrati in qualsiasi ambiente di lavoro  caratterizzato da dinamiche disfunzionali, dove un collega viene individuato e posto al centro di questi tormenti che possono sfociare in vere e proprie molestie.

Esistono tre stili relazionali di base presenti sin dall’infanzia, dai quali si dipanano le dinamiche relazionali che mettiamo quotidianamente in essere nella gestione delle relazioni interpersonali: l’andare verso gli altri; l’andare contro gli altri; l’andare via dagli altri.

Una persona emotivamente matura e equilibrata riesce a utilizzare tutti e tre gli stili relazionali in base al contesto, alla persona che ha davanti e alle proprie competenze socio-emotive apprese; gli stili si completano e concorrono a formare una personalità armoniosa capace di rispettare il punto di vista altrui.

Esistono però dei casi in cui uno dei tre stili non vengono applicati in modo funzionale nella convivenza tra colleghi, per il bene del gruppo, del singolo e dell’Azienda, provocando pesanti stress che si ripercuotono anche sulla vita extra lavorativa.

Una persona che “va sempre contro gli altri“ nella vita, tenderà anche ad avere coi colleghi emozioni e atteggiamenti orientati alla lotta, al combattimento e all’aggressività; questi individui trovano spesso persone più passive e tendenti al freezing o alla fuga dal posto di lavoro, percepito come fonte di stress; persone buone che divengono vittime, magari anche solo perché professionalmente più competenti e quindi considerati una fonte di pericolo da eliminare. Al contrario, la vittima potrebbe essere l’ultimo arrivato, la persona meno esperta ad operare in quel nuovo contesto: se al tuo arrivo trovi persone disposte ad aiutarti e ad istruirti sul lavoro da svolgere, l’ambiente trasmette emozioni positive e viene percepito come accogliente e integrante e l’atteggiamento proattivo dei colleghi potrebbe essere lo specchio di un ambiente lavorativo positivo e sereno. Diversa sarà la percezione dell’ambiente se invece i colleghi subito dopo essersi presentati, passeranno in rassegna tutte le criticità dell’ambiente lavorativo, raccontando pregi e difetti di tutti i colleghi; essere l’ultimo arrivato e conoscere in poco tempo più i difetti o la vita privata dei colleghi che i programmi utilizzati in ufficio, è uno dei primi campanelli d’allarme che associa a quel team alti livelli di rischio mobbing; un rischio per chiunque vada a lavoro per lavorare, produrre e guadagnare e non per sfogare sui colleghi le proprie insoddisfazioni personali o eventuali vuoti emotivi.

Le conseguenze del mobbing possono essere l’isolamento emotivo, l’ostilità tra gli individui, la paura, la sensazione di incapacità soggettiva, la rabbia, la frustrazione, la demolizione della propria autostima, la proiezione del proprio malessere lavorativo nella vita familiare; andare a lavoro diviene un incubo e anche il rendimento lavorativo crolla, bloccando la produttività e rendendo inerme il lavoratore davanti a questi soprusi.

Soprusi compiuti da uno o più carnefici: sempre più spesso infatti il carnefice non corrisponde col capo dell’Azienda, ma con responsabili, coordinatori o semplicemente un collega e con l’uso delle tecnologie i problemi (come nel cyberbullismo) non si fermano con il rientro a casa.

Chat, messaggi e Social vengono utilizzati per continuare a inveire contro le vittime di mobbing: elencare eventuali errori compiuti durante il turno di lavoro, ribadirli davanti a tutto il gruppo, accusare, umiliare, ridicolizzare, fare di tutto per giustificare questi soprusi è un copione standard in questo tipo di molestie.

Può capitare al contrario di ignorare la vittima isolandola, dandole responsabilità e mansioni al di sotto del suo effettivo livello di assunzione; l’isolamento viene quindi vissuto come una colpa personale del non saper gestire i rapporti interpersonali, la giusta punizione per aver sbagliato qualcosa, un danno all’Azienda, un tradimento verso il gruppo, un qualcosa di irrimediabile.

La vittima di mobbing non è infatti un semplice lavoratore con semplici e fisiologici problemi coi colleghi, come capita a tutti, ma è vittima di un fenomeno caratterizzato da un costrutto che mina l’autostima, che suscita emozioni negative; l’ambiente di lavoro viene percepito come tossico , che negativizza la percezione di noi stessi e delle nostre capacità, tanto da dover ricorrere a giorni di malattia per allontanarsi dalla fonte di disagio. Al risveglio e prima del sonno si possono presentare stati d’ansia che possono sfociare in attacchi di panico e profondo malessere; pianti improvvisi, problematiche psico somatiche, litigi in famiglia acuiti dalla tensione accumulata a lavoro; uso/abuso di sostanze in grado di riportare mente e corpo a uno stato temporaneo di benessere fermano per un po’ le conseguenze del mobbing, non risolvono il problema, anzi ne aggiungono di ulteriori in altri ambiti della vita della persona diventata vittima. Non sempre dall’esterno è possibile capire cosa intimamente prova una vittima, anche se è un familiare o un amico stretto; la solitudine che si vive ad essere vittima della cattiveria o delle problematiche altrui, in un ambiente che dovrebbe garantire crescita e non dolore; spesso ci si vergogna a raccontare tutti i soprusi ricevuti, perché apparentemente sembrano innocenti dispetti tra persone, ma se sommati e ripetuti nel tempo possono essere vissute come vere torture quotidiane, invalidanti e dannose.

Subire non serve, anzi, la paura delle vittime è la forza dei carnefici; se col dialogo e il confronto non si ottiene soluzione, se la psicologia non basta, cercate l’empatia dei responsabili, parlate; se non basta denunciate a sindacati o forze dell’ordine, l’arroganza e l’ingiustizia vanno combattute, sempre e con ogni mezzo.

*psicologa
Tel. 347.1814992

 

 

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