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ATTUALITÀ

Fase due o senza fase?

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di Rinaldo Ruggeri

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In queste ultime settimane, un ritornello ossessivo, pervade la stampa parlata e quella scritta: “l’economia va a rotoli”, “il Pil (Prodotto interno lordo) scenderà di 9 punti”, “avanti con la seconda fase”, “attiviamo la produzione”.
In verità, una gran parte del mondo produttivo, e chi gli fa eco, chiede di rientrare al lavoro e di riattivare la vita sociale. Poco importa: se il Corona virus continua a infettare le persone, se ancora non esistono cure adatte e se non c’è un vaccino. Il comando imprescindibile è produrre. Il dilemma che viene posto è: morire di fame o di virus! Non si prospettano altre vie.
La filosofia che si vuole imporre è quella che: si vive per produrre e non al contrario: si produce per vivere. Noi, in questo periodo di Corona virus, dobbiamo porre al centro del nostro pensiero e del nostro agire, un nuovo concetto di vita produttiva.
La rinascita delle fabbriche, degli ospedali, dei campi, delle botteghe, delle scuole, dei luoghi di culto e di quelli di svago, deve articolarsi in modo diverso. Se vogliamo sinceramente cambiare bisogna rompere con il passato, emarginando la logica del profitto. I guai attuali derivano da quel modo di ragionare, dove non c’è posto per soddisfare i bisogni reali degli uomini. Trattare, per esempio, la questione sanitaria secondo la logica del profitto e non secondo l’interesse del malato, ci ha portato e ci porterà verso scenari disumani. È spaventoso vedere persone anziane, anche con gravi problemi di salute, essere, in molti casi, in balia dell’improvvisazione sanitaria.
Da tempo, la stampa seria, anche prima del Corona virus, denuncia il degrado e l’illegalità di strutture pseudo-sanitarie, private o convenzionate, come le Rsa (Residenza sanitaria assistenziale) e le Case di riposo. Come è stato scritto, ripetutamente, questo modello sanitario è spesso fonte di guadagni illeciti, di assunzioni clientelari e di violazione in materia di inquadramento dei dipendenti. Il problema non è solo lombardo, purtroppo è esteso a tutta l’Italia e come dimostrano i decessi di questi giorni la Sardegna non è immune. È inutile girarci attorno, la sanità deve essere tutta pubblica e deve curare tutti i cittadini, dai primi giorni di vita agli ultimi.
La politica esca dalla sanità. Esca veramente, instaurando una gestione autonoma dove il merito e la professionalità siano dei punti fermi nell’apparato direzionale a tutti i livelli.

È possibile produrre in modo diverso, in tutti i settori, osservando tutte le disposizioni varate in materia di Corona virus. Il tentativo di violare le regole da parte di qualche piccolo o grande imprenditore va messo in conto, per questo motivo la normativa deve essere molto severa. Un settore produttivo che necessita di una vigilanza particolare è l’agricoltura, dove le violazioni della legge sono una costante. Non è più tollerabile che esseri umani che lavorano per fornirci i frutti della terra siano trattati peggio degli animali. Sia lo Stato a fornire a questi lavoratori abitazioni mobili come i container, dotati dei servizi più elementari (elettricità e acqua) visto che certi imprenditori agricoli hanno comportamenti da schiavisti.
L’alloggio di questi lavoratori e degli immigrati, in genere, non è solo una questione umanitaria ma è anche un problema di salute pubblica.

RIPRODUZIONE RISERVATA
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