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Cultura

Giorgia Atzeni: le mille vie dell’insegnamento e dell’illustrazione      

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Giorgia Atzeni (foto di Filippo Sarti)

  di Giacomo Pitzalis
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Quando si pensa al mondo dell’illustrazione viene naturale soffermarsi al prodotto ultimo, il disegno, ragionando soltanto in un secondo momento su quanto accade prima del segno, attimo finale di una somma di esperienze, idee ed emozioni che ha attraversato il suo creatore.
L’arte, infatti, non può essere compresa a pieno senza provare a conoscerne l’origine, le fondamenta e la sua genesi: quali sono le contaminazioni che l’hanno prodotta, quali stili si intersecano in lei e perché si manifestano in quella data struttura recepita poi dal fruitore finale?
Il “prima”, ciò che antecede alla creazione, ne è parte stessa ed essenziale.
Un esempio è la produzione di Giorgia Atzeni, insegnante e illustratrice, che proprio dalle commistioni tra l’una e l’altra attività ha tratto una propria cifra stilistica, in perenne scambio e influenza reciproca.
Ma volendo fare un passo indietro, come è nato l’amore di Giorgia per l’arte e quale è stato il cammino che l’ha condotta all’illustrazione per i più piccoli?

Giorgia Atzeni (foto di Filippo Sarti)

«Ho avuto la fortuna di essere cresciuta in un ambiente molto fertile, culturalmente parlando, e di poter sfogliare tantissimi libri illustrati, imparando a leggere già in età precoce proprio grazie alle figure. Per quanto attiene l’ambito più proprio del disegno, però, la responsabilità è di mio padre, Gianni Atzeni, incisore calcografico che ha sempre avuto aspirazioni artistiche e già da piccola mi ha introdotto ai pennelli e alle matite colorate. Non sono da dimenticare anche le mie maestre delle scuole elementari, che non hanno mai frenato le mie attitudini, permettendomi di coltivarle e svilupparle al meglio».
La formazione e l’universo della scuola si rivelano essere essenziali nella crescita di Giorgia, tanto a livello personale quanto artistico, orientandone il cammino e suggestionandone lo stile.
«Soltanto dopo la laurea in Lettere, con l’indirizzo storico-artistico, ho affilato di nuovo le matite e, quasi per caso, dopo alcune pubblicazioni a fumetti, sono stata notata da una editor di Salani che nel 2003 mi ha proposto di illustrare un volume, Radiolisa, di Cinzia Zungolo, per poi entrare a far parte della collana de “Gl’Istrici”. In seguito ho pubblicato con Il castoro Il libro delle meduse, di Luca Ragagnin e dopo la nascita di mia figlia, nel 2012, ho intrapreso una nuova stagione editoriale. Con uno stile rinfrescato ho ripreso l’attività, insieme a diversi editori italiani legati al mondo delle prime letture». Ma anche l’attività da insegnante risente degli influssi dell’illustrazione, in un costante turbinio sinergico. «Avere una formazione letteraria e, in particolare modo, da storico dell’arte mi ha permesso di memorizzare un’infinità di contenuti narrativo-figurativi che, volente e nolente, tornano nella mia produzione in altre forme. La citazione è sempre un valore aggiunto: la composizione, le palette di colori, le forme del “già visto” possono incidere sulla sensibilità e filtrare nel modus operandi.  E l’illustrazione a sua volta, torna nelle mie lezioni di letteratura. In classe prediligo e propongo sempre le edizioni illustrate della Divina commedia o L’Orlando furioso, opere che hanno avuto successo anche grazie alle numerose edizioni figurate».
Un percorso così intrecciato, sbocciato e culminato in varie collaborazioni, che sfide ha incontrato nel tempo?
«La sfida più soddisfacente l’ho superata nel 2019 – conclude l’autrice –  grazie all’uscita dell’albo Danzando con l’arte (Librivolanti editore), sui testi poetici di Teresa Porcella. L’impresa più difficile, invece, è stata quella che mi ha vista coinvolta insieme alla scrittrice per ragazzi Lodovica Cima, per la collanina Libricini del nido (Bacchilega Junior). Ho firmato un contratto per dieci volumi illustrati, un’impresa che mi ha tenuta impegnata per tre anni. Appena uscito l’ultimo volume (Prove per un fratellino) ho tirato un grandissimo sospiro di sollievo, ma la soddisfazione è stata tantissima!».

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