
Pietra pomice, ottenuta dalla roccia magmatica, altamente porosa e quindi molto leggera; è l’unica pietra che galleggia sull’acqua. I più anziani la ricordano perché veniva usata nei lavatoi e ancora oggi si trova in commercio per l’igiene e la cura personale. Gli usi però sono molteplici; la consistenza è tale da poter essere modellata con particolare attenzione per ottenere sculture precise nell’espressione e nitide nel dettaglio e così piccole opere d’arte prendono forma dalla mano di Giovanni Mainas, serramannese, da molti anni dedito all’estro per la scultura. Lo spirito di osservazione lo ha portato a riprodurre espressioni corporee umane tipiche della vita quotidiana. Espone durante le rassegne di artigiani e produzioni artistiche locali e in occasione delle mostre mercato. Lo incontriamo nel suo laboratorio, un seminterrato nel quale ritroviamo il banco da lavoro, qualche pezzo di pietra in fase di lavorazione per un nuovo lavoro e molti pezzi finiti.
Come nasce una scultura con la pietra pomice ?
Dalla materia prima, che arriva dal sassarese, sulla quale lavoro per qualche giorno fino al raggiungimento della forma definitiva. Gli strumenti sono molto semplici; bulino, mirette abrasive e carta vetrata, lime di diversa granatura ma in nessun caso adopero accessori rotanti. Rovinerebbero il particolare. Talvolta qualche additivo naturale per una sfumatura di colore. Nient’altro.
Come ha avuto inizio questa sua passione ?
Posso dire da quando ero bambino. Mi hanno sempre attratte le forme e i colori particolari delle pietre, specialmente l’ossidiana e naturalmente il silicio. Poi l’ispirazione per i miei lavori è maturata nel corso degli anni e oggi per dare un nome alle mie sculture, attingo dal nostro bagaglio culturale, e soprattutto dal mondo agricolo e pastorale.
Come avviene la scelta del nome ?
Poiché le mie sculture nascono in un contesto specifico, per la maggior parte prendono nome dal sardo. Abbiamo “Is femminas de su pani”, “Su cumbidu”, “Su ballu tundu”, “Su pastori”.
Per il lavoro utilizza modelli standard ?
No, ci mancherebbe. L’immagine e l’ispirazione nascono attraverso il contatto con la mano. La dimestichezza compensa la necessità della vista. Si potrebbe lavorare quasi ad occhi chiusi. Misure e proporzioni si riconoscono col tatto, man mano che la scultura prende forma. In questo modo trasferisco ciò che ho in mente sulla superficie della pietra pomice, unica e insostituibile per leggerezza e versatilità di impiego.
Giovanni Contu
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