di Lorenzo Di Biase
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L’Antifascista Giovanni Pisu nacque a Iglesias il 23 luglio 1904 da Giovanni e Carmela Concu. Lavorava fin da ragazzo nella miniera di Monteponi a Iglesias divenendone minatore[1]. Incappò nelle maglie degli strumenti caratterizzanti la repressione fascista nella seconda metà del 1926. In quell’anno, la Direzione Generale di Pubblica Sicurezza chiedeva alla Prefettura di Cagliari notizie su Giovanni Pisu e Costantino Tanda e sui fatti ad essi contestati[2]. Entrambi subirono un processo che terminò con la condanna a sei mesi di detenzione e a seicento lire di multa per “offese a Sua Eccellenza il Capo del Governo”; la sentenza del Tribunale di Cagliari fu emessa il 30 marzo 1927. Così rispondeva il Prefetto di Cagliari, asserendo inoltre che “entrambe le persone erano avverse al Governo nazionale”[3].
A seguito della condanna Giovanni Pisu fu sottoposto ‘ad opportuna vigilanza’, per volontà del Capo della Polizia, così come si apprende dalla nota del 22 luglio 1927[4]. Il Pisu si sposò il 23 aprile 1927 con Giuseppina Pillicu, dalla quale ebbe cinque figli, Libero nel 1926, Irene nel 1929, Enzo nel 1931 (deceduto a 10 anni per infezione da tetano), Sergio nel 1934 ed Enzo nel 1942. Egli rifiutò con decisione l’iscrizione al Partito Nazionale Fascista e per un po’ di tempo rimase anche senza lavoro. Inoltre subì tante vessazioni, tra le quali, quando risiedeva d Iglesias, anche quella di vedersi sporcare il portone della sua casa con sterco e rifiuti vari. Dopo il matrimonio si trasferì nella miniera di San Giovanni (sempre nel comunale di Iglesias) dove gli venne – essendo ammogliato e con figli a carico – assegnato un alloggio per sé e la sua famiglia.
Giovanni Pisu, a seguito della su citata sentenza, è sempre stato nel mirino del Ministero dell’Interno che periodicamente interpellava il Prefetto di Cagliari per avere notizie sul suo comportamento. Il 13 marzo del 1935 la Direzione Generale di P.S. con una nota interrogava il Prefetto di Cagliari per avere notizie sulla sua condotta politica[5]. A stretto giro di posta rispondeva la Prefettura di Cagliari a firma del funzionario Del Nero, che “Il Pisu Giovanni lavora quale minatore nella miniera di San Giovanni e per quanto mantenga regolare condotta in genere, non si ritiene almeno per ora, di radiarlo dal novero dei sovversivi” Inoltre nella citata lettera si faceva menzione del fatto che “non è iscritto al Partito Nazionale Fascista né ai Sindacati[6]”. Ancora nel 1942 la Direzione Generale di P.S. chiedeva lumi sulla condotta politica del Pisu[7] e la Prefettura rispondeva prontamente che “Il Pisu in questi ultimi tempi ha serbato condotta regolare in genere. Non si è accompagnato con sovversivi e con persone politicamente scorrette. Non si è iscritto al Partito nazionale fascista e si esprimeva parere favorevole alla radiazione dall’elenco dei sovversivi[8]”.
L’ultima comunicazione inserita nel fascicolo di Pisu Giovanni riguarda la avvenuta radiazione dall’elenco dei sovversivi in data 28 luglio 1942[9]. Per sedici anni fu sottoposto a vigilanza e mai, nonostante le pressioni che subiva, egli prese la tessera del partito né quella del sindacato.
Giovanni Pisu morì a soli 39 anni, a causa della silicosi, nella sua casa sita nella miniera di San Giovanni nel comune di Iglesias il 24 dicembre 1943.
[1] Le notizie biografiche sono state fornite dalla nipote in primo grado, prof.ssa Daria Pisu di Iglesias.
[2] Vedi la lettera del 17 settembre 1926, prot. n. 1206, in Archivio Centrale dello Stato, Casellario Politico Centrale, fascicolo n. 55638 intestato a Pisu Giovanni, d’ora innanzi ACS, CPC, f. 55638.
[3] Vedi la missiva del 23 maggio 1927 prot. 41443, a firma del Prefetto di Cagliari D’Arienzo, indirizzata alla Direzione Generale della P.S., in ACS, CPC, f. 55638.
[4] Vedi la Nota del 22 luglio 1927, prot. 15695/S in ACS, CPC, f. 55638.
[5] Vedi la lettera del 13 marzo 1935, prot. n. 16245/55368, in ACS, CPC, f. 55638.
[6] Vedi l’epistola del 7 aprile del 1935, prot. n. 01261 Gab., in ACS, CPC, f. 55638.
[7] Vedi la nota del 19 giugno 1942 prot. n. 28205/55638, in ACS, CPC, f. 55638.
[8] Vedi la lettera del 14 luglio 1942, prot. n. 03958, a firma del Prefetto di Cagliari Leone in ACS, CPC, f. 55638.
[9] Vedi il nulla osta rilasciato dal Ministero dell’Interno, Direzione Generale di P.S., Divisione Affari Generali e Riservati, nella missiva del 28 luglio 1942 prot. n. 43198/55638 indirizzata alla Prefettura di Cagliari, in ACS, CPC, f. 55638.
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