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ATTUALITÀ

Giuseppe Carboni: “In Sardegna la presenza di popolazione di origine bielorussa è sottostimata dai dati ufficiali”

Giuseppe Carboni
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di Antonio Obinu
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La comunità bielorussa è sicuramente quella tra le più numerose e integrata nel tessuto culturale e sociale sardo; molte di queste persone fanno le badanti: accudiscono i nostri genitori e i nostri nonni, ma questo sarebbe un dato un po’ restrittivo. A Cagliari la Parrocchia Ortodossa è ospitata in una cappella della chiesa di Nostra Signora della Speranza nel quartiere storico di Castello.

Per conoscere curiosità e abitudini di un popolo che da anni ha stretto forti legami con la nostra isola ho incontrato Giuseppe Carboni, Console Onorario della Bielorussia in Sardegna

Quando nasce il rapporto tra la Bielorussia e la nostra isola?
«La Bielorussia ha un rapporto speciale con la Sardegna; tutto nasce dalla tragedia di Chernobyl avvenuta nell’Aprile del 1986, alla quale hanno fatto seguito importanti iniziative solidali. Negli ultimi 20 anni sono stati accolti qui nell’isola circa 20.000 bambini soprattutto per ragioni ambientali: un periodo di permanenza lontano dalle zone contaminate associato alla qualità dell’aria che da noi si respira, permette ai ragazzi ospitati di eliminare elevate percentuali di isotopi radioattivi presenti nel loro organismo. Si tratta quindi di un legame “che nasce dal basso” che quasi subito ha determinato forti rapporti istituzionali».

Potrebbe dirci quali sono?
«La Regione Sardegna ha un accordo di collaborazione con la Regione di Minsk, capitale della Bielorussia; l’Università degli Studi di Cagliari partner del progetto SIA, Servizi per l’Inclusione delle persone con disabilità nel percorso universitario, ha avviato una nuova partnership con l’Università “Puschkin” di Brest. Nel mese di Gennaio le rettrici delle due università la professoressa Maria del Zompo e la professoressa Anna Nikolaevna Sender hanno consolidato una intesa che, grazie alla collaborazione con il Consolato Bielorusso in Sardegna, già da alcuni anni è stata avviata con diverse università e centri di studio: l’Università pedagogica Statale di Minsk, l’Università della Cultura di Minsk e l‘Istituto Statale per l’inclusione della Repubblica di Bielorussia. Esistono anche altri contatti come scambi studenteschi e di ricerca scientifica».

È possibile stimare la presenza bielorussa in Sardegna?
«La presenza di popolazione di origine bielorussa è fortemente sottostimata dai dati ufficiali; come detto precedentemente è una comunità molto integrata, testimoniato da circa mille adozioni di bambini in età adulta o adolescenti registrati negli ultimi venti anni. Ragazzi culturalmente bielorussi, o italo-bielorussi volendo essere più precisi, ma che sfuggono alle statistiche ufficiali perché in possesso di passaporto italiano. Altro motivo è l’elevato numero di coppie miste cioè dove solo uno dei due coniugi è italiano, per cui neppure loro compaiono come “stranieri”. La comunità bielorussa per tutta questa serie di avvenimenti è quella col maggior numero di naturalizzazione e comunque di cittadini che hanno la doppia cittadinanza».

Quali sono i rapporti tra Cagliari e Minsk?
«Sono tanti gli accordi tra la Sardegna e la Bielorussia; a breve sarà firmato un accordo tra Barumini Patrimonio mondiale dell’Unesco e il Complesso storico-museale di Niasvizh per uno scambio di competenze. A proposito del castello che si trova nel complesso museale va segnalato che vide impegnato nella sua realizzazione il padre gesuita e architetto Giovanni Maria Bernardoni, che prima di trasferirsi nei territori dell’attuale Europa Orientale visse in Sardegna negli anni compresi tra il 1578 e il 1583. Qui ha collaborato tra le altre cose alla progettazione del Collegio di Santa Croce e dell’edificio che attualmente ospita il Dipartimento Militare di Medicina Legale a Cagliari; il Collegio gesuitico di Iglesias e ad altri cantieri nel Nord dell’isola. Testimonianza storica di un primo legame tra i due popoli che risale addirittura alla fine del 1500, non solo ai tempi più recenti. I lavori del padre gesuita trovano continui riferimenti nei testi di ingegneria e di architettura delle università bielorusse, purtroppo non altrettanto avviene dai noi in Italia e soprattutto in Sardegna».

Può dirci quali potrebbero essere gli scambi commerciali?
«L’Italia è il decimo partener mondiale della Bielorussia come scambi economici, il made in Italy è molto presente nel paese; la Sardegna può affermarsi soprattutto nel settore enogastronomico. Quello bielorusso è comunque un mercato molto appetibile che meriterebbe una maggiore attenzione soprattutto in questo periodo, prima cioè che vi arrivino altri paesi con le loro proposte. Siamo molto impegnati in tal senso, ed infatti per il mese di Giugno è prevista la sfilata dello stilista Luciano Bonino, un “artigiano” della moda come è solito definirsi, i cui lavori si ispirano alla riscoperta delle tradizioni e dei costumi sardi. L’obiettivo è quello di stimolare un interesse per l’isola e per il turismo, settore a mio parere con forte potenzialità. Il mare potrebbe essere il volano per attrazioni destagionalizzate puntando anche sulla cultura e i prodotti enogastronomici per vincere la concorrenza di paesi stranieri. La Sardegna ha partecipato a diverse edizioni della fiera del turismo di Minsk; negli anni passati anche altri artisti sardi si sono esibiti: cito a memoria Elena Ledda e i Tenores di Mamoiada».

Come è possibile raggiungere la Bielorussia dall’Italia?
«Minsk è collegata con voli diretti in partenza da Roma e Milano gestii direttamente dalla compagnia di bandiera Belavia Belarusian Airlines; le compagnie low cost atterrano su Vilnius (Lituania) che dista poco più di centocinquanta chilometri da Minsk; Varsavia è più distante ma ugualmente molto gettonata perché ben collegata. Sino a qualche anno fa c’era il volo diretto Kaunas-Cagliari, purtroppo soppresso. Altro aspetto importante sta nel fatto che la Bielorussia si trova all’interno di una comunità doganale con Russia e Kazakistan, quindi un mercato potenziale di 250 milioni di abitanti dove non ci sono dazi doganali e i prodotti hanno libero accesso. Questo dovrebbe essere motivo di ulteriore stimolo per ciò che concerne lo sviluppo dei rapporti tra i due paesi».

RIPRODUZIONE RISERVATA
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